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Full text of "Relazione storica documentata del dono fatto dalla chiesa pavese di una insigne reliquia del corpo di s. agostino a monsignore Antoine Adolfo Dupuch vescovo di Algeri"

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University  of  Illinois  Urbana-Champaign 


http://www.archive.org/details/relazionestoricaOOcarl 


RELAZIONE 

STORICA   DOCUMENTATA 

DEL  DONO  FATTO 

&>&&&&  mrm^A  sa  vasi 

DI    UNA    INSIGNE    RELIQUIA 

DEL  COltPO  «I  S.  AGOSTINO 

A    MONSIGNORE 

ANTONIO  ADOLFO  DIIPUCII 

VÉSCOVO    DI    ALGERI 


PAVIA 

Nella  Tipografìa  Vescovile  di  V.  Fusi  e  G. 
1842. 


La  presente  edizione  è  posi  a    sotto  la  tutela  delie 
Leggi 


27-t.b^s 


I  j  avvenimento  che  forma  il  soggetto  di  questa 
relazione  non  sarà  dimenticato  da  quelli  che 
ne  furono  testimoni;  ma  il  tempo  che  tante 
cose  distrugge  e  tante  ne  guasta ,  potrebbe 
esercitare  anche  su  questo  fatto  o  F  una  o 
l'altra  delle  sue  cieche  potenze.  Che  se  dall' un 
timore  ci  franca  la  speranza  nella  tradizione 
dei  devoti ?  altrettanto  non  possiamo  dire  del- 
l' altro  ?  poiché  sempre  si  vede  che  i  fatti 
allontanandosi  dalle  prime  origini  subiscono  le 
più  strane  alterazioni.  Prima  ancora  che  questo 
avvenimento  fosse  compito.,  lo  deturpò  la  Fama? 
e  sebbene  1'  assurdo  scoprisse  il  falso,  la  ve- 
rità non  guadagnava  per  questo.  Non  è  in- 
tenzione nostra  il  combattere  ciò  che  da  altri 
fu  detto  o  scritto;  ma  noi  che  abbiamo  ve- 
duto consumarsi  il  fatto  nella  pompa  augusta 
e  semplice  della  Religione  non    vogliamo   dal 


(ù 


-84  iv  >S~ 
canto  nostro  che  sìa  mandato  ai  posteri 
con  un  corredo  dì  ornamenti  d'  altra  natura, 
che  tramutino  la  cerimonia  religiosa  in  uno 
spettacolo  mondano.  E  però  a  servizio  della 
verità  ,  e  sentendo  la  qualità  del  carattere 
pubblico  onde  Noi  siamo  rivestiti  9  ci  studie- 
remo  di  narrare  i  fatti  così  come  sono  avve- 
nuti ,  senz'  altro  ordine  che  quello  del  tempo, 
senz'  altro  ornamento  che  la  semplicità  ed  il 
candore,  senz' altra  osservazione  o  postilla  che 
gli  autentici  documenti. 

E  per  riassumere  la  cosa  da' suoi  principj, 
ricordiamo  come  la  Chiesa  dell'  Africa,  della 
quale  per  tanti  secoli  ha  fatto  strazio  la  bar- 
barie, sia  stata  resa  alla  cattolica  famiglia 
colla  recente  fondazione  del  Vescovato  d'Algeri 
e  d'Ippona.  Pastore  di  questa  nuova  greggia 
è  Monsignore  Antonio  Adolfo  Dupuch,  succes- 
sore immediato  di  S.  Agostino  nella  sedia 
episcopale  d'  Ippona  ,  dopo  j  4  secoli  dacché 
questo  insigne  Dottore  e  Vescovo  incomparabile 
passò  dai  combattimenti  al  trionfo. 

Visitando  Monsignor  Dupuch  la  vasta  sua 
Diocesi  nel  1859,  si  trovò  il  25  di  Marzo 
alle  rovine  d'  Ippoua.  Ivi  sotto  un'  arcata 
tra    i   pochi   avanzi    dello  Spedale    fondato  da 


Santo  Agostino  5  eresse  con  informi  pietre 
un  altare.  Ivi  in  mezzo  all'  armata ,  e  quasi 
in  un  campo  marziale  offerse  il  santo  Sacri- 
ficio ,  ed  accrebbe  con  una  sacra  Ordinazione 
la  giovane  Milizia  che  deve  combattere  con 
lui  le  battaglie  della  Fede.  Ivi  concepì  l'ar- 
dentissimo  desiderio  d'illustrare  con  un  gran- 
dioso monumento  a  Sant'  Agostino  i  ruderi  di 
quella  città  che  per  Lui  è  divenuta  sì  celebre; 
e  senza  dipartirsi  da  quel  luogo  di  sante 
inspirazioni,  ne  tracciò  col  bastone  pastorale 
i  contorni  nella  polvere ,  e  scrisse  ai  Vescovi 
della  Francia  ,  invitandoli  ad  assisterlo  colle 
loro  oblazioni.  L' invito  fu  tenuto  da  ogni 
parte  con  pronta  gioja  e  con  fraterna  sol- 
lecitudine: in  breve  si  mise  mano  all'opera, 
e  sorse  il  religioso  edificio. 

L'inaugurazione  del  Monumento  era  stabilita 
pel  28  Ottobre  4  842,  anniversario  della  con- 
sacrazione di  Monsignor  Dupuch  a  Vescovo 
d'  Algeri  seguita  neh"  anno  \  858.  Ma  que- 
sti prima  che  ciò  avvenisse  voleva  pellegri- 
nare a  quei  luoghi  che  ricordano  la  penitenza 
e  la  santità  d'Agostino,  voleva  tesoreggiare 
in  se  stesso  la  venerazione  pel  suo  incompa- 
rabile   Antecessore ,    invocarne   la    protezione 


-K     vi     fr. 
particolare  sopra  di  se  e  sopra  la   rinascente 
sua   Chiesa. 

Nella  primavera  di  quest'  anno  Egli  andò 
a  Roma  ;  poi  visitò  Ostia  9  dove  morì  Santa 
Monica  beata  della  conversione  del  figliuolo  ; 
e  di  là  scrisse  al  suo  popolo  (  Docum.  N.  I 
pag.  5  ).  Vide  Milano  \  dove  nella  bocca  di 
Ambrogio  la  parola  dell'  umiltà  e  dell'  abne- 
gazione era  stata  più  potente  di  quella  del 
secolo  e  della  carne.  Il  23  marzo  a  notte 
inoltrata  giunse  inaspettato  a  Pavia  5  meta 
della  sua  peregrinazione  9  dove  le  ceneri  di 
Agostino  9  compre  con  molto  oro  dalla  pietà 
di  Luitprando  re  dei  Longobardi  ?  riposano 
in  luogo  d'  onore, 

Il  giorno  seguente  S.E.  Reverendissima  Mon- 
signor Yescovo  di  Pavia  lo  volle  ospitare 
fraternamente  nel  proprio  palazzo. 

Quel  giorno  (24  Marzo)  era  il  giovedì  santo. 
Monsignor  Dupuch  assistette  nella  Cappella 
Vescovile  alla  Messa  Pontificale  ed  alla  funzione 
degli  Olii  Santi:  ed  insieme  al  Clero ?  ricevette 
la  Santa  Eucaristia  dalle  mani  del  nostro  ve- 
nerato ed  amatissimo  Vescovo. 

Compiuta  la  sacra  funzione  egli  non  poteva 
tener  celata  più  oltre    P  ardente  sua   brama  9 


-6<  va  fe 
lo  scopo  unico  della  sua  venuta.  Egli  palesò 
apertamente  ciò  che  i  ben  veggenti  avevano 
già  potuto  desumere  da  tronche  parole,  e  fin 
leggerlo  negli  atti  e  negli  sguardi;  disse  che 
lo  avea  tratto  a  questa  Città  il  desiderio  di 
vedere  e  venerare  P  urna  benedetta  che  rac- 
chiude le  spoglie  di  S.  Agostino,  e  di  ottenerne 
una  insigne  reliquia  per  la  sua  povera  Chiesa, 
che  fosse  a  Lei  quasi  pegno  di  futura  pro- 
sperità. 

11  primo  di  questi  desiderj  poteva  esser 
senza  difficoltà  soddisfatto;  ma  si  opponevano 
alP  altro  alcuni  ostacoli  ,  che  la  confidente 
pietà  del  Prelato  Africano  non  poteva  però 
riguardare  come  insormontabili. 

E  noto  a  tutti  di  questa  città  che  il  sacro 
deposito  è  custodito  e  posseduto  dal  Vescovo 
di  Pavia ,  dal  Capitolo  della  Cattedrale  ,  e 
dalla  Congregazione  Municipale.  Era  dunque 
necessario  il  consenso  di  questi  tre  Depositarj 
per  appagare  il  desiderio  del  Vescovo  d'Algeri. 
Iuoltre  la  sacra  urna  fu  dai  Decreti  Pontificj 
ripetutamente  suggellata  a  pena  di  scomunica, 
cioè  prima  da  Benedetto  XIII  nel  1728,  poi 
dalla  Santità  di  Gregorio  XVI  nel  4  855  , 
quando  per  cura  del  nostro  Vescovo  ,   la  cui 


-K  viii  >^ 
pietà  lascia  una  memoria  non  peritura  ,  fu 
eretta  la  nuova  Cappella  del  Santo  ,  ricomposta 
e  rialzata  la  celebre  Arca,  costruito  il  nuovo 
altare,  e  le  sacre  spoglie  tramutate  dall' antica 
Custodia  d'  argento  in  quella  di  Cristallo  a 
bronzi  dorati  \  in  cui  ora  si  espongono  alla 
pubblica   venerazione. 

Dicevamo  che  la  confideete  pietà  del  Prelato 
Africano  non  poteva  credere  insormontabili 
questi  ostacoli  ;  ma  possiamo  anche  dire  che 
uguale  fu  il  pensiero  di  questi  buoni  Cittadini, 
quando  la  lieta  notizia  si  fu  divulgata.  Nessuno 
avrebbe  voluto  dubitare  della  generosità  del 
Nostro  Santo  Prelato  ;  né  credere  che  il  Re- 
verendissimo Capitolo  della  Cattedrale  o  l'Il- 
lustre Rappresentanza  della  Città  volessero 
anteporre  r  integrità  del  tesoro  al  bene  spi- 
rituale che  una  parte  di  esso,  fatta  istromento 
della  grazia  divina  ,  potrà  recare  ai  nostri 
fratelli  dell'Africa.  Niuno  poi  voleva  prevenire 
le  intenzioni  del  Sommo  Pontefice,  che  ciò 
sarebbe  stato  e  indiscreto  e  superbo;  ma  nella 
condiscendenza  amorosa  del  Padre  comune  chi 
non  avrebbe  confidato  ? 

Il  Vescovo  d5  Algeri  passò  gran  parte  del 
Giovedì  Santo    prostrata   innanzi    all'  Arca    di 


S.  Agostino y  dalla  quale  non  sapeva  staccarsi; 
ed  inoltratasi  la  notte  scrisse  al  suo  popolo, 
comunicandogli  con  intera  effusione  di  cuore 
la  dolcezza  della  sua  commozione  ?  la  sua 
gioja?  le  sue  speranze.  Questa  lettera  compresa 
fra  i  Documenti  che  corredano  la  presente 
Memoria  fu  spedita  ai  Diocesani  d'  Algeri 
soltanto  in  copia.  L'  originale  ,  per  desiderio 
dello  stesso  Monsignor  Dupuch5  dovrà  rimanere 
presso  i  Vescovi  di  Pavia  (  Docum.  IN.  II  pag.  9). 

Il  giorno  dopo  (2S  marzo)  Monsignor  Ve- 
scovo di  Pavia  ?  secondo  una  bellissima  costu- 
manza della  Chiesa  Cattolica 5  pregò  l'Apostolo 
dell'  Africa  ad  assistere  pontificalmente  in  sua 
vece  alle  funzioni  del  Venerdì  Santo  nella 
Chiesa  Cattedrale.  Che  se  l'illustre  Pellegrino 
accettò  con  somma  compiacenza  l'invito.,  non 
ne  fu  men  lieto  il  Venerando  Capitolo  dei 
Canonici  5  e  tutto  il  Clero.  Ma  in  vedere  la 
sedia  episcopale  occupata  da  questo  Prelato 
fiorente  d'  una  robusta  virilità  ,  si  pensava 
tristamente  ai  tardi  anni  ed  alle  membra 
affrante  del  nostro  Pastore. 

Compiuti  i  sacri  riti,  fu  ammesso  Monsignor 
Dupuch  alla  visita  delle  reliquie.  Monsignor 
Vescovo ?  un  Deputato  Capitolare ?  ed  il  Podestà 


accompagnato  da  un  Assessore  Municipale 
erano  presenti  ,  recando  le  chiavi  del  sacro 
deposito  (  Docum.  N.  XVII  pag.  8$  ). 

Mentre  si  apriva  l'urna,  il  Vescovo  d'Algeri 
stava  prostrato,  umiliandosi  e  pregando;  quando 
le  sacre  spoglie  furono  scoperte,  egli  fu  com- 
mosso fino  alle  lagrime,  ne  volle  di  là  dipar- 
tirsi se  non  quando  furono  tolte  alla  sua 
vista,  ed  ancora  mirava  con  intensità  di  spirito 
il  luogo  ove  si  erano  rinchiuse.  Laonde  egli 
chiamò  questa  visita  un  colloquio  col  suo  e 
nostro  Agostino.  Prima  però  che  Puma  fosse 
riposta  nella  cassa  d'  argento,  egli  si  trasse 
dal  dito  Y  anello  pastorale,  e  ne  fece  omaggio 
alla  santa  reliquia  ;  presso  la  quale  starà 
perennemente  a  memoria  di  questa  peregri- 
nazione, ed  in  segno  dell'alleanza  della  Chiesa 
rinascente  dell'Africa  coli'  antica  di  S.   Siro. 

Quali  sentimenti  ardessero  nell'  animo  di 
Monsignor  Dupuch  in  quegli  istanti  e  dopo, 
noi  non  vorremo  significarlo,  poiché  nei  già 
ricordati  documenti  che  seguono  a  questa 
relazione  ve  ne  ha  più  d'uno  che  li  rivela 
interi  e  genuini.  Diceva  fra  l'altre  cose,  che 
P ahbondauza  e  l'integrità  delle  ossa  venerate 
avevano  superato   la  sua  aspettazione,   poiché 


prima  di  vederle  egli  aveva  creduto  colla 
maggior  parte  dei  Vescovi  Francesi  che  ri- 
manessero di  S.  Agostino  poche  ceneri  soltanto. 

Nella  rimanente  parte  del  giorno  egli  ri- 
visitò quell'arca,  e  cercò  notizie  ed  illustrazioni 
sulla  vita  del  Santo,  e  sulle  vicende  del  nostro 
tesoro.  Vegliò  poi  gran  parte  della  notte  a 
scrivere  le  tre  formali  domande  al  Vescovo  , 
al  Capitolo  ed  al  Municipio,  le  quali  nel 
fervore  e  nell'  umiltà  del  linguaggio  ben  ma- 
nifestano e  quanto  fosse  grande  il  suo  desiderio, 
e  quanto  apprezzasse  l'oggetto  della  sua  do- 
manda (  Docum.  N.IV  pag.  45  —  N.  IX  pag. 
67  -  N.  XIII  pag.  75  ). 

Nella  mattina  del  sabato  Monsignor  Dupuch 
si  accomiatò  dal  nostro  Vescovo  per  ritornare 
con  celerità  alla  sua  Chiesa,  e  da  lui  ricevette 
in  dono  alcuni  frammenti  delle  sacre  spoglie 
di  Agostino,  che  furono  descritti  come  segue: 
\ .°  un  pezzetto  di  parietale  ;  2.°  un'  apofisi 
spinosa  d'una  vertebra;  5.°  un' apofisi  trasversa 
d'una  vertebra;  4.°  un  frammento  di  costa  ; 
S.°  e  6.°  due  pezzetti  di  ossa  del  tarso;  7.°  uno 
di  osso  del  carpo;  8.°  un  frammento  d'  arti- 
colazione. Questi  frammenti  erano  stati  tolti 
dall'urna  dietro  pontificia  concessione  all'epoca 


-S<  xii  H- 
sopraindicata  dell'  ultima  traslazione.  Furono 
disposti  in  belP  ordine  in  una  teca  d'argento 
di  forma  ovale  5  con  cristallo  dalla  parte  an- 
teriore che  li  rende  visibili.  S.  E.  Monsignor 
Vescovo  nostro  munì  la  teca  col  suo  suggello 
episcopale 5  e  vi  uni  la  lettera  di  autenticità 
firmata  dalla  Sacra  sua  mano  il  2S  marzo 
4  842. 

Lieto  di  questo  dono  parti  Monsignor  Dupuch 
la  mattina  del  26  poco  prima  del  mezzogiorno., 
e  già  pensa  ognuno  senza  che  per  noi  si  dica., 
che  non  si  tolse  da  Pavia  senza  avere  nuo- 
vamente visitato  Y  Arca  di  S.  Agostino.  Vi 
stette  prostrato  per  ben  tre  ore.  A  Milano 
dove  egli  si  diresse  ,  e  dove  passò  le  Feste 
Pasquali.,  visitò  subito  la  Basilica  Ambrosiana, 
ed  adorò  la  misericordia  del  Signore  a'  piedi 
di  quella  Cattedra ,  dove  si  è  spiegata  così 
luminosamente.  Da  Milano  scrisse  una  terza 
lettera  ai  suoi  Diocesani  ;  ed  impaziente  di 
rivederli  cominciò  nel  29  il  suo  viaggio  di 
ritorno  (  Docum.  N.  HI  pag.  4  8). 

Poiché  il  Vescovo  d'  Algeri  fu  partito  da 
Pavia  ?  S.  E.  Reverendissima  Monsignor  Ve- 
scovo ?  il  Reverendissimo  Capitolo  e  P  Illustris- 
simo Municipio    cui  era    diretta  la   domanda 


*(  xiii  )&■ 
della  reliquia  se  ne  occuparono  immediatamente. 
La  lettera  al  Municipio  fu  letta  il  4  di  aprile 
al  Consiglio  Comunale,  che  votò  per  accla- 
matone fosse  assecondata.  Del  pari  i  «ignori 
Canonici  concordemente  dichiararono  essere 
giusto  ,  ragionevole  e  santo  il  desiderio  del 
Yescovo  d'Algeri ?  e  ben  fondata  la  speranza 
che  un'  insigne  reliquia  di  S.  Agostino  debba 
essere  seme  di  Fede  e  di  Carità  in  quell'Africa 
desolata.  Monsignor  Vescovo  nostro,  che  per 
lasciar  più  liberi  i  voti  altrui  aveva  celato 
il  proprio ,  allora  Io  scoperse  ;  e  non  solo 
consentì  al  dono,  ma  accettò  l'invito  fattogli 
dal  Reverendissimo  Capitolo  e  dalla  Congre- 
gazione Municipale  di  scegliere  Egli  stesso 
quale  fra  le  sacre  ossa  dovesse  assegnarsi  a 
far  pago  il  desiderio  del  Prelato  Africano. 

La  sera  del  4  2  aprile  fu  destinata  all'ispe- 
zione esterna  dell'urna  di  cristallo;  e  questa 
operazione  fu  eseguita  alla  presenza  dei  Con- 
cedenti, e  con  quella  solennità  di  forme  che 
in  questi  casi  si  richiedono.  La  parte  scelta 
da  Monsignor  Vescovo  per  la  Chiesa  d'Ippona 
fu  dalle  persone  perite  nell'  arte  anatomica 
nominata  così  :  U  ulna  ,  ossia  V  osso  del 
cubito    del  braccio   destro   della  lunghezza 


4?    m    ^ 
d£  e/rca  z/rc  piede  parigino  (Docum.  N.  XVIII 
pag.  88  t  N.  XX  pag.   98  ). 

Tale  risposta  ebbe  Monsignor  Dupuch  da 
ciascuna  delle  Autorità  concedenti  ,  che  scris- 
sero in  tre  lingue  diverse  ,  cioè  in  latino 
Monsignor  Vescovo,  in  italiano  il  Venerando 
Capitolo,  ed  il  Municipio  in  francese  (  Docum. 
N.  V  pag.  4S  -  N.  X  pag.  61  <w  N.  XIV  pag. 
76  ).  Queste  tre  lettere  furono  spedite  in  un 
solo  piego  il  2  di  Maggio,  e  rimasero  giacenti 
buona  pezza  nelF  Episcopio  d'Algeri,  poiché 
Colui  a  cui  erano  dirette,  ed  al  quale  dove- 
vano recare  tanta  letizia ,  era  allora  lontano 
dalla  sua  sede  per  gravi  e  faticose  cure  del 
suo  Apostolato.  Ma  quando  le  vide,  Monsignor 
Dupuch  umiliò  le  sue  suppliche  al  Santo 
Padre  pel  Breve  di  concessione.  Avendolo 
ricevuto  il  giorno  8  Agosto,  ne  mandò  copia 
a  S.  E.  Reverendissima,  dando  avviso  anche 
al  Capitolo  ed  al  Municipio  che  egli  stesso 
sarebbe  venuto  fra  poco  pel  solenne  trasporto 
del  sacro  tesoro  (  Docum.  N.  VI  pag.  49  — 
N.  XI  pag.  66  -  N.  XV  pag.  79  ). 

Nuove  lettere  poi  giunte  a  Pavia  agli  8 
di  Ottobre  scritte  dal  Vascello  il  \  di  quel 
mese    presso    le    Baleari     annunciavano    che 


-K  xv  ^r 
Monsignore  sarebbe  qui  arrivato  il  IO,  che 
il  4  2  avrebbe  fatta  l'estrazione  della  reliquia , 
e  sarebbe  partito  il  4  3.  In  queste  egli  espri- 
meva il  desiderio  che  alcuno  dei  nostri  sigg. 
Canonici  e  del  Municipio  lo  accompagnasse 
sino  ad  Ippona  5  quasi  a  rappresentare  con 
un  modo  sensibile  l'alleanza  delle  due  Chiese 
(  Docum.  N.  VII  pag.  52  -  N.  XII  pag.  G9  - 
N.  XYI  pag.  84    -  N.  Vili  pag.  Sa  ). 

Però  Monsignore,  tardato  nel  viaggio  da 
ostacoli  non  preveduti  5  arrivò  a  Pavia  soltanto 
il  4  2  poco  dopo  il  mezzogiorno.  Appena  giunto 
egli  desiderò  che  fosse  eseguita  la  sacra  fun- 
zione ,  per  la  quale  era  ogni  cosa  disposta. 

I  due  Vescovi  entrarono  processionalmente 
nella  Cattedrale  v  seguiti  dal  Reverendissimo 
Capitolo  e  dal  Municipio 9  nonché  dai  signori 
Medici  che  dovevano  riconoscere  la  reliquia. 
À  queste  Persone  9  che  secondo  il  prescritto 
del  Breve  Pontificio  erano  necessarie  ,  si  univa 
il  Consigliere  di  Governo  I.  R.  Delegato  Pro- 
vinciale 9  la  cui  presenza  manifestava  l'omaggio 
che  presta  la  Civile  Autorità  alle  auguste 
cerimonie  della  Religione.  Molto  Clero  faceva 
seguito  ai  due  Prelati ,  ed  infinito  era  il 
popolo  accorso. 


-*(  sun  >^ 
I  Vescovi  s'inginocchiarono  innanzi  alF Al- 
tare, e  fecero  breve  segreta  orazione.  Indi 
Monsignor  Dupuch  si  levò  e  presentò  al  Ve- 
scovo nostro  il  Breve  Pontificio ,  che  subito 
dopo  fu  letto  al  popolo  ad  alta  voce  (  Docum. 
N.  XXI  pag.  100).  Si  presentarono  allora  le 
chiavi  del  sacro  Deposito  9  ed  apertolo  si  tolse 
la  cassa  d'  argento  che  fu  riposta  sopra  una 
mensa  decorosamente  preparata  di  fronte  al- 
l' Altare.  Da  questa  poi  si  estrasse  l' urna  di 
cristallo  9  e  riconosciutine  intatti  i  suggelli 
appostivi  nell'  ultima  traslazione  del  4  835  ? 
furono  questi  tagliati  ed  aperta  l'urna.  Allora 
si  additò  l'osso  del  cubito  del  braccio  destro; 
e  S.  E.  Reverendissima  il  Vescovo  di  Pavia 
lo  estrasse  dall'  urna  5  e  sopra  un  bacile 
d'  argento  lo  mostrò  ai  signori  Medici  5  i  quali 
dopo  averlo  esaminato  lo  nominarono  ad  alta 
voce.  E  V  urna  fu  subito  chiusa  5  suggellata 
e  riposta.  Ma  la  reliquia  devotamente  baciata 
dai  due  Vescovi ,  fu  da  quello  d' Algeri  ri- 
cevuta nelle  sue  mani,  e  con  essa  benedetto 
il  popolo  affollato.  Intanto  il  Clero  intonava 
F  inno  dei  Santi  Dottori;  e  gli  astanti  sta- 
vano in  venerazione.  Poi  Monsignor  d'Algeri 
recando  in  mano   il   suo   tesoro   involto  ci'  un 


-*>  xv. r  )fr 
ricco  velo,  si  avviò,  e  seguendolo  Monsignor 
nostro ,  la  pia  comitiva  lo  accompagnò  fino 
al  palazzo  episcopale  (  Docum.  N.  XIX  pag.  93). 
Mousignor  Dupuch  ,  giusta  il  suo  primo 
divisamento,  doveva  partire  da  Pavia  il  ì  3  ; 
ma  ciò  non  avvenne.  Quel  giorno  e  i  due 
seguenti  egli  celebrò  la  S.  Messa  all'  Altare 
di  S.  Agostino  ,  assistito  dal  Clero  del  suo 
seguito,  e  da  due  Canonici  di  questa  Catte- 
drale. Lo  stesso  giorno  \  3  fu  collocato  appiedi 
dell'  altare  il  musaico  da  lui  diretto  al  nostro 
Venerabile  Vescovo  per  la  Cappella  dell'Arca 
con  queste  parole:  w  Bei  due  Musaici  che 
possedeva  ho  scelto  quello  che  vi  mando 5 
perchè  nel  mezzo  vi  sono  intrecciati  due 
anelli^  figura  dei  nostri  cuori}  delle  nostre 
anime ,  e  delle  dilettissime  nostre  Chiese  » 
e  che  rammenta  i  giorni  dell'  episcopato 
di  Agostino  ,  poiché  fu  trovato  nelle  rovine 
d'Ippona,  ed  apparisce  fattura  di  quei  tempi. 
Questo  musaico  di  forma  ettagona,  del  diametro 
di  20  once  milanesi  (circa  un  metro),  è  incassato 
in  una  tavola  di  marmo,  e  porta  all' ingiro  la 

seguente  iscrizione:  =  HIPP.  REG.  CCCCXXVIIL 
=  t  ANT.  ADTJLPH.  EP.  ^  ECC.  HIPP.  RENASC .= 
GRATI  DABANT  ==  TICINUM  MDCCCXLIl  =  ALOYS. 
EPISC.  =  CAPIT.  VENER.   =  CIVIBUS    PAPP.  =s 

b 


-^       XVIII       )>?- 

Il  giorno  84  Monsignor  Dupuch  visitò  la 
Certosa ,  questa  raccolta  di  meraviglie  5  che 
è  superiore  ad  ogni  immaginazione. 

Il  iS  si  recò  a  visitare  il  Reverendissimo 
Capitolo.  Ed  entrato  nella  Sala  Capitolare , 
cominciò  dall'  esprimere  la  sua  commozione 
ìlei  trovarsi  colà  donde  era  stata  datata  la 
lettera  apportatrice  a  lui  d'  una  consolante 
notizia;  protestò  la  sua  perenne  riconoscenza, 
promise  di  conservare  a  perpetua  memoria 
la  preziosa  lettera  ?  pregò  i  signori  Canonici 
a  volerlo  quind5  innanzi  riguardare  come  uno 
di  loro  5  ed  a  pregare  per  lui  acciocché  si 
rivedessero  ancora  nel  cielo.  A  questa  affet- 
tuosa allocuzione  pronunciata  in  lingua  francese, 
uno  dei  signori  Canonici  a  nome  di  tutti 
brevemente  rispose  nello  stesso  idioma. 

Poi  Monsignore  si  recò  al  Palazzo  Civico 
per  rendere  lo  stesso  ufficio  di  gentile  rico- 
noscenza ai  Signori  del  Municipio  5  ai  quali 
più  volte  ripeteva  ciò  che  aveva  scritto  alcuni 
mesi  prima,  eh'  egli  riguarderà  sempre  come 
una  seconda  sua  patria  questa  buona  ed  ospi- 
tale città* 

Yolle  nello  stesso  giorno  vedere  V  antica 
Chiesa    di    S.    Pietro    in    Cielo   d'  oro  ,    ove 


-*        XìX        >V 

riposarono  lungamente  le  sacre  spoglie  di 
Agostino  5  gelosamente  custodite.  Egli  ne  tolse 
un  pezzo  di  marmo  ,  per  farne  ad  Ippona  la 
pietra  sacra  dell'  altare  nella  Cappella  del 
Santo  9  e  tolse  dal  cenobio  alcuni  arbusti  che, 
trapiantati  sotto  i  soli  dell'  Africa  ,  protegge- 
ranno colle  amiche  ombre  i  nuovi  discepoli 
del  Santo  Dottore. 

Così  passarono  queste  giornate ,  troppo  lente 
per  P  impazienza  del  Vescovo  d'  Algeri  di 
ritornare  fra'  suoi  ,  troppo  brevi  pel  dolore 
di  doversi  allontanare  per  sempre  da  questa 
città;  e  l'aurora  del  16  ottobre  annunciava 
ai  cittadini  una  solenne  giornata  colla  pompa 
del  sole  più  dell'usato  brillante,  e  col  suono 
dei  sacri  bronzi  che  invitavano  il  popolo  alla 
Messa  Pontificale. 

Il  Vescovo  d' Algeri  che  doveva  celebrare 
il  sacro  rito  ,  partiva  subito  dopo,  senza  più 
ritornare  al  Palazzo  Vescovile.  Quali  parole , 
Dio  buono!  sarebbero  atte  a  descrivere  l'ul- 
timo abbracciamento  dei  Venerabili  Prelati  ! 
la  commozione  profonda  di  Chi  voleva  espri- 
mere la  riconoscenza  e  l'amore,  e  non  sapeva 
sciogliere  la  parola  !  La  serenità  di  spirito 
di    Chi    narrando    la    sua    gioja    per   P  atto 


•-K      xx     ^ 
Compito  5    parlava    del    prossimo  riposo  della 
sua  caroe  presso  P  altare  d'  Agostino  ! 

Di  queste  cose  meglio  è  tacere  affatto  piut- 
tostochè  esprimerle  imperfettamente. 

Poco  prima  del  Pontificale  si  collocò  sul- 
P  aitar  maggiore  appiedi  della  Croce  P  urna 
di  bronzo  dorato  ?  entro  la  quale  era  riposta 
la  teca  d5  argento  munita  di  cristalli  „  che 
racchiudeva  la  reliquia  ipponese. 

Alle  10  ore  prima  di  mezzogiorno,  il  Ca- 
pitolo ed  il  Clero  della  Cattedrale  si  avviarono 
processionalmente  al  Palazzo  Vescovile 5  e  fat- 
tosi loro  incontro  Monsignor  Dupuch  accom- 
pagnato dai  Canonici  e  Sacerdoti  del  suo 
seguito  5  mosse  con  loro  alla  Cattedrale  già 
piena  di  popolo.  Nel  santuario  assistevano  col 
Municipio  il  Consigliere  di  Governo  I.  R. 
Delegato  Provinciale  coi  primi  Magistrati  della 
città  ed  i  più  distinti  e  ragguardevoli  cittadini. 
Terminata  la  messa  pontificale  s'  intuonò  Pinno 
che  la  Chiesa  consacra  a  celebrare  le  glorie 
dei  Santi  Vescovi;  e  poi  Monsignor  Dupuch 
benedisse  il  popolo  colla  sacra  reliquia  5  la 
quale  fu  subito  dopo  consegnata  a  due  Ca- 
nonici della  Chiesa  d'  Algeri,  incaricati  di 
recarla    processionalmente    fuori    del    tempio  ? 


-^     XXI     Vs- 
precedendoli  il   Clero  ed  i  Canonici  di  questa 
Cattedrale,    e   seguendoli   Monsignor   Dupuch 
vestito  pontificalmente. 

Giunto  alla  porta  del  tempio  il  Prelato 
africano  si  arresta  ,  depone  il  Pastorale  e  la 
Mitra,  si  spoglia  degli  abiti  episcopali,  e 
rivoltosi  ai  Canonici  che  lo  circondavano , 
accenna  di  voler  parlare.  Quest'  ultima  allo- 
cuzione che  fu  pronunciata  in  latino,  espri- 
meva nuovamente  la  consolazione,  la  gratitudine 
ed  il  dolore  della  partenza;  e  fu  chiusa  con  un 
addio  tenerissimo,  espresso  colle  patetiche  pa- 
role di  S.  Paolo  ~  Amplius  non  videbitisfa- 
ciern  meam  vos  omnes  per  quos  tramivi  — . 
Appena  si  tacque  Monsignor  Dupuch,  il  Re- 
verendissimo sig.  Proposto  del  Capitolo,  Vicario 
Generale  di  S.  E.  gli  fece  breve  ed  affettuosa 
risposta,  egli  pure  in  latino.  Poscia  il  Vescovo 
abbracciò  ad  uno  ad  uno  i  sigg.  Canonici,  e 
dato  loro  il  bacio  di  congedo,  alla  vista  del 
popolo  intenerito ,  salì  nella  sua  carrozza ,  e 
partì  per  Milano,  dove  giunto,  andò  proces- 
sionalmente  a  collocare  la  reliquia  d'Agostino 
sulla  tomba   d'  Ambrogio. 

Ciò  che  riguarda  il  rimanente  del  viaggio 
della  nostra  reliquia,  ed  il  trionfale  ricevimento 


^  xxn  ^r 
che  Ella  ebbe  a  Milano,  a  Novara ,  a  Ver- 
celli ,  a  Torino  9  in  Francia  e  nell'  Africa 
non  è  cosa  nostra  il  narrarlo  ,  tanto  più 
che  niuno  dei  nostri  concittadini  vi  fu  pre- 
sente. Né  fu  già 5  che  niuno  fosse  disposto 
a  sopportare  la  fatica  di  questa  peregrinazio- 
ne ;  ma  degni  riguardi  ,  che  qui  sarebbe  su- 
perfluo F  esporre  9  distolsero  uno  de'  signori 
Canonici  ed  altri  tre  Sacerdoti  ,  che  già  si 
erano  apparecchiati  alla  partenza.  Del  resto 
un'  esatta  descrizione  delle  feste  religiose  so- 
lennizzate nelle  chiese  africane  si  può  leggere 
in  una  Relazione  poc'anzi  stampata  a  Bona, 
e  che  noi  abbiamo  riprodotta  in  italiana  fa- 
vella dopo  la  nostra. 

Noi  terminiamo  a  questo  ;  ma  non  senza 
aggiungere,  che  la  venuta  del  Vescovo  d'Al- 
geri a  Pavia  fu  per  tutti  un  avvenimento  pieno 
di  commozione  e  di  gioja. 

Al  nostro  venerato  ed  amatissimo  Vescovo, 
a  questo  Pastore  esemplare  che  ha  consumata 
nelle  sante  fatiche  una  lunga  vita  ,  fu  con- 
solata la  vecchiezza  nella  carissima  spe- 
ranza ,  che  quella  Chiesa  transmarina ,  la 
quale  sino  dalla  sua  prima  origine  ha  con 
maraviglio  sa  fecondità  partorito   tanti  e  si 


-S4     xxnr     H- 
illustri  uomini^  sia  rallegrata  ora  da  nuova 
prole. 

Il  Reverendissimo  Capitolo  e  V  Illustre  Rap- 
presentanza Municipale  sono  gloriosi  d' aver 
diviso  il  loro  tesoro  con  quel  paese  finora 
desolato  ,  ora  rinascente,  e  d'  avere  tributato 
gli  onori  episcopali  a  Colui  che  a  quella  terra 
deserta,  solitaria ,  ed  assetata  deve  gridare 
di  rendere  i  suoi  morti,  e  profetare  alle 
aride  ossa  di  sorgere  e  di  rivivere- 

Tutti  i  cittadini  hanno  preso  parte  ai  pii 
sentimenti  dei  Ministri  del  Santuario,  ed  hanno 
compreso  l'importanza  del  dono  fatto  in  loro 
nome  dal  Municipio  a  quel  popolo,  da  cui 
ora  per  volere  di  Dio  misericordioso  sembra 
che  si  tolga  il  segno  di  maledizione  e  di 
servitù,  e  sia  per  godere  la  libertà  e  le  con- 
solazioni dei  seguaci  di  Cristo. 

Cosi  la  nostra  Chiesa  è  per  sempre  unita 
col  più  stretto  nodo  a  quella  dell'  Africa. 
D' ora  innanzi  noi  non  udremo  parlare  di 
quei  paesi ,  delle  vittorie  che  vi  riporterà  il 
Cristianesimo  ,  delle  fatiche  e  dei  pericoli  di 
Chi  vi  predica  la  parola  di  Dio,  dell'armato 
contrasto  fra  la  inveterata  barbarie,  e  la 
trapiantata  civiltà ,    senza    sentirci   tocchi  nel 


HK  xxiv  ^r 
cuore  come  si  parlasse  di  cosa  nostra.  Ma 
mentre  il  secolo  ricorderà  le  battaglie  5  e  le 
migliaia  de'  morti ,  e  i  nomi  dei  comandanti, 
noi  ricorderemo  la  sentenza  del  Re  Profeta 
=c  Che  se  Iddio  non  custodisce  la  città  9 
vegliano  invano  coloro  che  la  custodiscono  ; 
e  che  se  Iddio  non  edifica^  nulla  si  edifica.  — 


Canonico  Giovanni  Bosisio  Penitenziere  Maggiore. 
Dottore  Amilcare  Gaklotti  Segretario  Municipale, 


RELAZIONE 

DEL 


•  »   ..  A.  _         ^       ri  1  ..  ft&         4  »  > 

IMI! 


DI 


A    BONA 
E  DEL  SUO  TRASPORTO   AD  1PP0M 

e  d/a?nAa/a  a  cXJo<na  <nec   Mcwctnvte 

1841 


RACCONTO  CIRCOSTANZIATO 

DELLA    «EL1QUBA   DI   S.  AGOSTINO 

DALLA  CITTA  DI  PAVIA  SINO  AL  PORTO  DI  BONA 

COMPILATO  SOPRA  RAGGUAGLI  DI  TESTIMONI 
OCULARI  PUBBLICATI  NEI  GIORNALI  L  AMICO 
CATTOLICO  MILANO  l§/±1  N.°  XXII  E  XXIII 
E     L  AMI     DE     LA     RELIGION    PARIGI     l§^1 

k.*  3671   e  36^4- 


Coi  Tipi  di  V.  Fusi  e  C. 


o(    in    )o 


irortare  la  reliquia  di  S.  Agostino  a  Milano  e 
deporla  sulP  altare  che  copre  le  ceneri  di  S.  Am- 
brogio era  pure  un  voto  ardentissimo  nel  cuore 
di  Monsignor  Dupuch.  »  Questo  stesso  giorno 
(  scriveva  egli  in  suo  idioma  di  qui  a  Milano  il 
dì  i  2  ottobre  \  842  )  ricevetti  il  preziosissimo 
tesoro  che  m'  era  stato  promesso  3  e  che  io 
era  venuto  a  cercare  da  contrade  sì  lontane. 
Un  pensiero  venutomi  ?  giova  crederlo  ,  dal 
cielo  5  mi  sta  fisso  in  cuore  9  ne  vi  saprei  re- 
sistere —  Vorrei ,  prima  di  lasciare  per  ben 
molto  tempo  questi  sacri  luoghi  e  di  via  tra- 
sportar meco  per  sempre  cotesta  porzione  in- 
signe del  corpo  di  S.  Agostino ,  vorrei  depor- 
la, fosse  anche  per  una  sola  mezz' ora,  sull'al- 
tare ove  riposa  quello  eli  S.  Ambrogio  riunen- 


o(  ir  )o 
do  nello  stesso  luogo  il  maestro  ed  il  discepolo*» 
e  raccogliendo  una  doppia  benedizione.  Inoltre, 
se  non  vi  fosse  niun  inconveniente  ,  stimerei 
grande  felicità  potermi  trattenere  quell'ultima 
notte  in  orazione  dinanzi  alle  reliquie  di  S.  Am- 
brogio e  di  S.  Agostino  ....  impetrando  il 
loro  patrocinio  sulla  mia  povera  Chiesa,  n 
Già  egli  aveva  manifestato  per  lettera  cotal 
suo  desiderio  al  Cardinale  Arcivescovo  di  Mi- 
lano in  quei  giorni  assente  dalla  Capitale.,  che, 
oltre  annuire,  inviò  il  proprio  maestro  di  cerimo- 
nie perchè  attendesse  all'ordinamento  della  fun- 
zione. Questi  infatti  il  dopo  pranzo  della  Do- 
menica (  \  6  ottobre)  insieme  al  proposto  parroco 
di  S.  Maria  de'  Servi  si  recò  per  buon  tratto 
di  via  incontro  a  Monsignor  Dupuch.  Poco  do- 
po le  quattro  il  Vescovo  d'Algeri  entrava  in 
Milano  ,  e  sceso  all'  atrio  dell'  I.  R.  Basilica 
di  S.  Ambrogio  vi  fu  solennemente  ricevuto 
da  quel  clero  ,  che  con  cerei  e  con  turiboli 
al  suono  festivo  de'  sacri  bronzi  e  dell'  or- 
gano accompagnò  la  Reliquia  portata  da  due 
canonici  algerini  e  seguita  dal  Vescovo  e  da 
Monsig.  Strada  proposto  del  luogo  all'  altare 
maggiore,  ove  fu  posta  sulla  mensa...  Si  can- 
tarono  dal  clero  le  litanie  dei    Santi ,    a  cui 


0(     T      )0 

facevano  eco  i  pietosi  fedeli  ed  indi 5  dopo 
breve  dimora  5  il  Vescovo  co' suoi  furono  scor- 
tati alla  casa  prepositurale.  A  sera  fatta  egli 
fu  nuovamente  a  pie  dell'  altare  5  e  consigliato 
al  riposo,  dopo  assai  buona  pezza  si  ritirò;  vi 
fu  il  dì  seguente  (17)  innanzi  l'alba;  ascoltò 
alcune  messe  che  varii  distinti  sacerdoti  si 
recarono  a  gran  ventura  di  poter  dinanzi  a 
quella  reliquia  celebrare  5  ed  ivi  la  celebrò 
ancor  egli  :  vi  fu  da  ultimo  per  qualche  ora 
prima  della  partenza.  Questa  avvenne  intorno 
alle  undici  dopo  le  supplicazioni  come  alla 
venuta  5  e  dopo  aver  quel  Prelato  venerabile 
impartita  a  molti  astanti  la  sua  pastorale  be- 
nedizione. Un  canonico  algerino  ed  uno  della 
basilica  portarono  il  prezioso  pegno  frammez- 
zo agli  accoliti  che  recavano  doppieri ,  pre- 
cedeva con  cerei  numeroso  clero  9  seguiva  il 
Vescovo  con  Monsig.  Prevosto  3  il  quale  alla 
porta  dell'  atrio  incensata  la  reliquia  ricevette 
dal  Dupuch  egli  e  varii  de'  suoi,  le  testi- 
monianze più  affettuose  di  attaccamento  fra- 
terno. 

Partito  da  Milano  il  Vescovo  d'Algeri  giun- 
se a  Novara  alle  tre  pomeridiane  dove  era 
aspettato  da  tutta    la    città.    Quivi    la    cassa 


o(  vi  )o 
della  reliquia  fu  collocata  nella  Cattedrale  ed 
esposta  alla  pubblica  venerazione  sull'  altare 
maggiore  a  tale  uopo  riccamente  adorno  ;  il 
clero  ed  un  immenso  popolo  giubilavano  di 
potere  venerare  e  possedere,  sebbene  per  po- 
chi istanti  ,  un  sì  prezioso  tesoro. 

Sull'  incominciar  della  notte  Monsignor  Du- 
puch  abbandonò  Novara,  ed  alle  8  ore  pome- 
ridiane pervenne  a  Vercelli,  ove  la  reliquia 
di  S.  Agostino  dovea  ricevere  straordinarii  ono- 
ri. Infatti  all'arrivo  dell'Algerino  Prelato,  S.  E. 
MJ  d' Angennes  Arcivescovo  di  quella  città 
accompagnato  da  numeroso  clero  e  da  tutte 
le  confraternite  della  città  e  da  immenso  po- 
polo ha  ricevuto  la  santa  Reliquia  vestito  de- 
gli abiti  pontificali  fra  i  sacri  canti  e  la  pub- 
blica allegrezza.  Una  lunga  e  divotissima  pro- 
cessione scortata  dai  reali  dragoni  si  è  schierata 
e  dopo  di  aver  percorsa  tutta  la  città,  splen- 
dente per  ispontanea  illuminazione  ritornò  alla 
Cattedrale  bellamente  addobbata,  dove  si  fece 
sentire  una  magnifica  musica  ordinata  a  ce- 
lebrare la  gloria  del  grande  Dottore  della  Chie- 
sa d'Africa.  Il  Governatore,  i  Magistrati  della 
città  hanno  voluto  aver  parte  a  questo  reli- 
gioso festeggiamento  aumentandone  lo  splen- 


o(    vii    )o 
dorè  e  la  bellezza  colla  loro  presenza.  La  pia 
cerimonia  ebbe  fine  colla  benedizione  del  SS. 
Sacramento    che    fu    impartita    dal    Vescovo 
d'  Algeri. 

Il  4  8  Monsignor  Dupuch  ha  celebrato  la  san- 
ta Messa  sulla  tomba  delP illustre  S.Eusebio, 
dove  il  giorno  innanzi  era  stata  collocata  la 
reliquia  di  S.  Agostino.  Il  Capitolo  della  me- 
tropolitana assistette  al  venerabile  Prelato 
Algerino  nella  celebrazione  dell'  incruento  sa- 
crificio; un  immenso  popolo  era  adunato  nella 
Chiesa  per  ascoltare  la  messa  ,  e  parteci- 
pare ai  sacri  canti  di  cui  echeggiavano  le 
volte  della  Cattedrale.  Dopo  d'aver  onorato  le 
spoglie  di  S.  Eusebio  il  grau  difensore  della 
fede  contro  l'arianismo,  insieme  ad  altre  pre- 
ziose reliquie  esistenti  in  quel  tempio,  il  Ve- 
scovo d'  Algeri  si  congedò  da  S.  E.  P  Ar- 
civescovo ?  dal  Capitolo  ?  dai  Magistrati  e 
dal  popolo  affollato  innanzi  alla  Cattedrale  \ 
e  partì  alle  dieci  ore  della  mattina  per  Torino 
dove  arrivò  la  sera  alle  cinque.  Lungo  il 
cammino  la  santa  reliquia  ha  ricevuto  le  più 
vive  dimostrazioni  di  religioso  ossequio  dagli 
abitanti  dei  villaggi  vicini,  che  da  ogni  parte 
si  presentavano  per   osservare   l' illustre  viag- 


o(   viii    )o 
giatore  ?    e    il    sacro  Deposito    che   seco  tra- 
sportava. 

Il  4  9  la  sacra  relìquia  venne  esposta  alla 
pubblica  venerazione  nella  Chiesa  delle  reli- 
giose del  Sacro  Cuore  ?  dove  il  Vescovo  Dupuch 
celebrò  la  santa  Messa  in  presenza  della  nu- 
merosa comunità  e  di  una  folla  di  distinte 
persone  raccolte  nella  cappella  esterna  del  Mo- 
nastero ?  che  fu  sempre  piena  di  gente ,  che 
si  succedeva  di  continuo  per  vedere  ed  ono- 
rare quella  preziosa  reliquia.  E  qui  le  Educande 
di  quel  rispettabile  Monastero 5  nel  quale  il  dì 
innanzi  la  Regina  erasi  degnata  conferire  i 
premii,  offersero  nuovo  e  commovente  spetta- 
colo. Recatesi  in  divota  schiera  alla  Chiesa  , 
le  premiate  deposero  le  corone  e  i  premj  loro 
sulla  balaustra  dell'  Altare  ,  offerendoli  in  osse- 
quio alla  preziosa  reliquia.  ,A1  quale  atto  di 
venerazione  intenerito  Mons.  Dupuch  9  tenne 
un  discorso ,  in  cui  disse  e  delle  accoglienze 
avute  in  Pavia,  e  del  modo  col  quale  gli  fu 
donato  il  sacro  pegno,  e  del  pregio  in  cui  si 
deve  tenere  quel  braccio  ,  che  tanto  operò  per 
la  gloria  di  Dio,  e  della  protezione,  che  non 
sarebbe  mancata  a  quelle  fanciulle,  che  delle 
care  palme  ottenute  facevano  omaggio  al  gran- 


o(    IX    )o 
de    Dottore.    Nello    stesso    giorno    V  africano 
Prelato  fu  a  pranzo  dal  re  di  Sardegna  5  che 
gli  fu  liberale    di    cortesi  parole    e    onorevoli 
dimostrazioni. 

Partito  da  Torino  alle  nove  della  sera  at- 
traversò rapidamente  la  città  di  Cuneo  ;  il 
20  alla  mattina  valicò  il  colle  di  Tenda  ?  e 
finalmente  pervenne  a  Nizza  il  2i  alle  4  ore 
del  mattino.  Alle  nove  la  preziosa  Reliquia  è 
stata  ricevuta  ad  Antibo  dal  Clero  e  da  tutti 
gli  abitanti.  Prima  della  santa  Messa  il  pre- 
lato Dupuch  ha  tenuto  un  commovente  ra- 
gionamento ,  che  ha  prodotto  la  più  viva  im- 
pressione. Alle  undici  partirono  per  Frejus,  dove 
Monsignor  Michel  Vescovo  di  quella  Città  ,  il 
Capitolo,  il  Clero,  il  Seminario,  e  le  diver- 
se Confraternite  hanno  ricevuto  il  braccio  di 
S.  Agostino  sopra  un  altare  appositamente 
preparato  all'  ingresso  della  città.  Cantata 
1'  antifona  del  S.  Dottore  ,  fra  la  melodia  di 
una  soavissima  musica  ,  la  sacra  reliquia  fu 
portata  in  processione  nella  Cattedrale,  dove 
arrivato  Monsignor  Dupuch  pronunciò  un'  al- 
locuzione Tiva  ed  affettuosa  dopo  la  quale  die- 
de la  benedizione  del  SS.   Sacramento. 

Il  22  ottobre  Monsignor  Michel  Vescovo  di 


o(    x    )o 
Frejus  accompagnato  dal  suo  Vicario  generale 
e  dal  suo  Secretano,  essendosi  unito  al  Vescovo 
d'  Algeri  ed  al  suo  seguito  partirono  insieme 
da  Frejus  alle  sei  ore  del  mattino.  Lungo  la 
strada  a    Vidauban ,    a  Lue  ,    a  Pignans  ,    a 
Cuers,  a  Sollies-Pont  la  sacra  reliquia  ha  ri- 
cevuto i  teneri  omaggi  degli  abitanti  di  quei 
luoghi  ,  che  si  mostravano  ansiosi  di  vederla  e 
venerarla.  Finalmente  alle  cinque  della  sera  ar- 
rivò sul  campo  di  Marte  a  Tolone  frammezzo 
a  trenta  mila  persone,  che  coprivano  la  piaz- 
za e  lo  spalto.    Ricevuta   dal   Curato   di  No- 
stra Signora,   da  numeroso   clero  di  quella  e 
di  varie  altre    diocesi    della   Francia    fra   un 
prodigioso    numero  di  fedeli  accorsi  da  tutte 
le  parti ,    al  suono    di  tre  musiche   militari , 
attorniata  dalle  Confraternite  di  tutte  le  par- 
rocchie della  città,  fu  collocata  sopra  1'  altare 
innalzato  in  mezzo  della  vasta  piazza  del  Cam- 
po di  Marte  d'  onde  fu  portata   processional- 
mente  fra  i  sacri  canti,  ed  i  concenti  di  mi- 
litari sinfonie  nella  chiesa  maggiore  di  Nostra 
Signora,  e  deposta  sull'altare,  fu  venerata  e  suc- 
cessivamente incensata  dai  sette  Vescovi  pre- 
senti alla  cerimonia ,    cioè  Monsignor   Michel 
Vescovo  di  Frejus,  Monsignor  Dupuch  Vescovo 


o(    XI    )o 

d' Algeri  ,  Monsignor  Donnet  Arcivescovo  di 
Bordeaux ,  Monsignor  de  Prilly  Vescovo  di 
Chàllons,  Monsignor  Mazenod  Vescovo  di  Mar- 
siglia ,  Monsignor  Sibour  Vescovo  di  Digne  , 
e  Monsignor  Chatrousse  Vescovo  di  Valenza, 
indi  fu  esposta  in  una  magnifica  nicchia  alla 
venerazione  del  popolo. 

Il  23 9  giorno  di  Domenica,  il  Vescovo  di 
Frejus  Monsignor  Michel  cantò  la  messa  so- 
lenne di  S.  Agostino:  tutti  i  Prelati  sopra  no- 
minati, ai  quali  s'era  aggiunto  Monsignor  Du- 
fètre  nominato  Vescovo  di  Nevers,  assistevano 
alF  augusta  funzione  sopra  diversi  troni  loro 
preparati  nel  santuario.  Alle  tre  ore  si  cantarono 
i  vesperi  solenni  da  Monsignor  Donnet  Arci- 
vescovo di  Bordeaux  a  cui  furono  presenti  tutti 
gli  altri  Prelati.  Terminati  i  vesperi  Monsignor 
Vescovo  d'  Algeri  rivolto  al  popolo ,  che  era 
affollato  nella  Chiesa  tenne  un  discorso  pieno 
di  fuoco  e  d'unzione  in  cui  dimostrò  che  la 
mano  del  Signore  si  faceva  evidentemente  sen- 
tire nella  traslazione  della  reliquia  di  S.  Ago- 
stino, che  portava  seco  con  tanto  onore  nella 
sua  diocesi,  e  manifestò  inoltre  le  speranze  che 
nutriva  per  1'  avvenire  dell'  Africa.  Immedia- 
tamente dopo  il  discorso  si  fece  una  solenne 


o(     XII     )o 

processione  per  le  principali  contrade  della 
città:  la  cassa  di  S.  Agostino  era  portata  da 
preti  vestiti  degli  abiti  sacerdotali  5  la  segui- 
vano i  Vescovi  vestiti  di  piviale  e  mitra  5  la 
folla  del  popolo  ingombrava  le  strade  e  le 
pubbliche  piazze.  La  processione  rientrò  nella 
chiesa  maggiore  di  Nostra  Signora  alle  sei  ore 
e  mezzo  9  e  la  sacra  cerimonia  fu  terminata 
colla  benedizione  del  SS.  Sacramento  data  dal- 
l'Arcivescovo di  Bordeaux.  Subito  dopo  Mon- 
signor Michel  vivamente  commosso  da  questo 
magnifico  spettacolo  tenne  al  suo  popolo  (*) 
una  patetica  allocuzione  ,  in  cui  malgrado  la 
sua  avanzata  età ,  ha  fatto  conoscere  ancora 
quel  fuoco  e  quella  commovente  unzione  che 
caratterizzavano  tutti  i  suoi  discorsi ,  allorché 
faceva  sentire  la  sua  voce  così  sovente  fra  le 
pareti  di  quella  stessa  chiesa  di  cui  fu  par- 
roco per  molti  anni. 

Il  24  la  reliquia  fu  esposta  tutta  la  gior- 
nata alla  venerazione  dei  fedeli  che  andavano 
con  trasporto  ad  offrire  i  loro  omaggi  ai  sacri 
avanzi  di  un  Santo  5  che  con  eguale  confidenza 
viene  invocato  e  dai  giusti  e  dai  peccatori. 

(*)  Tolone  forma  parte  della  Diocesi  di  Frejus. 


o(     XIII     )o 

Il  martedì  26  ottobre  alle  ore  otto  il  Ve- 
scovo iV  Algeri  ha  celebrato  la  santa  Messa 
nella  chiesa  di  Nostra  Signora  alla  presenza 
di  tutti  gli  altri  Prelati.  La  folla  dei  fedeli 
empiva  tutta  la  chiesa.  Celebrato  il  santo  Sa- 
crificio 5  Monsignor  Dupuch  tenne  un  breve  af- 
fettuoso discorso  per  ringraziare  il  Vescovo  di 
Frejus?  il  parroco  di  Nostra  Signora  e  i  buoni 
fedeli  di  Tolone  del  loro  zelo  e  premura  5  e 
congedossi  da  loro  coi  più  obbliganti  modi. 
Mosse  indi  la  comitiva  alla  spiaggia  del  ma- 
re camminando  verso  il  porto  col  Clero  delle 
quattro  parrocchie  ed  al  suono  di  musicali  stro- 
menti.  La  cassa  portata  da  quattro  sacerdoti 
in  pianeta  era  seguita  dagli  otto  Prelati.  Il 
Vescovo  di  Frejus  impedito  dalla  sua  decrepi- 
tezza di  seguire  il  nobile  corteggio  diede  un 
commovente  addio  agli  illustri  viaggiatori  colle 
seguenti  parole: 

Monsignori! 

»  In  procinto  di  separarmi  da  voi  ricevete  gli 
ultimi  miei  saluti.  Oh  se  vorrei  pure  potermi 
far  vostro  compagno!  ma  certo  che  i  miei  pre- 
ghi almeno  e  i  miei  voti  vi  seguiranno  sulla 
terra  d'Africa  fino  ad  Ippona.  Degnisi  la  di* 


o(  xiv  )o 
vina  Maria,  la  Stella  del  mare  farsi  vostra  guida 
e  splendere  su  di  voi  in  questo  tragitto!  E 
l'Angelo  del  Signore  deh  vi  accompagni ,  egli 
abbonacci  sulla  vostra  via  i  furenti  marosi:  vi 
scorga,  vi  conduca  fino  al  porto,  avventurata 
meta  delle  vostre  brame.  Facciasi,  che  per  voi 
sia  tosto  resa  alla  cara  Ippona  la  porzione  pre- 
ziosa del  grande  Agostino  sì  felicemente  otte- 
nuta dal  venerabile  mio  fratello  Monsignor  Ve- 
scovo d'Algeri.  Pregherò  per  voi,  e  tutto  il 
mio  clero  del  pari  pregherà  onde  impetrare  da 
Dio  un  buon  viaggio  ed  un  felice  ritorno.  » 

L'ammiraglio  Baudin  prefetto  marittimo  pre- 
siedeva sul  porto  all'imbarco  della  preziosa  Re- 
liquia, dei  Prelati,  e  del  loro  seguito,  edalle 
4  0  ore  erano  giunti  sul  pachebotto  il  Gassen- 
di^  che  partì  qualche  ora  dopo  per  Bona  con 
favorevole  vento.  Trenta  altri  ecclesiastici  rap- 
presentanti diverse  diocesi  della  Francia  saliva- 
no nello  stesso  tempo  un  altro  batello  il  Tena- 
ro^  che  viaggiava  insieme  al  Gassendi.  Non 
si  poteva  desiderare  un  tragitto  più  magnifico. 

Il  26  la  sacra  reliquia  venne  collocata  sulla 
coverta  della  nave,  e  intorno  ad  essa  con  au-> 
gusta  pompa  si  cantarono  i  yesperi  solenni 
dall'  episcopale  corteggio. 


o(    xv    )o 

Il  27  il  fortunato  vascello  costeggiava  la 
Sardegna.  Era  intenzione  dei  Prelati  di  sbar- 
care a  Cagliari ,  ove  per  due  secoli  si  con- 
servarono le  onorate  spoglie  di  S.  Agostino  , 
ma  il  timore  di  non  poter  giungere  il  28  a 
Bona,  avendo  fatto  abbandonare  questo  proget- 
to, determinò  i  Vescovi  ad  accontentarsi  di 
benedire  solennemente  quell'Isola  colla  santa 
Reliquia. 

La  mattina  del  28  erano  alla  rada  di  Bona. 


XJa  che  la  Francia  s'insignorì  di  questa  terra 
Africana  ben  di  soventi  i  nemici  di  lei  si 
racconsolarono  credendo  non  essere  lontano 
a  giungere  il  giorno ,  in  cui  essa  dovesse 
abbandonare  la  sua  conquista.  Non  pochi  sta- 
vano in  timori  e  grandi  trepidazioni,  e  colui 
che  appoggiate  le  sue  speranze  in  un  belP  av- 
venire erasi  condotto  a  confidare  le  sue  fortune 
a  questo  suolo,  ed  a  bagnarlo  co'  suoi  sudori, 
paventava  sotto  a  suoi  piedi  gli  mancasse. 
Egli  è,  che  la  Francia  unicamente  intenta  a 
raffermare  il  suo  acquisto ,  non  per  ancora 
aveva  posata  quella  pietra  angolare,  senza  la 
quale  vanamente  uomo  s'adopera  ad  edificare. 
Pur  tuttavia  da  parecchi  anni  molti  pregiudizj 
si  sono  dissipati  e  tranquillati  molti  animi  ti- 
morosi 3  e  se  la  Croce  non  aveva  ancora  com- 
piutamente   trionfato    in    questa    terra    degli 


M   IV   IH 

Agostini  e  dei  Cipriani  ;  non  pertanto  però 
era  ai  Sacerdoti  concesso  di  percorrere  con 
sicurezza  le  città  e  le  campagne  ,  e  di  innal- 
zare all'ombra  del  vessillo  di  Francia  un  umile 
altare  e  di  porgere  ai  morienti  i  soccorsi  del 
loro  sacro  ministero. 

Ma  se  lungo  tempo  i  nostri  cuori  hanno 
ondeggiato  fra  i  timori  e  le  speranze ,  se  noi 
sovente  abbiamo  gettato  uno  sguardo  di  dolore 
sopra  queste  belle  regioni  ,  in  cui  mal  fermi 
sembrava  mettessimo  i  nostri  passi  ,  d' ora 
innanzi  le  nostre  trepidazioni  verranno  dimen- 
ticate, rimosse  le  nostre  esitazioni,  e  le  spe- 
ranze nostre  rianimate  sorgeranno;  poiché  ora 
è  messo  il  fermamento  alla  potenza  nostra 
neir  Algeria  col  ritorno  bramosamente  desi- 
derato delle  Reliquie  dei  Santi. 

La  tradizione  racconta,  che  allorquando  la 
giustizia  di  Dio  alla  fin  fine  si  decise  punire 
questo  paese  fatto  sordo  alle  parole  d'  Ago- 
stino ,  si  udirono  voci ,  come  un  tempo  a 
Gerusalemme,  che  sclamavano;  togliamoci  di 
qua*,  togliamoci  di  quà\  ed  allora  uno  stormo 
di  barbari  stromento  della  vendetta  di  Dio 
si  estese  sopra  la  terra  dWirica  come  ruinoso 
torrente  menando  per   ogni  parte  desolazione 


m  v  m 

ed  esterminio.  All'appressarsi  di  questi  infedeli 
ognuno  fuggiva  ;  i  Vescovi  caricatesi  le  spalle 
delle  Reliquie  dei  Santi ,  che  i  Vandali  avreb- 
bero profanate  5  Le  portarono  con  sollecitudine 
in  terre  straniere.  Privo  di  questo  Palladio, 
P  Àfrica  per  quattordici  secoli  è  stata  calpe- 
stata come  il  fango  dal  piede  del  barbaro  9 
per  quattordici  secoli  la  vendetta  di  Dio  ha 
passato  sopra  di  lei ,  come  un  incendio.  Ed 
ecco  che  ora  mai  il  viaggiatore  cerca  invano 
le  vestigia  di  quelle  fiorenti  città.,  che  facevano 
queste  spiaggie  orgogliose;  non  infrequente- 
mente esso  discopre  ruderi  di  templi  e  di  an- 
fiteatri fra  gli  sterpi  che  li  ricoprono  ;  vede 
un  arabo  errante  pascere  la  greggia  5  ove  sor- 
gevano palazzi  di  Re;  e  scorge  che  una  triste 
ed  infruttifera  vegetazione  si  stende  come  uno 
strato  funebre  sopra  uno  scheletro  roso  dal 
tempo  dove  già  sorgeva  Ippona  e  Cartagine. 

Ma  affrettiamoci  a  dirlo  ;  la  giustizia  di 
Dio  alla  perfine  si  è  placata ,  il  pegno  della 
salute  è  ridonato  all'  Africa  5  il  segnale  della 
riconciliazione  ci  è  porto  nel  tornare  alla  sua 
Ippona  i  sacri  avanzi  di  Agostino.  Se  nei 
trascorsi  tempi  V  allontanamento  di  questo  te- 
soro   in    terre    straniere    fu    il    segno    della 


rovina;  perchè  il  suo  ritorno  in  questi  luoghi 
non  sarà  egli  il  segnale  della  riedificazione? 
Ah  sì  questo  pensiero  è  troppo  caro  ai  nostri 
cuori,  è  troppo  corrispondente  alla  misericordia 
del  Signore  9  perchè  noi  non  abbiamo  ad  ac- 
coglierlo come  una  santa  inspirazione. 

Prima  di  partire  per  Pavia  Monsignore  Ve- 
scovo d'  Algeri  in  una  sua  pastorale  tracciò 
la  storia  della  Reliquia  di  Sant*  Agostino  dal 
giorno  in  cui  il  grande  Dottore  fu  tolto  al 
mondo  dalla  morte;  furono  da  prima  i  suoi 
avanzi  mortali  trasportati  da  Fulgenzio  di 
Ruspa  in  Sardegna ,  e  di  poi  per  le  pie  cure 
del  Re  Luitprando  a  Pavia  capitale  del  regno 
de' Longobardi.  D'allora  le  innumerevoli  grazie, 
che  queste  ossa  gloriose  spargevano  intorno 
come  soave  profumo  ?  ne  conservarono  la  trac- 
cia per  lungo  corso  di  secoli.  Monsignore  ci 
narrava  le  magnifiche  promesse  a  lui  fatte  in 
un  precedente  viaggio  di  rendere  alla  Chiesa 
d'  Ippona  una  parte  insigne  di  questo  Corpo 
venerato;  cioè  il  braccio  destro  del  Santo,  e 
ci  annunziava  imminente  il  ritorno  di  questo 
prezioso  tesoro.  Questa  graditissima  novella 
preparò  la  città  di  Bona  alla  grande  cerimo- 
nia ,  di  cui  noi  tenteremo  di  farne  F  espo- 
sizione. 


*m    VII    m 


Otto  giorni  prima  dell'  epoca  stabilita  un 
Missionario  di  Lione,  il  Reverendo  Abate  Mon- 
tial  aveva  cominciato  a  predicare  gli  esercizj 
spirituali  nella  piccola  Chiesa  di  Bona.  Le 
sue  predicazioni  accolte  dapprima  rimessa- 
mente 9  avevano  ben  presto  riunito  intorno  al 
suo  pergamo  un  numeroso  uditorio  9  ed  a  mi- 
sura che  si  approssimava  il  fortunato  giorno, 
in  cui  le  Reliquie  di  Agostino  dovevano  toc- 
care queste  rive.,  la  Chiesa  si  trovava  troppo 
angusta  a  contenere  la  moltitudine  bramosa 
di  ascoltare  la  divina  parola. 

Il  giorno  28  ottobre  appena  il  sole  irradiò 
le  colline  dell'  Edough  ,  il  cannone  annunziò 
alla  città  di  Bona  V  arrivo  del  tesoro  che  da 
\  344  anni  era  fuggito  lontano  dalle  sue  rive. 
A  questo  segnale  di  festa  incontanente  rispose 
il  lieto  squillo  delle  campane  ed  in  ogni 
parte  si  diceva  che  nella  notte  due  basti- 
menti da  guerra  avevano  preso  fondo  vicino 
al  porto  e  che  in  quel  momento  bellamente 
si  ornavano  a  festa  solenne.  Allora  pure  si 
narrò  che  sette  Vescovi  eletti  a  rappresentare 
tutti  i  Vescovi  di  Francia  avevano  varcato 
il  mare  seguiti  da  un  numeroso  clero  per 
unirsi  al  trionfo   del    gran    Dottore.    In    quel 


m  w  m 

tanto  la  moltitudine  corre  ?  s'  affolla  al  porto 
dove  un  beli'  arco  trionfale  di  verzure  era 
innalzato  con  questa  iscrizione.  Ad  Agostino 
la  sua  cara  Ippona.  Alle  ore  otto  e  mezzo 
della  mattina  la  processione  era  ordinata  sul 
porto  e  sul  suolo. 

Ben  presto  sulla  placida  onda  s9  avanza 
con  solennità  una  lunga  fila  di  scialuppe  ;  il 
sonante  tuffo  dei  remi  mossi  in  cadenza  ac- 
compagnava la  grave  armonia  del  Benedictus^ 
che  i  Vescovi  ed  i  Sacerdoti  cantavano  colmi 
(T  un  medesimo  sentimento  di  gioja  e  F  eco 
delle  spiaggie  ne  ripeteva  il  suono.  La  molti- 
tudine penetrata  essa  pure  da  un  innenarrabile 
sentimento  di  contentezza  seguiva  cogli  occhi 
la  benedetta  flottiglia  ?  che  piegando  intorno 
al  forte  Cicogna  si  avanzava  verso  il  molo. 
I  marinaj  raccogliendo  i  remi  9  disposero  le 
barche  a  semicerchio ,  mentre  una  di  esse 
avvicinandosi  al  lido  vi  depose  la  statua  di 
bronzo  di  Agostino  destinata  al  monumento 
elevato  ad  onore  di  lui.  I  Vescovi  avventurati 
testnnonj  del  trionfo  del  Santo  Dottore  tan- 
tosto posero  piede  a  terra  9  mentre  che  il 
Reverendo  Abate  Suchte  Vicario  generale 
d'  Algeri  ed  Arcidiacono    d'  Ippona   sotto   un 


IX 

magnifico  baldacchino  di  veluto  cremisi,  donato 
dal  Re  de'  Francesi  alla  Cattedrale  d'  Algeri, 
ricevette  dalle  mani  del  Vescovo  Successore 
d'  Agostino  il  prezioso  Deposito,  che  la  Chiesa 
di  Pavia  porge  alla  sua  sorella  d'Ippona.  Al- 
lora i  Prelati,  precedendoli  il  riunito  Clero  , 
s' avanzano  taciti  verso  V  arco  trionfale  sotto 
il  quale  le  Autorità  civili  e  militari  attende- 
vano Monsignor  Vescovo  d'  Algeri  per  espri- 
mere a  Lui  ed  ai  Vescovi  compagni  del  suo 
devoto  pellegrinaggio  le  loro  felicitazioni  ed 
i  voti  loro.  Quando  la  Santa  Reliquia  fu  de- 
posta sopra  un  altare  a  ciò  preparato  ,  il  sig. 
Pepin  Maire  di  Bona  pronunciò  alla  circostante 
udienza  con  voce  commossa  il  seguente  discorso. 

Monsignore  ! 

Già  la  Città  di  Bona  ben  apprezzava  la  sua 
prospera  situazione  (1  ) ,  i  suoi  contorni ,  ed 
il  comprender  ne' suoi  sobborghi  le  due  colline, 

(i)  L'antica  Città  d'Ippona  venne  distrutta  dal  Califfo 
Odmar  nelP  anno  65 1.  Alcun  tempo  dopo  i  Maomettani 
hanno  fabbricata  un'  altra  Città  verso  occidente  che  gli 
Arabi  nominarono  Beledel —  Ugueb  che  vale  quanto,  luogo 
dei  giuggioli^,  a  causa  dell'abbondanza  che  i  suoi  d'intorni 
producono  di  questo  frutto.  I  cristiani  l'  hanno  chiamata 
Bona  dall'antico  nome  Ippona,  o  perchè  questo  luogo  è 
il  più  fertile  di  tutta  Barbaria.  Mor.  Dict. 

C 


x     IP 

dalle  quali  non   si   possono    disgiungere  tante 
memorie  grandiose  e  di  religiosa  venerazione. 

Già  per  Bona  Cristiana  e  Francese  era  una 
lietissima  speranza  essere  chiamata  a  ranno- 
dare la  catena  de'  tempi  nella  duplice  storia 
della  Chiesa  di  Gesù  Cristo  e  dell'  incivili- 
mento delle  nazioni  $  nel  luogo  medesimo  , 
nel  quale  la  Religione  cattolica  e  lo  spirito 
umano  furono  glorificati  con  tanta  rinominanza 
e  con  tanto  splendore  !  Ma  Bona  oggigiorno 
non  possederà  soltanto  le  due  colline  della 
regale  Città  5  non  soltanto  le  memorie  e  le 
vestigia  s  ma  P  uomo  stesso  che  le  ha  fatte 
celebri  ;  non  soltanto  un  busto  più  o  meno 
pregiato  per  la  preziosità  della  materia  ?  più 
o  meno  sorprendente  per  la  rassomiglianza  ? 
ma  lo  stesso  Corpo,  od  una  parte  almeno  del 
Corpo  di  questo  Principe  della  Chiesa  così 
grande  innanzi  agli  uomini  5  così  grande  in- 
nanzi a  Dio ....  ! 

Rifiorisce  in  queste  regioni  la  civiltà  e 
con  lei  la  Religione  di  Cristo  ,  che  è  la  Reli- 
gione del  progresso  ,  e  Bona  in  questo  mo- 
mento non  solo  ha  la  speranza  di  divenire,  dopo 
la  capitale  5  il  centro  più  luminoso  di  que- 
st' ultima  e  grand' opera  della  nostra  conquista. 


ma  ne  possiede  la  certezza.  Questa  certezza 
s' impadronisce  della  mente  e  del  cuore  con 
tanta  sicurezza,  con  tanta  gioja  o  con  tanta  no- 
bile e  giusta  alterezza  nell'avvenimento  di  que- 
sta solennità  ed  alla  presenza  di  questo  santo 
Reliquiario!...  Poiché  il  Braccio  che  vi  è  rac- 
chiuso è  venuto  a  benedire  le  nostre  bandiere, 
ad  assicurare  alle  nostre  armi  tutti  i  trionfi 
della  vittoria  ^  e  restituito  ai  luoghi  dove  fece 
cose  immortali,  opererà  nuovi  prodigi  e  coman- 
derà alle  sorgenti  fecondatrici  della  fede  reli- 
giosa e  della  umana  scienza  di  novellamente 
scaturire  e  scorrere  sopra  questa  terra  sitibonda 
per  renderle  la  sua  primiera  ricchezza  e  beltà. 

Voi  Monsignore  sì  meritevole  per  tante  virtù 
di  succedere  a  Colui  ?  che  in  terra  fu  insigne 
fra  gli  uomini  insigni,  e  che  in  Cielo  è  Santo 
fra  i  Beati,  voi.  Monsignore,  che  sotto  il  pa- 
trocinio del  nostro  Governo  e  col  sollecito  con- 
corso dei  grandi  Diguitarj  della  Chiesa  ci  recaste 
il  pegno  del  più  lieto  avvenire ,  Voi ,  Monsi- 
gnore ,  abbiate  i  rispettosi  sentimenti  di  alta 
ammirazione  e  di  riconoscenza  vivissima  della 
Città  ,  a  Voi  cara,  ed  alla  quale  io  mi  glorio 
d'  essere  ora  il  rappresentante. 

A  queste  degne  e  nobili  parole ?  Monsignore 


XII 

Vescovo  d'Algeri  rispose  ringraziando  il  Maire 
e  tutte  le  Autorità  delle  loro  sollecitudini  e 
dello  zelo  con  che  concorsero  a  far  bello  il 
trionfo  del  Santo  ?  ed  i  suoi  voti  unì  a  quelli 
che  gli  erano  porti  9  che  sia  questo  giorno  for- 
tunato principio  di  un'  era  di  benedizione  per 
tutta  V  Africa  cristiana  ed  in  singoiar  modo 
per  la  Chiesa  di  Bona. 

Allora  s'innoltra  P  Abate  Suchet  e  così  parla 

Monsignore  ! 

Misti  Simon  et  accepit  ossa  Jonathaejratris  sui, 
et  sepelwit  ea  in  Modin  civitate  patrum 
ejus.  1.  Machab.  e.  i3.  a5. 

In  quella  stessa  guisa  che  il  Sommo  Ponte- 
fice e  capo  del  popolo  di  Dio  5  Simone  ?  andò 
in  cerca  del  corpo  del  suo  fratello  Gionata  9 
al  quale  successe  9  per  trasportarlo  nella  Città 
degli  avi  suoi5  così  Voi,  o  Monsignore,  Fratello 
e  Successore  del  grande  Agostino  5  Voi  siete 
andato 9  per  nulla  curando  i  disagi  di  lungo  e 
periglioso  viaggio,  a  cercare  in  terra  ospitale 
le  sue  sante  Reliquie  per  portarle  in  trionfo 
alla  sua  cara  Ippona  5  per  sì  lungo  tempo  ve- 
dova sconsolata  del  suo  amatissimo  pastore. 


XIII 

Dacché  la  Francia  si  è  impadronita  di  que- 
ste regioni ,  che  pure  sono  vostre ,  tì  parve 
udire  dall'  alto  de'  Cieli  la  voce  d'  Agostino  ; 
come  allora  che  Belisario  ritolse  P  Africa  ai 
feroci  Vandali  il  Vescovo  Leto  intese  a  Car- 
tagine la  voce  di  Cipriano  che  esclamava  al 
Signore:  Terram  tuam  tuis  redde:  redde  meis 
ossa  mea.  Ed  ecco  che  sollecito  Esecutore  dei 
voleri  dell'  Altissimo  Voi  dietro  le  nostre  vin- 
citrici insegne  avete  ricondotto  sopra  questa 
terra  Cristiana  i  figliuoli  del  Dio  vivente  ed 
oggigiorno  Voi  rendete  a  questi  fortunati  fe- 
deli le  ossa  del  suo  celeste  Proteggitore. 

Apostolo  avventuroso  !  La  benedizione  del 
Cielo  scenda  sopra  di  Voi  per  questa  doppia 
missione  che  avete  in  sì  ammirabil  modo  adem- 
piuta. 

Salve,  o  santa  Reliquia!  Esulta 5  esulta  di 
ritornare  a  questa  terra  per  sì  lungo  volger 
d' anni  sconsolata  ;  tripudia  nelle  sue  alle- 
grezze 5  oggi  che  sei  ridonata  all'  amor  suo. 

Valgano  a  soddisfarti  della  ingratitudine  e 
della  dimenticanza  de'  tuoi  degeneri  figli  la 
fede  ?  le  sollecitudini ,  gli  omaggi ,  i  voti  di 
questo  nuovo  popolo  da  lontano  venuto  per 
essere  spettatore  di  questo  giusto  trionfo!  Ma 


IP       XIV 

che!  questi  non  sono  già  i  figli  dì  quel  tuo 
caro  popolo  di  cui  fosti  il  buon  Pastore;  una 
belva  crudele  li  ha  divorati  (1).  Intende  (2) 
vedi  9  vedi  la  tua  diletta  Ippona5  la  riconosci 
tu?  Come  unr  altra  Rachele  assisa  sulle  ruine 
delle  tombe  5  ella  chiama  invano  da  quattor- 
dici secoli  i  suoi  figli.  Ella  ricusa  ogni  con- 
solazione 5  poiché  eglino  le  sono  smarriti  !  E 
che  mai  accade  di  que5  fervorosi  cristiani  ? 
che  faceano  popolosa  questa  Città?  Ove  sono 
le  devote  vergini  per  tua  cura  raccolte  e 
che  per  ogni  dove  seguivano  P  Agnello  im- 
macolato ?  Ove  sono  quei  zelanti  Sacerdoti  5 
que'  tanti  Pontefici  tuoi  benevoli  ?  che  unita- 
mente a  Te  la  gloria  formavate  del  secol  vo- 
stro ?  Ove  quei  tempj  magnifici  5  nei  quali 
del  continuo  le  lodi  del  Signore  risuonavano? 
Ahi  sventura.,  sventura^  sventura!  Disperse  sono 
le  pietre  di  que'  Santuarj  nei  trivj  ;  e  pian- 
gono le  desolate  sue  vie  la  spenta  face  della 
vera  Fede.  Intende^  vedi  ovunque  abbattimen- 
to ed  esterminio. 

Prospere  procede.    Ritorna  5    vieni    a  por 
termine  al  suo  dolore  immenso  come  il  mare* 


(i)  Fera  pessima  devoravit  Joseph. 
(2)  Psal.  XLIV.  5. 


xv     3g 


Novello  Eliseo  5  che  la  presenza  di  questo  tuo 
prezioso  Avanzo  mortale  renda  la  vita  a  tante 
anime  morte.  Traggi  Tu  dall'  annichilamento 
questa  antica  Chiesa  d'  Africa  ,  che  fu  già 
Madre  di  tanti  Santi  ,  di  tanti  gloriosi  Mar- 
tiri. Vieni  a  por  riparo  a  tanti  mali  a  li- 
berarci da  tanta  rovina  ! .  .  .  Prospere  pro- 
cede et  regna. 

Vieni  a  prendere  novellamente  possesso  del 
tuo  Seggio  insigne.  Vieni  a  ristabilire  il  tuo 
impero  là  ove  sino  al  presente,  neppure  ti 
fu  lasciato  il  rifugio  della  tomba  !  Prospere 
procede  et  regna* 

Che  questo  possente  Braccio  alla  vista  del 
quale  noi  ci  prestiamo,  ci  sostenga  j  e  ci  di- 
riga ;  ch?  Esso  s'  innalzi  a   benedirci. 

Onore,  gratitudine ,    benevolenza  a  Voi, 
amantissimo  Prelato,   l'amico,   il  fedele  im 
tatore  d'Agostino,  che  a  Lui  avete  preparato 
con    tanta    sollecitudine    questo    bel    trionfo  ì 
Quale   gloriosa    pagina   Voi    oggi    aggiugneto 
alla    celebrata    storia    della    Chiesa    africana-! 
In  avvenire  verrà  benedetto  di  generazione  in 
generazione  il  vostro  Nome  come  sono  bene- 
detti   i    nomi  di  Eugenio    da    Cartagine  , 
Fulgenzio  di  Raspa  e  di  Liutprando, 


XVI 

Onore  5  gratitudine.,  benevolenza  a  Voi.,  o 
Monsignori  5  a  Voi ,  che  il  vivo  amore  per 
Agostino  e  per  la  sua  rinascente  Chiesa  ha 
fatto  oltrepassare  i  mari  intraprendendo  un 
così  disastroso  viaggio  ?  per  dare  a  questo 
trionfo  sì  gran  solennità!  A  Voi  degni  rap- 
presentanti dei  confratelli  vostri  Vescovi  di 
Francia ,  che  per  le  sollecite  vostre  cure  sorge 
questo  augusto  monumento  alla  memoria  del- 
l' insigne  Dottore  della  Chiesa  universale  ! 

Onore,  gratitudine,  benevolenza  all'  illustre 
Vescovo  di  Pavia 5  al  suo  Venerabile  Capito- 
lo, al  suo  Illustrissimo  Municipio  5  a  tutti  gli 
ordini  degli  abitatori  di  quella  Città  sì  a 
ragione  orgogliosa  di  possedere  un  tanto  pre- 
zioso Tesoro.,  e  che  con  tanta  cortesia  e  ge- 
nerosità amò  con  noi  dividerlo!  Questo  sacro 
Pegno  sarà  legame  9  che  terrà  mai  sempre 
unite  le  due  Chiese  di  Pavia  e  d'  Algeri. 

E  noi  cittadini  della  novella  Ippona  gran- 
demente godiamo  d'  esser  fatti  i  fortunati  cu- 
stodi di  questo  insigne  Deposito.  Il  mondo 
cattolico  invidia  alla  nostra  avventura  e  noi 
rendiamocene  degni  d'averla  conseguita.  D'ora 
innanzi  noi  non  ci  prostraremo  sopra  mute 
mine  5  davanti  una  vuota  tomba  ,  ma  davanti 
ad   una  Reliquia  di  Sani'  Agostino  ! 


s    XVI1 

Quivi  a  noi  parrà  vederlo,  intenderlo ,  par- 
lare a  Luì 3  quivi  noi  l'invocheremo  con  mag- 
giore fiducia  ?  con  più  vivo  fervore.  Quivi  vi- 
cino a  Lui  i  nostri  cuori  si  sentiranno  ri- 
scaldati da  quella  facella  ?  che  infiammò  il 
suo  cuore. 

Possano  i  popoli  accorrere  in  folla  ad  of- 
frire i  loro  omaggi  ed  i  voti  loro  a  questa 
venerata  e  santa  Reliquia!  Possano  i  miracoli 
di  grazia,  che  il  nostro  santo  Agostino  operò 
vivendo  5  rinnovarsi  alla  sua  tomba  ?  la  quale 
sempremmai  diventi  gloriosa  nel  seguito  de' 
secoli!  Et  ossa  ipsius  visitata  sunt^  et  post 
mortem  prophetaverunt  ;  ipsum  gentes  de- 
precabuntur  ?  et  erit  sepulchrum  ejus  glo- 
riosum  (1). 


(i)  Eccl.  49-  18.  Isaiae  n.  io. 


*^       XVIII 


La  viva  commozione  d'animo  di  Monsignore 
Vescovo  d'Algeri  non  gli  concesse  rispondere 
che  brevi  parole  a  questo  discorso  tutto  pieno 
di  sacerdotale  unzione. 

La  processione  allora  s'  incamminava  col- 
F  ordine  seguente: 

In  capo  s'  avanzavano  i  fanciulli  preceduti 
da  un  umile  stendardo  5  sul  quale  era  rica- 
mato il  segno  della  Salute  con  queste  parole: 
in  hoc  signo  vinces.  Le  donzelle  tutte  bianco 
vestite  venivano  dappoi  schierate  sotto  l'inse- 
gna della  Regina  del  Cielo.  Queste  erano 
seguite  dalle  Dame  della  città  5  che  precede- 
vano immediatamente  tredici  Suore  della  Dot- 
trina Cristiana  di  Nancy  provvidamente  giunte 
il  giorno  medesimo.  Dopo  ciò  veniva  la  mu- 
sica militare  elevando  i  guerrieri  concenti  alla 
gravità  della  cerimonia;  da  sei  marinaj  del 
Gassendi,  che  avevano  chiesto  questo  onore , 
era  portata  la  statua  di  bronzo  del  gran  Dot- 
tore atteggiata  cosi  che  tiene  fra  le  mani 
uno  de'  suoi  immortali  volumi.  Dodici  bam- 
bini vestiti  in  lunghe  robe  di  lino  e  col  capo 
coronato  abbruciavano  d'innanzi  alla  santa  Re- 
lìquia incensi  e  spandevano  fiori  :  di  poi  te- 
neva  dietro    un    numeroso  Clero  accorso    da 


5^:    xix 


tutte  parti  di  Francia  per  assistere  a  questa 
oltramirabile  solennità.  Questi  Ministri  dell'Al- 
tissimo soli  potevano  degnamente  apprezzare 
la  sublimità  di  questo  trionfo.  L'  abbondante 
esultazione  degli  animi  loro  gli  fece  prorom- 
pere nel  festoso  cantico  di  Sion  tanto  opportuno 
alla  circostanza;  In  convertendo  Domìnus  (1) 
ecc.  A  quelle  parole:  euntes  iberni  et  Jlebant 
eglino  si  richiamavano  alla  mente  F  acerbis- 
simo cordoglio  che  avrà  occupato  F  animo  di 
que'  santi  Vescovi  d'  Africa  fugati  e  spersi 
dalle  loro  sedi  dai  barbari  Vandali.  Ma  al 
vedere  tornare  tanto  insperatamente  nella  sua 
Ippona  questo  mortale  avanzo  d'Agostino  eglino 
cantavano  colla  più  viva  gioja  yenientes  autem 
venient  cura  eoe ultat Ione. 

Il  nome  dei  Vescovi  a  che  rappresentavano 
il  cousorzio  dei  Vescovi  di  Francia  accorso 
alle  spinggie  d'  Africa  per  festeggiare  personal- 
mente il  ritorno  d'Agostino  alla  sua  terra  natale 
di  già  appartengono  alle  pagine  della  Storia. 

I  Monsignori  5  Donnet  Arcivescovo  di  Bor- 
deaux 9  De-Monyer  de  Prilly  Vescovo  di  Chà- 
lors,  Sibour  Vescovo  di  Digne5  De  Mazenod 
Vescovo  di   Marsiglia  ;   Chtrousse  Vescovo  di 

(i)  Psal.  ra5. 


xx      <gj| 

Valenza  ;  Dufètre  nominato  ora  Vescovo  di 
Nevers  ,  Dupuch  Vescovo  d'  Algeri. 

La  santa  Reliquia  locata  in  una  cassa  di 
cristallo  e  d'  argento  veniva  portata  in  una 
bara  ornata  di  belle  drapperie  dai  Reverendi 
Montial  predicatore  e  da  Banvoy  Curato  di 
Bona  9  che  da  sei  anni  governa  con  paterna 
sollecitudine  il  gregge  alle  sue  cure  affidato. 
Un  ricco  baldacchino  scintillante  di  ricami 
d'  oro  era  portato  da  sei  notabili  della  Città. 
I  cordoni  erano  tenuti  :  dal  Colonello  della 
Legion  straniera  rappresentante  V  armata  , 
dal  Maire  rappresentante  la  Città  ,  dal  Pro- 
curatore del  Re  rappresentante  le  Magistra- 
ture, da  Saint -Leon  comandante  della  milizia 
d'  Africa ?  dal  Console  della  Santa  Sede  rap- 
presentante il  Corpo  diplomatico,  dal  Capi* 
tano  comandante  del  porto  rappresentante  la 
marina.  Dopo  il  baldacchino  erano  in  corpi 
riuniti ,  il  Generale  Randon ,  il  Presidente 
del  Tribunale  e  tutto  le  Autorità  civili  e 
militari  di  Bona. 

Al  suono  festoso  delle  campane  ,  al  lieto 
battere  dei  tamburi  ,  alla  piacevole  melodia 
dei  musicali  concerti  si  mescolava  il  grave 
e  maestoso  canto  della  Chiesa,  Cosi  preceduta 


XXI 

da  questo  corteggio  e  così  riverentemente 
ossequiata  la  santa  Reliquia  dopo  essere  pas- 
sata sotto  un  secondo  arco  di  trionfo  innal- 
zato nella  via  di  Costantina  arriva  sulla  gran 
piazza  5  ove  al  centro  di  un  quadrato  di 
truppe  era  stato  innalzato  un  altare  maestoso 
nella  sua  semplicità.  Fu  deposto  con  riverenza 
il  prezioso  Avanzo  del  nostro  Santo  in  pre- 
senza dei  Vescovi  e  delle  Autorità  tutte  riu- 
nite. Al  di  dietro  dell'altare,  come  all'ombra 
d' Agostino  ,  si  mirava  una  Deputazione  di 
Musulmani  avente  alla  sua  testa  il  Cadì.  Le 
truppe  francesi  ed  africane  facevano  chiusura 
a  questa  mirabile  scena,  e  più  da  lungi  sulla 
piazza  e  alle  finestre  una  folla  avida  di  ve- 
dere e  di  udire  stava  protesa  ed  attenta  per 
nulla  perdere  di  questa  importante  Solennità. 
Il  Santo  Eucaristico  Sacrificio  si  incomin- 
ciò e  compì  accompagnato  dal  suono  di  de- 
vota musica.  In  questa  singolarissima  circo- 
stanza il  Successore  d'  Agostino  non  seppe 
tenersi  dal  porgere  al  gran  Vescovo  d'Ippona 
un  giusto  omaggio  di  lodi  e  d'amore.  Il  suo 
cuore  infiammato  di  santo  zelo  gli  dava  un 
facile  ed  ornato  parlare.  Giammai  la  sua 
loquela,  che  è  sempre  animata  ed  espressiva. 


XXII       ££ 


fu  sì  sciolta  In  più  ardenti  espressioni.  Egli 
ci  andava  dicendo  la  dolce  compiacenza  ?  di 
che  sentiva  la  sua  anima  inondata  alla  vista 
d'  un  tale  spettacolo  ;  di  poi  tracciando  a 
gran  tratti  il  dominio  tenuti  dai  Vandali  in 
Ippona  quivi  chiamati  dalla  vendetta  di  Dio5 
dipinse  e  le  calamità  che  questa  grande  Città 
ebbe  a  patire  ed  il  nostro  Agostino  moriente 
pregando  a  prò  del  suo  popolo.  Di  certo  5 
soggiuns' egli*,  il  misericordioso  Iddio  per  con- 
solarlo nella  sua  ora  estrema  gli  fece  trave- 
dere che  fra  il  volgere  dei  secoli  sarebbe 
pur  giunto  questo  giorno  avventurato  ?  che 
dovea  ricondurre  in  trionfo  nella  sua  cara 
Ippona  questo  suo  mortale  Avanzo.  Dippoi 
imponendo  le  sue  mani  sul  sacro  Reliquiario: 
Jungamus  dexteras  esclamò  ;  uniamo  le  mani 
nostre,  o  Voi5  che  io  non  so  con  qual  nome 
più  giustamente  chiamarvi?  Se  io  vi  dico  mio 
Padre  ah  !  Yoi  lo  siete  di  certissimo  ;  ma  io 
non  oso  usurparmi  il  nome  di  figliuol  vostro; 
se  io  vi  dico  mio  Fratello 5  io  arrossisco  d'es- 
sere cosi  poco  degno  di  così  stretto  paren- 
tado; se  vostro  Successore  ed  amico  mi  dico., 
Yoi  lo  siete  in  verità  9  ma  che  mi  son  io 
per  succedere  ad  un  Agostino  ?  Congiungiamo 


3    xxnI    M 

però  le  nostre  mani ,  o  Voi  che  slete  mio 
Padre,  mìo  Fratello \  mio  Predecessore,  Amico 
mio!  Uniamo  le  nostre  mani  per  benedire 
questa  novella  Ippona,  che  con  tanto  tripudio 
vi  riceve ,  per  benedire  questo  popolo  ,  il 
quale  comechè  non  lo  abbiate  conosciuto  5 
egli  vuol  essere  e  si  dice  vostro  ;  uniamo  le 
nostre  mani  per  benedire  questi  prodi  guer- 
rieri 5  che  ci  stanno  intorno  ?  e  dalla  bravura 
de'  quali  noi  dobbiamo  questo  edificante  trion- 
fo ;  uniamo  le  nostre  mani  per  benedire  co- 
storo che  quantunque  disgiunti  per  una  stra- 
niera credenza  ,  pur  tuttavia  ci  sono  fratelli; 
uniamo  le  nostre  mani  per  benedire  in  fine 
questi  d'  intorni ,  queste  montagne ,  questa 
terra ,  che  altre  volte  cogli  occhi  vostri  mor- 
tali conosceste,  e  che  ben  di  sovente  udirono 
la  vostra  eloquente  voce. 

Dette  queste  commoventi  parole  i  sette 
Vescovi  P  un  dopo  P  altro  ascesero  all'  altare 
per  venerare  la  preziosa  Reliquia  d'Agostino; 
indi  Monsignore  Vescovo  d'  Algeri  innalzatala 
colle  sue  mani  la  mostra  al  popolo  e  solen- 
nemente lo  benedice.  Ciò  compiuto ,  la  pro- 
cessione si  rimette  in  cammino  cantando  il 
Te    Deum  ,     e     giunta     alla    Chiesa    fu    la 


XXIV 

Reliquia  collocata  sulF  altare  per  essere  espo- 
sta alla  venerazione  dei  fedeli. 

I  vesperi  furono  cantati  da  Monsignore 
F  Arcivescovo  di  Bordeaux  ,  che  in  un  discorso 
sulla  solennità  di  questo  giorno  rammentò  con 
consolazione  come  quattro  anni  innanzi  nel 
medesimo  dì  aveva  fatta  la  Episcopale  con- 
sacrazione al  pio  Successore  d'  Agostino. 

La  sera  una  generale  luminaria  provò  la 
pubblica  comune  gioja. 

E  qui  non  è  a  passarsi  in  silenzio  la  ge- 
nerosità colla  quale  gli  abitanti  di  Bona  of- 
fersero ospitalità  agli  illustri  Personaggi,  che 
erano  venuti  a  prendere  parte  a  questa  ce- 
rimonia. Le  Autorità  civili  e  militari  princi- 
palmente gareggiarono  in  sollecitudini.  Il  sotto 
Direttore  dell'interno,  che  per  indisposizione 
di  salute  non  avea  potuto  esser  presente  alla 
cerimonia  si  fece  pregio  di  alloggiare  i  Mon- 
signori Arcivescovo  di  Bordeaux  e  Vescovo 
di  Marsiglia  ,  e  chi  scrive ,  è  avventurato  di 
poter  essere  F  interprete  dei  sentimenti  di 
riconoscenza ,  che  udì  esprimere  dai  venerabili 
Prelati.  La  memoria  dei  tre  felici  giorni  pas- 
sati a  Bona  resterà  impressa  nel  cuore  di 
ognuno. 


; 


@       XXV 

Il  sabato  29  la  sollecitudine  del  popolo 
per  godere  la  presenza  dei  Santi  Vescovi  ed 
udire  le  loro  sacre  parole  non  fu  minore  di 
quella  del  giorno  innanzi.  Monsignore  il  Ve- 
scovo di  Digne  pontificalmente  officiò  e  in 
una  istruzione  piena  di  forza  ed  insiememente 
di  unzione  rammentò  che  altre  volte  la  Dio- 
cesi ,  di  cui  egli  è  Vescovo  ,  ebbe  la  grazia 
di  essere  evangelizzata  da  due  Sacerdoti  d'Jp- 
pona.  San  Vincenzo  e  San  Connato,  di  certo 
inviativi  da  Agostino.  Profittando  di  questa  op- 
portunità offerse  un  giusto  tributo  di  lodi  al  de- 
gno Vescovo  d'  Algeri  (  eh'  egli  non  sapeva 
presente  al  discorso  )?  Esso  ricordò  come  virtuo- 
samente questi  condusse  la  sua  giovinezza  men- 
tre studiava  il  diritto  a  Parigi.  Monsignor  Si- 
bour  terminò  la  sacra  funzione  amministrando 
i  Sacramenti  dell'  Eucaristia  e  della  Confer- 
mazione ad  un  gran  numero  di  fedeli.  Ai  vesperi 
solenni  di  questo  stesso  giorno  la  folla  non 
fu  men  grande,  che  quella  della  vigilia;  a  que- 
sta volta  Monsignor  Vescovo  d'Algeri  raccontò 
in  un  discorso  le  particolarità  del  suo  viaggio 
da  Pavia  a  Bona;  mostrò  i  popoli  accorrenti 
da  tutte  le  parti  ;  gli  abitanti  spontaneamente 
vestiti  dei  loro  abiti    festivi  farsegli    incontro 

d 


JgJ       XXVI 

per  onorare  gli  avanzi  del  Dottor  della  Chie- 
sa, ed  eziandio  i  terrazzani  delle  minori  bor- 
gate ,  essere  solleciti  pararsi  sul  passaggio  del 
glorioso  convoglio  per  contemplare  la  Reliquia 
di  Colui  ,  che  fu  sì  grande  d'  avanti  a  Dio  5 
sì  grande  davanti  agli  uomini. 

A  questo  discorso  tenne  dietro  una  ceri- 
monia quanto  semplice  ,  altrettanto  commo- 
vente. Abbiarn  detto  essere  arrivate  da  Fran- 
cia le  Suore  della  Dottrina  Cristiana  di  Nan- 
cy. Elleno  vengono  a  queste  spiaggie  per 
prodigalizzare  le  loro  cure  alla  gioventù  e 
per  portare  consolazioni  e  soccorso  agli  in- 
fermi. 

Tutta  intera  la  processione  Le  accompa- 
gnò alla  loro  nuova  dimora.  Monsignore  in- 
dirizzò ai  fanciulli  ed  ai  parenti  alquante 
edificanti  parole  ,  indi  benedisse  questa  Casa 
destinata  a  divenire  il  centro  di  tante  buone 
opere. 

La  Domenica  50  Ottobre  spuntò  splendi- 
dissimo il  sole  in  un  bel  cielo  azzurro  ;  i 
suoi  raggi  non  erano  velati  da  quella  densa 
nebbia,  che  in  questa  stagione  suol  nascon- 
derli in  Francia,  in  tutto  sembrava  un  gior- 
no d' estate.   AÌP  aurora    il    continuato    suono 


$$     xxvu     £ 
delle  campane  diceva  alla  Città  essere  venuto 
il  giorno  del   trionfo. 

Di  presto  mattino  una  folla  numerosa 
composta  di  persone  d' ogni  età  e  d5  ogni 
ordine  si  riunì  nella  Chiesa  fatta  troppo 
angusta  per  contenerla.  Ad  otto  ore  e  mezzo 
la  processione  si  mette  in  cammino  nello 
stesso  ordine  5  che  la  prima  volta  5  solo  che 
in  luogo  della  statua  di  Agostino  eravi  una 
elegante  cassetta  contenente  tutte  le  opere 
del  Santo 5  dono  molto  apprezzabile  dei  fra- 
telli Gaume.  Questa  cassetta  era  portata 
sulle  spalle  ;  un  ramo  d' ulivo  carico  de9  suoi 
maturi  frutti  ombreggiava  questa  preziosità  , 
qual  ingegnoso  simbolo  della  dolcezza  e  del- 
l' abbondanza  degli  scritti  del  Vescovo  d' Ip- 
pona. 

Era  pure  maestoso  spettacolo  questa  proces- 
sione accompagnata  dai  valorosi  soldati  di  Fran- 
cia vestiti  in  gran  gala  dilungarsi  per  la  spiag- 
gia della  Bon-Dyemma  e  ricondurre  in  trionfo 
nella  sua  Ippona  una  insigne  porzione  degli 
avanzi  del  Santo  Vescovo,  che  mille  e  quattro- 
cento anni  innanzi  per  colpa  dei  barbari  di 
là  si  dovette  sottrarre;  era  pur  piacevole  udi- 
re  risuonar  le  colline  dell'Edough  del  giulivo 


^|g        XX  Vili 

cantico:  in  exitu  Israel  (4),  che  sì  ben  ri- 
cordava questo  miracolo  della  Previdenza. 
Questo  giorno  era  ben  altro  da  quello  in 
cui  parecchi  pietosi  Yescovi  si  affrettarono 
di  sottrarre  queste  care  spoglie  dalla  profa- 
nazione del  Vandalo.  Per  quattordici  secoli 
la  Chiesa  d'  Ippona  assisa  qual  vedova  deso- 
lata sulle  rive  della  Seybousa  mandava  i  suoi 
gemiti  all'  eco  impotente.  In  questo  lunghis- 
simo volger  d'  anni  Ella  era  stata  calpestata 
dal  piede  del  barbaro;  pure  alla  fine  un  tal 
giorno  sorse.,  nel  quale  tutte  si  dovean  asciu- 
gare le  lagrime  sue.  Mirate  come  i  suoi  nu- 
merosi figli  si  racconsolano  allo  spuntar  di  tal 
giorno.  Al  ponte  antico  della  Bou-Dyemma  vi- 
cino le  abbandonate  ruine  della  Basilica  della 
Pace,  ai  piedi  del  poggio  5  ove  Ippona  scorge 
il  mare ,  sono  innalzati  archi  di  trionfo  e 
questo  avanzo  di  Sant'  Agostino  quasi  esul- 
tante all'  avvicinarsi  alla  diletta  sua  città  per 
ben  tre  volte  ricevette  gli  omaggi  dei  Vescovi 
e  del  popolo. 

Su    questa   verde    collinetta    tutta    coperta 
d' ulivi    al    di    sopra    di   quelle  immense  ci- 

(i)  Salmo  ii 3. 


XXIX       ^ 

sterne  opera  colossale  d'  uu  popolo  potente  ? 
vuole  la  tradizione,  e  cristiana  ed  araba ,  fos- 
sevi  il  sepolcro  d'  Agostino  ;  e  quivi  appunto 
si  eresse  per  le  pietose  cure  dei  Vescovi 
di  Francia  un  monumento  destinato  ad  eter- 
nare la  memoria  del  gran  Vescovo  d'Xppona. 
Sopra  uno  zoccolo  circolare  di  trenta  metri 
in  giro  ne  sorge  un  secondo  attorniato  da 
un  alto  cancello  di  ferro  ,  nel  mezzo  di 
questo  recinto  selciato  di  marmo  bianco  s'in- 
nalza un  altare  pure  di  marmo  sopra  cui 
ha  a  posare  la  statua  di  bronzo  del  Santo 
Dottore.  Di  là  lo  sguardo  s'  arresta  ,  a  si- 
nistra, sulle  alte  colline  dell' Edouch  sul  pia- 
no paludoso,  che  s'  estende  semicircolarmente 
a'  suoi  piedi,  e  prosegue  sino  al  mare  la  Bou- 
Dyemma,  che  lenta  s'  avvolge  nelle  sue  sab- 
biose rive  j  indi  si  vede  Bona  e  le  sue  bian- 
che case  ed  i  vascelli  alla  spiaggia ,  e  più 
da  lungi  il  mare.  Al  dirimpetto  si  distende 
il  verde  piano  ,  ove  all'  ombra  delle  ficaje  e 
degli  oliveti  1'  antica  Ippona  dorme  da  tanti 
secoli  un  sonno  di  morte.  Oltre  questo  spa- 
zio lentamente  scorre  al  mare  la  Seybousa 
le  cui  acque  salse  non  portano  che  piccoli 
vascelli.    Da    ultimo    sulla    destra ,    oltre    ad 


XXX 

assai  belle  pianure  ove  una  prosperevole  ve- 
getazione invita  il  colono  alla  coltura  ,  lo 
sguardo  incontra  le  azzurre  montagne ,  che 
cingono   il  golfo  di  Bona. 

Ora  ,    sopra  questo    rialzamento   disposto  a 
scaglioni  ove  sta  il  monumento,  alP  ombra  di 
quei    secolari    ulivi    i    cui    rami    si    piegano 
sotto  il  peso  de'  loro    frutti   (  che  sventurata- 
mente non  evvi  mano  che    si    stenda  a   rac- 
coglierli ) ,  si  erano  raccolte   ed  ammucchiate 
a  migliaja   le   persone,    che  una  santa  curio- 
sità aveva  chiamate  a  questo  luogo.  In  prima 
sono  le  file  de'  soldati   Francesi    e    le    milizie 
africane,  che  non  doveano  esser  ultime  a  ren- 
dere onore  al  Patrono    della    Città.    Vennero 
pure   a   prender    parte   a   questa    solennità    i 
marinaj  dei  due  bastimenti ,    che   furono  av- 
venturati a  condurre  la  santa  Reliquia.  Di  poi 
e  Francesi  e  Maltesi  ed  Italiani  e  Spaglinoli 
confusi    assieme   erano    quivi    tutti    vestiti  coi 
costumi  loro  sì  varj   e  pittoreschi  ;  non  man- 
cavano parimenti  i  Mori  e  gli  Arabi  eh'  egli- 
no   pure    amarono    unire    i    loro    omaggi    a 
quelli  dei   Cristiani    per   accrescere    il    trionfo 
del  gran  Renimi^  la  memoria  del  quale  anche 
tra  loro    è  celebrata;    i  barbari    indigeni  alla 


XXXI 

lor  guisa  intendono  onorare  il  Santo  portan- 
dosi settimanalmente  in  questo  luogo  ad  of- 
frirgli sacri  ficj. 

La  processione  lentamente  salendo  arrivò 
al  rialzamento  e  si  arrestò  sulla  spianata. 
I  Vescovi  colle  mitre  in  capo  e  vestiti  dei 
loro  abiti  pontificali  entrano  nel  riservato  ri- 
cinto cantando  il  salmo  Laetalus  surn  (i). 
Monsignore  Vescovo  di  Bordeaux  dapprima  be- 
nedì  V  altare  ove  si  celebrò  il  sacrificio  della 
Messa  5  al  quale  il  popolo  con  maraviglioso 
raccoglimento  assistette.  Spogliatosi  poi  de' 
suoi  pontificali  ornamenti  P Arcivescovo  s'avan- 
zò sino  all'  ingresso  del  recinto  indirizzando 
al  numeroso  popolo  un  discorso  pieno  di  idee 
elevate  e  di  felici  allusioni  sviluppando  que- 
ste tre  proposizioni.  —  La  Religione  cristiana 
è  eminentemente  favorevole  all'  incivilimento. 
—  Ella  consola  neh"  infortunio.  —  Ella  sola 
procura  una  verace  felicità  in  terra.  —  Il  sa- 
cro Oratore  ha  provato  la  prima  proposizione 
scorrendo  lo  stato  in  che  erano  queste  re- 
gioni prima  della  irruzione  dei  barbari  e  di 
quello  in  che  caddero  dacché  la  Religione  se 

(i)  Salmo  221. 


XXXII 


pe  partì  ;  Ed  ora  ,  soggiunse  egli  ?  se  P  in- 
civilimento deve  ancora  distendersi  in  questi 
luoghi  ?  se  P  Àrabo  dovrà  un  giorno  imparare 
a  coltivare  questo  terreno  ?  che  presentemente 
calca  con  stupido  piede  ?  saranno  Sacerdoti  , 
che  quivi  chiameranno  i  costumi  inciviliti , 
saranno  religiosi  T  rapisti  5  che  insegneranno 
a  far  fruttare  i  campi.  Passando  alla  se- 
conda proposizione  il  sacro  Oratore  dimo- 
strò ;  la  religione  è  sola  atta  a  versare  ve- 
raci consolazioni  nelle  anime  dalla  pietà  re- 
ligiosa comprese.  Ei  porge  ad  esempio  il 
caso  di  una  amorosa  madre  alla  quale  per- 
viene novella  5  che  il  suo  diletto  figliuolo  ? 
sul  belP  avvenire  del  quale  tanto  capitale  fa- 
ceva 5  sen  giace  agonizzante  in  termine  di 
morte.  Oh!  che  strazio  di  anima  all'infelice 
Madre  !  Oh  !  come  sono  cocenti  le  ambasce  ! 
Come  acuti  gli  spasimi  !  Ma  a  breve  andare 
viene  la  Religione  a  mettere  balsamo  di  con- 
forto nel  suo  cuore 5  a  raddolcirle  i  tormen- 
ti 5  a  comporre  i  suoi  dì  nella  calma  di  una 
pietosa  rassegnazione,  fc?  eloquente  Prelato 
sempre  felice  nelle  sue  citazioni,  per  la  te- 
stimonianza dello  stesso  Napoleone 5  che  disse 
ad  un  generale   della  sua  grande   armata  :  tu 


^  xxxiii  ^H 
sei  il  pìii  felice  del  mio  Impero,  poiché  In 
sei  il  più  cristiano  (4)  9  prova,  che  non  en- 
tra in  cuore  di  uomo  felicità  vera  che  ove 
evvi  religione,  ma  religione  veramente  pra- 
tica, e  non  stabilita  in  quei  sentimenti  va- 
ghi di  religiosità,  che  fanno  Puomo  contento 
di  ammirare  senza  comprendere ,  poiché  la 
religione  è   credere  ed  amare. 

Questo  discorso  detto  colla  più  calda  effi- 
cacia ed  allettante  insinuazione  produsse  una 
impressione  sì  profonda ,  che  se  il  rispetto 
dovuto  alla  gravità  delle  cerimonie  non  aves- 
se ritenuto  F  entusiasmo ,  certo  F  uditorio  si 
sarebbe  levato  ed  in  aperta  maniera  applau- 
dito avrebbe,  tanto  queste  parole  erano  assai 
bene  penetrate  nel  cuore  degli  ascoltanti. 

Ciascun  Vescovo  per  di  poi  scende  alF  Al- 
tare e  prendendo  in  mano  il  sacro  Reliquia- 
rio con  esso  benedice  il  popolo ,  la  Città 
ed  il  paese  intero. 

Quegli  la  cui  voce  possente  non  ha  la- 
sciato in  Francia  Città,  che  non  sia  stata  com- 
mossa, dico  Monsignore  Dufétre,  le  virtù  e  lo 
zelo  del  quale  ora  lo  hanno  fatto  chiamare  alla 

(i)  Questo  generale  era  Drcuiot. 


XXXIV 


cattedra  Episcopale  di  Nevers ,  avendo  alla 
sua  Tolta  innalzato  sopra  il  popolo  il  brac- 
cio d'Agostino.,  volle  aggiungere  qualche  pa- 
rola alle  eloquenti  dell'  Arcivescovo  di  Bor- 
deaux. Laonde  disse:  che  dal  giorno  in  cui 
riceverebbe  la  sacra  unzione  di  Vescovo  egli 
intendeva  aggiungere  al  nome  di  Domenico  \ 
suo  glorioso  patrono  5  quello  di  Agostino  le 
virtù  episcopali  del  quale  proponevasi  torre 
ad  esemplare.  Egli  terminò  esortando  il  po- 
polo a  conservare  la  memoria  di  questo  glo- 
rioso giorno  con  raddoppiata  confidenza  nella 
protezione  del  Santo,  indi  benedì  ei  pure 
colla  Reliquia  il  devoto  popolo. 

I  Santi  Vescovi  sul  punto  di  dare  1'  ul- 
timo vale  ad  Ippona  5  eh'  erano  venuti  sì  da 
lungi  a  visitare  \  vollero  ancora  impartire 
un'  ultima  benedizione  sopra  queste  spiag- 
gie,  che  videro  tante  maraviglie  9  ed  unendo 
le  loro  mani  consacrate  tutte  insieme  nel 
nome  della  Santissima  Trinità  benedirono  il 
paese  e  questo  avventurato  popolo  al  quale 
in  questi  giorni  furono  aperte  tante  sor- 
genti di  grazia.  Tutto  il  Clero  in  coro  al- 
lora intonò  il  Te  Deum,  quel  canto  di  rin- 
graziamento, che  si  crede  composto  dallo  stesso 


8       XXXV       f| 

Agostino  ;  indi  si  diresse  al  padiglione  in- 
nalzato a  poca  distanza  per  deponi  i  Sacer- 
dotali ornamenti  e  ricevere  le  felicitazioni  dei 
generali  Randon,  Baraguey  cT  Hilliers,  che 
avevano  assistito  a  questa  si  importante  ceri- 
monia alla  testa  del  loro  stato  maggiore. 

Egli  era  il  mezzogiorno  ed  il  sole  percuo- 
teva co'  suoi  ardenti  raggi.  Tutto  il  popolo 
si  disperse  all'  ombra  degli  ulivi  dalla  Basi- 
lica della  Pace  sino  alla  sommità  del  poggio 
d'  Ippona  per  riposarsi  e  prender  cibo.  Nel 
recinto  delle  antiche  cisterne  il  generale  Ran- 
don  aveva  fatto  allestire  un  banchetto  ,  al 
quale  assistettero  i  sette  Prelati  e  le  Autorità 
civili  e  militari. 

La  brama  di  passare  la  festa  d'Ognissanti 
ad  Algeri  costrinse  i  sacri  Viaggiatori  ad  af- 
frettare la  loro  partenza  ;  ma  innanzi  di  al- 
lontanarsi 9  forse  per  sempre  ,  i  caritatevoli 
Vescovi  vollero  aver  partecipi  alla  lor  co- 
mune gioja  i  poveri  ?  distribuendo  loro  ab- 
bondanti elemosine  sulP  esempio  del  primo 
Pastore  5  del  quale  è  scritto,  transiit  bene 
facendo.  Alcune  barche  vennero  a  prenderli 
al  porto  della  Seybouse  e  tosto  noi  li  vid- 
dimo  con  rammarico    di    tutta   la  popolazione 


XXXVI 

montare  sui  loro  vascelli  ,  ed  un'  ora  dopo 
salutavano  già  coli'  ultimo  addio  la  città  ospi- 
tale di  Bona. 

Nel  por  termine  a  questa  relazione  5  che 
noi  abbiamo  distesa  il  più  possibilmente  esatta, 
è  dolce  al  nostro  cuore  offrire  ringraziamenti 
ed  i  nostri  rispettosi  omaggi  ai  venerabili 
Prelati  ed  a  quei  sacri  Ministri  incaricati  dal 
Sacerdozio  di  Francia,  che  non  curando  i  di- 
sagi di  un  lungo  viaggio ,  attraversando  un 
mare  in  una  stagione  ordinariamente  procel- 
losa 9  vennero  ad  accrescere  colla  loro  pre- 
senza il  trionfo  del  nostro  Agostino.  Noi  egual- 
mente pensiamo  essere  ufficio  nostro  ringra- 
ziare in  nome  del  Clero  le  Autorità  Civili  e 
Militari  ,  che  concorsero  con  tanta  sollecitu- 
dine e  tanto  zelo  in  tutto  ciò,  che  poteva 
dare  pompa  alla  Solennità.  Siamo  pur  av- 
venturati di  presentare  alla  popolazione  di 
Bona  tanto  zelante  ed  ossequiosa  i  ringra- 
ziamenti di  tutti  gli  illustri  e  devoti  Viag- 
giatori. Questa  non  è  che  l' espressione  sin- 
cera dei  sentimenti ,  che  noi  abbiamo  uditi 
espressi  dai  Reverendissimi  Vescovi. 

Ed  ora,  che  i  giorni  di  solennità  hanno 
avuto  termine  e  che   la   Città   di   Bona   resta 


XXXVII 

avventurata  depositaria  del  sacro  mortale  avan- 
zo dì  Agostino  ci  sia  concesso  aggiungere  a 
questa  relazione  alcune  parole.,  che  varranno 
come  la  conclusione. 

Abitanti  di  Bona  !  troppo  lungamente  vi- 
veste rassegnali  a  non  avere  per  Chiesa  che 
un  informe  ed  angusta  moschea  tolta  ai  Mao- 
mettani e  veramente  indegna  d5  aversi  per 
la  Casa  di  Dio.  Troppo  lungo  tempo  ancora 
non  picciol  numero  di  voi  allegò  per  prete- 
sto la  ristrettezza  del  luogo  per  togliersi  dal- 
l' assistere  ai  divini  uffici.  La  manchevole  ca- 
pacità 5  che  prima  d'ora  vi  valeva  a  scusa \  da 
qui  innanzi  non  sarà  che  un  indegno  sutterfugio, 
indegno  di  voi  5  indegno  della  vostra  pietà 
al  presente  che  possedete  entro  alle  vostre 
mura  questo  inestimabile  Tesoro,  Palladio  sa- 
cro ?  che  voi  con  tanta  gioja  avete  accolto. 
Altre  volte  sopra  terra  straniera  questi  ve- 
nerati Avanzi  hanno  ricevuto  una  regia  ospi- 
talità ,  e  sarà  egli  dicevole  che  ritornando 
alla  sua  patria  un  avanzo  mortale  di  Colui , 
che  d'  ora  innanzi  avrà  il  nome  di  vostro 
Padre,  non  abbia  un  onorato  monumento  per 
raccoglierlo  ?  Di  certo  più  tardi  (  ci  è  caro 
sperarlo  )    le  ruine  della  Basilica   della   Pace 


XXXVIII 

saranno  purificate  dalla  immonda  sordizie,  che 
la  imbrattò;  sopra  questi  antichi  fondamenti, 
sopra  queste  vecchie  muraglie,  che  spesso  han- 
no udita  la  voce  di  Agostino  5  una  novella 
Basilica  della  Pace  si  innalzerà  ,  più  tardi 
ancora  sopra  queste  vaste  cisterne ,  sopra  di 
questo  monumento  elevato  per  fraterna  cura 
dei  Vescovi  di  Francia  verrà  edificato  un 
tempio  che  notte  e  giorno  risuonerà  dei  sa- 
cri cantici  ;  ma  sfortunatamente  ancora  per 
gran  tratto  di  tempo  verrà  ritardata  V  esecu- 
zione di  un'  opera  così  sontuosa  ;  trattanto 
Voi  ,  o  abitatori  di  Bona,  Voi  sarete  gli  av- 
venturosi guardiani  di  questa  sacra  Reliquia. 
Se  la  vostra  fede  non  ci  fosse  ben  cono- 
sciuta ;  se  noi  non  Y  avessimo  veduta  mani- 
festarsi tanto  apertamente  in  questi  giorni  $ 
noi  ci  serviressimo  di  argomento  più  umano 
per  eccitarvi  a  costruire  ora  una  Chiesa  entro 
le  mura  di  questa  vostra  Città  ,  e  vi  diremmo, 
che  ci  va  del  vostro  decoro  di  edificare  al 
Divo  Agostino  un  tempio  degno  di  lui ,  de- 
gno di  voi.  Da  qui  innanzi  la  vostra  avven- 
turata città  sarà  scopo  di  numerosi  pellegrinag- 
gi, e  sarà  egli  condecente  cosa  che  il  devoto 
viaggiatore  invanamente  cerchi  il  monumento 


^g       XXXIX 


dalla    vostra    religione    innalzato    al    patrono 
della    Città?  E  che  questi   ritornando    dappoi 
alla  sua  terra  non    abbia  per   la  vostra   Bona 
che  parole  di  biasimo?    Direte  voi  che  man- 
cano i  necessarj    mezzi ,  che  l'egoismo  del  se- 
colo tiene  la  generosità    serrata   entro  i  cuo- 
ri ,    che    un    monumento     quale    noi    propo- 
niamo richiede   1'  opera  di  secoli  ?   E   il  con- 
fessiamo ,    F  egoismo    domina  \    non    sono    ia 
gran  copia  le   anime   generose   capaci   a  fare 
un  sacrificio  s'elleno  non  vedono  tantosto  chia- 
ramente spiccare  la  ricompensa.   Pur  tuttavia 
noi  crediamo   non    incerto  il  successo    se    voi 
siete  fermamente  uniti  in  questo  desiderio.,  in 
una    medesima    volontà.     Noi    confidiamo   nel 
successo  poiché   F  opera  è  cattolica  è  france- 
se ;   noi  speriamo   con  gran  fiducia    perchè  vi 
sta   della   vostra   religione,   del  vostro  decoro, 
dell'  interesse   della    vostra    Città   chiamata   a' 
più    grandi    destini.     Con  questi  tre  motori , 
religione  ,    onore  ed  interesse ,    si  fanno    ma- 
ravigliosissime  cose.  Non  intendiamo  proporvi 
una  di    quelle    grandiosissime    Cattedrali    del 
nord    simbolo    della    pietà     de'  nostri     padri. 
Sopra  più  strette  proporzioni  può  essere  edi- 
ficata una  chiesa   nelle  vostre  mura,  né  man- 


XL 

cano  artisti  cristiani  che  conoscono  una  Mo- 
schea, un  tempio  di  Giove  non  poter  essere 
Casa  del  vero  Dio  5  e  questi  saranno  glo- 
riosi poter  consacrare  V  opera  loro  ad  ele- 
vare la  prima  basilica  Cristiana  nelP  Algeria. 

Ànimo  adunque  ,  abitanti  di  Bona  !  A  voi 
solo  domandiamo  che  intraprendiate  f  inco- 
minciamento;  abbiate  fiducia  nella  vostra  im- 
presa 5  che  è  pur  quella  di  Dio  ;  accingetevi 
senza  temenza  j  e  confidate  che  la  Francia 
nostra  Cristiana  patria  ?  che  V  Europa  intera 
si  terranno  avventurate  poter  venire  coi  loro 
sovvenimenti  ad  associarsi  a  noi  per  erigere 
il  tempio  ad  Agostino. 

Noi  diremo  alla  Francia  cattolica  9  il  va- 
lore dei  nostri  guerrieri  ha  conquistato  in 
queste  regioni  una  seconda  Francia ,  grazie  ad 
un  augusto  intervento  la  novella  Ippona  ha 
veduto  ritornare  a  se  un  avanzo  del  gran 
Dottore  che  già  le  fu  Vescovo;  penetrata  dalla 
grandezza  di  questo  favore  la  Città  di  Bona 
desidera  vedere  innalzato  nelle  sue  mure  un 
tempio  cristiano  atto  a  riunire  tutti  i  suoi 
cittadini  intorno  all'  altare  d'  Agostino.  Il  suo 
potere  non  giunge  al  bisogno  per  sì  gran- 
d'  opera  ;   ed   è   perciò   che   alla  Francia  cri- 


stiana  ella  stende  Ja  niano9  perchè  le  porga 
il  suo  ajuto.  Nei  tempi  andati  le  città  ed  i 
popoli  si  collegavano  assieme  per  innalzare  sino 
al  Cielo  quelle  magnifiche  Cattedrali,  le  quali 
pur  oggidì  formano  la  gloria  vostra.  Ezian- 
dio a'  giorni  nostri  la  Città  di  Bologna  di 
mare  ha  veduto  sorgere  un  tempio  magnifico 
costrutto  dalla  carità  dei  fedeli.  E  perchè 
mai  questo  non  potrà  avvenire  a  Bona?  Bo- 
logna non  avea  da  custodire  come  noi  un 
tesoro  nel  mortale  avanzo  d'  Agostino  ,  ma 
i  fedeli  di  quella  Città  avevano  fede  nell'ope- 
ra loro.  Noi  pure  abbiamo  fede  in  questa 
impresa  che  non  può  mancare  di  buon  suc- 
cesso. Noi  abbiamo  fede  nella  vostra  religione 
celebrata  in  tutta  cristianità  5  fede  nella  vo- 
stra generosità  che  è  illimitata  ,  fede  ancora 
nelF  avvenire  di  questo  paese  che  V  incivili- 
mento cristiano ,  essendo  Agostino  guida  5  va 
sempre  meglio  ampliandosi. 

Noi  diremo  all'  Europa  tutta  :  Agostino  non 
fu  solamente  Vescovo  d'una  Provincia  d'Afri- 
ca ;  ma  fu  ancora  Dottore  della  Chiesa  uni- 
versale 5  e  le  sue  immortali  opere  trasportate 
in  tutti  gli  idiomi  da  secoli  formano  la  con- 
solazione del  mondo  cattolico.  E  per  rendere  a 


n   XMI   @ 

questa  Reliquia  gli  omaggi  che  le  sono  do- 
vuti che  noi  chiamiamo  tutti  i  popoli  cristiani. 
Questa  è  impresa  eminentemente  cattolica  ; 
laonde  non  dubitiamo  punto  che  la  nostra 
voce  non  sia  intesa  ;  anzi  ci  teniamo  nella 
lieta  speranza  che  ben  tosto  sopra  queste 
spiaggie  sì  lungamente  deserte ,  s'  innalzerà 
un  tempio  degno  d' Agostino,  degno  del  mon- 
do cristiano. 


iDDiimiitit  militala 


CITATI 


NELLA   RELAZIONE 


3      o     §#3N* 


ì\.°  I. 


AIXTOINE  ADOLPHE  DUPUCH, 

par  la  miséricorde  divine  et  la  gr?ce  du  Saint-Siége  apostoliqae, 
ÉVÉQUE  D' A1GER , 

ASSISTA  \T    AU    TRONE    PONTIFICAI,  «, 

au  Cle f 'gè  etauoc  Fideìes  de  riotre  Diocèse,  Salut  et  Bénédiction 

H  MITRE  SFJS5EU  JESI  S-BRIST. 


E, 


iNfin,  nous  avons  pu  l'aire,  ce  matin,  Nos  Très  Chers 
Frères ,  et  par  les  portes  sacrées  des  saints  Apótres ,  le 
premier  pas  de  notre  retour  vers  vous,  vers  notre  pauvre 
et  chère  Eglise  !  Il  y  a  si  longtemps  que  nous  sommes 
séparé  de  vous ,  tant  et  de  si  graves  circonstanccs  ont 
retardé  ce  bienheureux  moment  !  Car ,  e'  est  à  peine  si 
nous  vous  avons  entrevus  depuis  plus  de  sept  mois  ;  et 
pourtant  vous  saviez  bien  que  si  nous  étions  absents  de 
corps ,  nous  n'  avions  pas  cesse  ,  nous  ne  pouvions  pas 
cesser  d'  ètre  présents  de  cceur  au  milieu  de  vous  tous  y 
fréres,  enfants  bien-aimés,  pour  lesquels  nous  nous  laissions 
ainsi  aller,  sur  les  terres,  sur  les  mers,  partout  où  nous 
dispersait  nous  (et  ceux  qui  partageaicnt  nos  pèlerinages) 
la  volonté  de  notre  Pére  celeste,  de  ceux  qui  nous  le 
représentent  par  leur  autorité  sacrée  cornine  par  leur  ten- 
dressc  et  leur  sollicitude  pour  vous  et  pour  nous. 


Eh  !  qu  aìlions-nous  demander  aux  fontaines  salutaires 
de  notre  prenfiière  patrie  5  si  ce  n'  était  de  réparer  des 
forccs  épuisées  à  votre  service  et  qui  ne  devaient  renaitre 
que  pour  vous  ètre  livrécs  de  nouveau  jusqu  a  la  fin  ? 
Pourqttoi  9  au  coeur  le  plus  vif  <T  un  hiver  dont  nous 
ignorìons  depuis  longtenips  les  rigueurs,  traversions-nous, 
par  dcux  fois  et  par  des  fleuves  débordés  3  des  chemins 
rompiis,  la  France  presque  tout  entière,  si  ce  n'  était  pour 
trailer  avec  le  Roi.,  comme  bientót  dans  la  ville  sainte  et 
après  toute  sorte  de  nouveaux  voyagcs,  avec  l'Evèque  et 
le  pére  de  tous,  les  questions  les  plus  intéressantes  pour 
Y  avenir,  1'  établisseinent,  le  développement  de  la  foi  dans 
notre  étrange  diocèse  ? 

A  Di  cu  mille  fois  graces  et  amour!  a  Dieu,  qui  a  tout 
fait,  qui  seul  pouvait  disposer  tout  ,  selon  qu  il  Y  a  fait 
plus  que  jamais  pour  vous  et  pour  nous  avec  une  admi- 
rable  providcnce  !  —  Car  qui  pouvait  donc  incliner  ainsi 
et  jusqu'  à  ce  point  la  volonté,  le  coeur  des  plus  puissants 
du  monde  et  par  eux  encore,  il  est  vrai  aussi,  par  notre 
sincère ,  notre  filiale  piété,  qui  pouvait  préparer  ainsi  le 
coeur  du  successeur  de  Pierre  pour  l'accomplissement  des 
choses  si  imprévues  et  non  moins  importantes  qu  impré- 
vues  que  nous  consommons,  cà  peine  arrivé,  avec  la  plus 
merveiileuse  comme  la  plus  douce  facilitò  ? 

Dix  nouvclles  églises  5  un  nombre  de  nouveaux  titres 
correspondant  cà  nos  nouveaux  bcsoins,  une  maison  ecclé- 
siastique,  tout  à  la  fois  grand  et  petit  séminaire,  solidement 
établie ,  et  déja  dotée  en  partie ,  notre  immense  diocèse 
désormais  partagé  cn  trois  provinces,  qui,  plus  tard  peut- 

étre Laissons  faire  Dieu!  et5  pour  chacune  de  ces  trois 

provinces,  des  maisons  religicuses  ancicnnes  dans  1'  Eglise, 
vigoureusement  constituées ,  éprouvées  depuis  des  siècles 
et  célèbres  par  tonte  la  terre,  entre  une  multitude  d'au- 


tres,  par  leurs  ceuvrcs  exccllentcs  ;  l' éducation  d' une  por- 
tion  intéressante  de  nos  jeunes  diocésaines,  et,  avee  elles, 
celle  de  quelques  orphelines  chéries  ,  assurée  après  trois 
ans  de  vceux ,  de  supplications  et  d'  efforts,  sclon  nos  dé- 
sirs  Ics  plus  ardents  et  ceux  de  leurs  familles  iinpatientcs; 
Ics  questions  Ics  plus  difficiles  résolucs  dans  le  sein  de 
1'  Eglisc  mème  de  Rome,  conune  dans  cclles  d' une  mòre, 
ainsi  que  nous  Ics  avions  résolucs,  dans  la  droiturc  et  la 
siinplicité  de  notre  ame  profondément  émue  de  ces  memes 
questions,  hélas  !  trop  et  depuis  trop  longteinps  dénaturées. 

Mais  nous  ne  finirions  pas,  N.  T.  G.  F.,  si  nous  vou- 
lions  énumércr  ce  que  nous  avons  obtenu  pour  vous  du- 
rant  ces  derniers  temps,  et  cornine  prix  de  ces  courses 
multipliées  à  1'  égal  de  vos  besoins  et  de  notre  amour.  — 
Le  temps,  l'heure  nous  pressent.  —  C  est  à  Ostie,  pen- 
dant les  heures  fugitives  d' une  des  plus  douces  nuits  de 
notre  vie,  quand  déjà  fumé  sur  le  rivagc  voisin  le  vaisseau 
rapide  qui  devait  nous  ramener  vers  vous  au  jour  de  la 
Paque  prochaine,  et  qui  vous  apporterà  seulemcnt  ces 
quelques  lignes  qui  s' épanchent  de  notre  coeur  dans  le 
vótre....  Huit  jours  après  son  heureuse  arrivée  nous  tou- 
cherons  nous-meme  au  port. 

À  Ostie  !  Après  avoir  célèbre  le  sacrifico  (  qu'  elle  recom- 
mandait  à  Augustin  d'offrir  fidèlement  a  sa  mémoire  chérie) 
sur  son  corps  vénérable  lui-mème  ,  et  au  moment  de  le 
célébrcr  de  nouveau  cà  la  place  moine  où  elle  lui  fesait 
cette  touchante  recommandation,  à  la  veillc  de  notre  pè- 
lerinage  fratcrnel  a  son  proprc  tombeau,  a  TEglise  d'Ani- 
broisc  ,  au  Baptistaire  de  la  basilique  ambroisienne 

A  Ostie  !  où  le  ciel  est  si  pur  ce  soir  !  presque  appuyé 
sur  la  fenètre  d'où,  s' entretenant  ensemble,  quelques 
jours  avant  sa  fin,  ils  crurent  avoir  entrevu,  un  pcu  tou- 
ché  le  ciel,  paululum  attigiinus 


A  Ostie  !  dans  la  chambre  mème  de  Monique,  là  où  elle 
moiirut  entre  les  bras  de  celui  dont  elle  était  doublement 
la  mère....,  avee  quelle  efTusion  de  coeur  nous  embrassions 
tout-à-1'  heure  Y  antique  autel  élevé  à  cette  place  sacrée  , 
avec  quels  saints  transports  nous  vénérions  ses  rcliques  , 
nous  leur  unissions,  en  Ics  couvrant  de  nos  baisers  et  de 
nos  larmes,  celles  d'Augustin!  les  premiòres  qui  nous  fu- 
rcnt  données  après  notre  conséeration  episcopale  et  par 
le  saint  Pontife  de  Rome  9  elles  ne  nous  quittaient  plus  ; 
depuis  quatorze  cent  cinquante  ans ,  elles  n'  avaient  plus 
sanctifié  cette  demeure....  Il  nous  semblait  que  les  osse- 
ments  s' animaient,  tressaillaient,  devenaient  ardents  entre 
nos  ìiiàins  tremblantes.  —  Nous  croyions  presque  quelle 
était  aussi  notre  mère  et  que  nous  étions  son  fìls ,  nous 
qui  succédions  le  premier  a  ce  fds    de    tant    de    larmes , 

aprés    plus    de    quatorze   siècles Oh!  que  sera-ce  donc 

dans  huit  jours  ,  quand  son  tombeau  nous  sera  ouvert , 
qu'il  nous  apparaitra,  que  nous  le  tiendrons  embrassé  de 
toutes  les  forces ,  de  toute  la  tendresse  de  notre  coeur  ! 
que  sera-ce  donc  au  Cieli... 

Au  moment  de  quitter  la  Ville  Sainte,  N.  T.  C.  F.,  nous 
avons  été  comblé  des  faveurs  Ics  plus  touchantes,  des  ca- 
resses  paternelles  les  plus  tendres  de  Y  Evèque  des  Evèques. 
Que  ne  pouvons-nous  vous  écrire  ses  propres  paroles!  Elles 
déborderont  de  nos  lèvres  et  de  notre  coeur  aussitót  que 
nous  remonterons  dans  notre  chaire  episcopale.  Nous  vous 
écrirons  méme  de  nouveau,  s' il  le  faut,  au  sujet  du  ma- 
gnifique  pouvoir  que  le  Saint  Pére  a  daigné  nous  accorder 
touchant  le  eulte  de  la  nouvelle  protectrice  de  notre  Egli- 
se5  au  tombeau  de  laquelle  nous  avions  voulu  aller  con- 
fier  nos  dernières  négociations  et  le  succès  de  notre  vo- 
yage  principal.  En  signe  d'  union  et  comme  premier  gage 
de  notre  reconnaissancc,  nous  lui  avons  laissc  un  des  an« 


<imm    7    ijwmi 

ncaux  qui,  dans  Ics  jours  solenncls,  brillaicnt  a  notre  doigt 
pastoral.  Quo  ne  lui  devrons-nous  pas  témoigncr  maintc- 
nant  quc,  grace  a  sa  protcction  aussi  puissantc  que  grà- 
cieusc  ,  nous  avons  plus  quc  réussi,  tant  le  succcs  a  été 
prompt  dans  tout  ce  qua  nous  avons  demandò  et  entrepris! 
Si  notrc  course  a  été  licureuse  et  rapide,  alors  que  par 
amour   nous  nous  éloignions  de  vous,  combicn  plus    ar- 
dente elle  sera  maintenant  (pie  nous  revenons  vers  vous, 
vers  notre  vraie  patrie,  vers  ton  berceau,  Eglise  cbérie!... 
C  est  vous ,   ce  sont  vos  prières  et  avec  elles  les  sup- 
plications  de  tant  d'  enfants  que  Dieu  nous    avait  donnés 
aussi ,  qu  il  nous  a  conservés  par  toute  terre ,    sur   tous 
les  rivages,  sur  ceux  qui  regardent  vers  vous  en  particu- 
lier,  qui  avaient  gonfie  les  voiles  de  notre  vaisseau  étonné, 
qui  le  pousseront,  plus  fier  que  jamais  de  sa  merveilleuse 
vitesse,  jusqu  à  ce  qu  il  nous  ait  rendu  à  vos  àmes,  sans 
plus  de  séparation,    de  longtemps  du  moins,    et    jamais 
éternelle  :  ce  n'  est  plus  possible  sur  terre,  nous  vous  Y  a- 
vions  juré,  nous  vous  le  jurons  de    nouveau.  —  Evèque 
d' Alger ,  nous  vivrons ,  nous  mourrons    sur    ce  glorieux 
berceau  de  tant  de  nouvelles  Eglises,  premier  rejeton  dans 
ces  derniers  jours,  rejeton  vivant  du   tronc    tant    fécond 
de  tant  d'illustres  Eglises. —  La  mort  clle-mème  ne  pour- 
rait  pas  rompre  ces  liens,  car  ce  sont  les  liens  du  coeur, 
les  liens  de  l'ame  d'un  Evèque,  ces  liens  sont  indestru- 
ctibles.  11  n'  y  a  que  nous  qui  vous   puissions    dire    avec 
vérité:    A  toujours!    Gomme   les   arbres   dans  une  terre 
vigoureuse  enfoncent  d'  autant  plus  leurs  racines  quc  leur 
cime  est  davantage  agitee  par  Ics  tempetcs,  ainsi  plus  que 
jamais,  ainsi  jusqu  au  plus  profond  de  cette  terre  d' Afri- 
que  8J  enfoncent  les  nòtres. 

Mais  e'  est  assez....  Aussi  bien  le  jour  ne  tarderà  guòre 
à  revenir j  de  pareillcs  nuits  coulent  si  vite!  Ses  premiers 


feux  teindront  bientót  les  rivages  où  ils  révélaient  aux  yeux, 
au  cceur  d'Àugustin  et  de  Monique  les  splendcurs  du  soleil 
é temei  de  justice,  de  véritó,  d'amour.  —  Déjà  s'allumcnt 
dans  notre  cceur  les  memes  clartés,  les  mèmes  flammes.  — 
Il  y  a  long-tcmps  quii  ri  avait  élé  aussi  arderti  eri 
nous.  —  II  est  vrai  (fri  il  notes  parie  dans  le  chemin.  — 
Allons  ,  allons  à  l'  autel  de  Monique  ;  offrons  encore  les 
sacrés  mystères,  répandons,  épanchons  notre  cceur  et 
puis  partons. 

Et  toi ,  feuille  légère  ,  plus  heureuse  que  nous  qui  ne 
saurions  cette  fois  égaler  la  vitesse  de  ta  course,  pars  sans 
plus  tarder.  La  main  écrit ,  parie  ,  elle  aussi  ,  de  Y  abon- 
dance  du  cceur.  Ils  croiront  presque  que  e'  est  nous  déjà. 

Donne  à  Ostie,  le  46  mars  4842,  sous  notre  seirig 
particulier. 

f  ANTOINE-ADOLPHE , 

Evèque  d' Alger. 


*m$m     J)     NBW* 


N.°    IL 


ANTOINE-ADOLPHE  DUPUCII, 


par  la  miséricorde  divine  et  la  gràce  du  Saint-Siègeapostoìique^ 
ÉVÈQUE  D'ALGER, 

ASSISTANT    AU    TUONE    PONTIFICAI,  , 

au  Clergé  et  auoc  Fidèles  de  notre  Dlocèse  5  Salut  et  Bénédiction 

m  NOTRE  SEIGNEUR  JESUS  GHRIST. 


Nos  Très  Ghers  Frères 


Jl  y  a  huit  jours,  ce  soir,  à  cette  méme  heure  profon- 
dément  recueillie,  (pie  nous  vous  écrivions  avec  effusion 
de  cceur:  nous  venions  de  faire  le  premier  pas  de  notre 
bèni  retour  vers  vous:  nous  étions  à  Ostie,  ad  ostia  Tiberina, 
humblement  prosternò  sur  le  seuil  de  la  petite  chambre  où 
Monique  et  Augustin  nous  semblaient  encore  converser  avec 
nous,  leur  indigne  fìls,  leur  plus  indigne  frère;  d'où  nous 
croions  presque,  nous  aussi,  toucher  un  peu  le  ciel  avec 

eux Oh!  qu'il  faisait  bon  demeurer  là  et  que  volontiers 

nous  y  eussions  à  jamais  fìxé  la  tente  quii  nous  faut  lever 
chaque  matin,  si  vous  ne  nous  eussiez  pas  appelé,  si  nous 
n'avions  senti  nos  pas  impatients  de  courir  a  un  autre  seuil, 
à  un  autre  autel,  à  cclui  où  nous  venons  de  tomber  à 
gcnoux  et  duqucl  nous  vous  éciivons  encore,  a  toujours, 


pour  bénir,  pour  rendre  gràces,  d'ineffables  gràces  à  Dieu 
pour  Ics  biens  dont  il  ne  cesse  de  nous  comblcr  pour  vous 
et  avec  vous. 

Certes,  N.  T.  G.  F.,  nous  avions  bien  raison  de  ne  vouloir 
pas  prévoir,  de  ne  pas  essayer  par  avance  de  goùter  le 
mystère  que  nous  devions  trouver  à  son  toinbeau,  là,  devant 
nous,  aux  pieds  de  cette  arche  si  magnifìque  par  ses  or- 
nements,  le  prix  de  ses  marbres  et  l'art  de  ses  ouvriers, 
par  la  piété  du  saint  Pontìfe  qui  vient  de  la  relever  plus 
magnifìque  encore,  mais  bien  autrement  et  mille  et  mille 
fois  plus  magnifìque  par  le  trésor  quelle  renferme  depuis 
tant  de  siècles!  Quels  siècles,  N.  T.  G.  F.,  et  que  s' est- il 
passe  depuis  qu'ils  ont  commencé  à  se  succeder  ainsi  jusqu'à 

ce  soir,  quel  est-il  ce  trésor? pourquoi  est-ce  ici  quii 

nous  apparait  enfin  ?  N'  est-ce  pas  le  nótre  aussi  9  le  vótre 
autant  que  celui  de  cette  antique  et  hospitalière  église,  la 
digne  sceur  de  Y  église  d'Ambroise,  le  nótre  davantage 
encore,  si  e' est  possible,  si  nous  osons  le  dire  dans  son 
sein....  Et  pourquoi  ne  le  dirions-nous  point?  Ne  l'a-t-elle 
pas  senti  en  nous  voyant  accourir  avec  une  joie  si  impé- 
tueuse  et  si  tendre,  en  nous  donnant  ce  matin,  àia  céne, 
de  la  bouche  de  son  Ange,  le  baiser  fraternel,  en  nous 
pressant  entre  ses  bras  tremblants,  en  nous  embrassant, 
pour  ainsi  parler,  plus  étroitement,  plus  fraternellement 
encore  sur  ces  cendres  sacrées,  en  nous  promettant  de 
l'ouvrir  demain  sans  voile,  sans  mesure,  en  nous  donnant 
à  voir,  à  embrasser  avec  elle  Augustin  se  levant  de  son 
sépulcre  pour  nous  bénir,  nous  communiquer  sa  vie;  ainsi 
autrefois  les  ossements  du  prophète!....  pour  revenir  avec 
nous,  car  elle  partagera.... 

Entendez*-vous  bien,  N.  T.  G.  F.,  elle  partagera!  non  point 
(ju  elle  puisse  se  dessaisir  de  ce  que  lui  assurent  tant  de 
siècles  de  vénération  et  d' hommages  de  tonte  sorte,  mah 


MHiEt    -1  i    tanni 

;;#rce  (fu  clic  nous  dannerà  tout  ce  qu  clic  petit  cncorc 
donner  depuis  que  Ics  plus  catoliques  des  princes  et  Ics 
plus  fervents  disciplcs  d'un  autre  Augustin  se  sont  dispute, 
et  ont  ravi  a  sa  tcndrcssc  le  fragment  d'un  des  bras,  d'un 
des  pieils  de  l'infatigable  apologiste,  du  plus  infatigable  des 
pasteurs. 

Entcndez-vous  bien!  Nous  ne  scrons  donc  pas  venus  en 
vain!  notre  foi  d'enfant  et  de  frère  n'aura  pas  été  trompée! 
nos  vénérables  frères,  Ics  Evcques  de  France  n'auront  donc 
pas  vainement  uni  leurs  pieuses  oflrandes  et  leurs  sacrifices 
à  l'offrande,  aux  sacrifices  de  tout  ce  que  nous  avions  de 
tendresse  et  d'amour!  nous  ne  reviendrons  donc  pas  seuls, 
mais  chargé  des  plus  riches  dépouilles,  mais  courbé  sous 
le  poids  de  notre  bonheur  autant  que  du  doux  fardeau 
qui  nous  sera  donne! 

Ondes  célèbres  ,  trop  souvent  agitées,  bouleversées  par 
Ics  tempètes,  et  qui,  dit-on,  vous  abaissàtes  si  dociles,  si 
gnteieuses ,  sous  la  petite  barque  qui  emportait  en  fuyant 
ces  ossements  mouillés  de  tant  de  pleurs,  loin  des  rives 
désolées  d'Hyppónc  renversée;  vous,  quii  avait  tant  de 
Ibis  traversées,  avec  Monique,  avec  Alype,  avec  Adeodato 
avec Nèbride...  oh!  abaissez-vous  encore,  soyez-lui,  soyez- 
nous  plus  gracieuses  encore,  car  voici  les  jours  de  retour. 

Ce  ne  sont  plus  des  larmcs  amères,  intarissables  cornine 
celles  que  Palladie  avait  versées  dans  son  sein  cornine  le 
deuil  de  scs  bicn-aimés;  ce  sont  les  plus  douces,  les  plus 
délicieuses  larmes  de  la  joie  de  son  premier  successeur,  de 
ses  nouveaux  bicn-aimés,  dont  ils  seront  inondés  plus  en- 
core,  si  toujours  il  était  possible. 

Et  toi,  terre  chéric,  terre  sacrée,  tressaille!  lève  la  tète, 
ta  tète  sur  les  humiliations  de  laquelle  nous  pleurions  na- 
guèrcs  avec  je  ne  sais  quel  mélange  de  cette  amertume  et 
de  ccttc  douceur;  Ilyppòne!  Ilyppòne  lasienne,  la  notre, 


qttels  jours  que  ceux  qui  ont  commeneé  à  luire,  qui  vont 
bientót  éclatcr  sur  toi  ! 

Et  si  aux  ossements  d' Augusti n ,  à  ceux  d'Eugène  de 
Carthage,  de  Cypricn,  de  Perpétue ,  de  FéTieité,  quidéjà 
sont  revenus,  nous  pouvions  unir  ceux  de  Monique ,  de 
Jacques  et  de  Marien....  Nous  l'avons  demandé  par  Àugustin, 

nous  l'obticndrons,  nous  en  attestons  Ostie ,  et  quand 

sera  couronné"  le  monument  fraternel  dont  nous  avons  jeté 
les  fondements  dès  notre  première  apparition  sur  tes  rivages, 
que  nous  cimentàmes,  au  retour  du  jour  de  son  sommeil, 
par  une  de  nos  premières  ordinations,  quand  pourront 
accourir  avec  nous,  selon  leur  touchante  promesse ,  les  plus 
heureux  des  évéques  de  ces  églises  des  Gaules  étonnées 
et  fières  de  te  rendre  une  part  de  ce  que  tu  leur  prodiguais 
alors alors!  qui  eùt  j  a  mais  pu  soupconner? 

Etvoilàl'Eglise  de  J.-C;  voilà  l'Eglise  éternelle,  l'Eglise 
batie  sur  la  pierre  que  nous  tenions  si  fort  embrassée  le 
matin  méme  de  notre  départ  pour  Ostie,  pourPavie,  pour 
Hyppòne!  quand  le  jour  solennel  de  ce  nouveau  triomphe 
se  leverà  sur  une  de  ses  plus  antiques,  de  ses  plus  glo- 
rieuses  filles,  qui  pourra  douter  encore  des  desseins  du 
maitre  sur  toi,  sur  nous,  sur  notre  mission? 

Il  n'y  a  qu'un  instant,  au  moment  où  frémissait  notre 
piume  impartente,  sìcut  velociter  scribcntìs,  par  le  calme 
profond  de  la  nuit  qui  commencait  à  desccndre  le  long  des 
vitraux  sacrés,  nous  avions  attaché  nos  regards  humides, 
notre  cceur  qui  se  fondait  sur  le  bronze  de  Y  arche ,  à 
l'endroit  méme  où  reposent,  où  se  réjouissaient  ses  restes 
vénérables,  cornine  dans  leur  lit  de  gioire,  saluc,  chante* 
par  le  prophète,  il  nous  semblait  que  les  cieux  étaient 
ouverts  au-dessus,  et  qua  notre  vue,  à  notre  approche 
fraternelle,  tout  indigne  que  nous  en  sommes  mille  fois, 
il  exultait  dans  leur  gioire....  Etait-ce  une  illusion,  était-ce 


*****      -15      §3C^* 

prcsque  la  réalitó  (nous  ne  savons  vraimcnt)....  Oh!  par- 
donnez-nous,  vous  tous  qui  lirez  ecs  étranges  pages;  par- 
donnez-nous  ecs  épanchements  de  notre  ame  qui  s'en  va 
dans  la  vótre  comme  elle  montait  vers  la  sienne;  nous  ne 
savons,  mais  nous  avons  crii  que  nous  pouvions  lui  parler, 
quii  nous  cntendait,  qu'il  nous  apparaissait....  Tantót  c'était 
comme  une  nuéc  lumineuse  qui  enveloppait  cette  sorte 
d'arche  d'alliancc.  Exidtabunt  sancii  in  gloria;  hztabuntur 
in  cuhilibus  suis.  Avec  lui,  e'  étaient  Monique,  Alypc, 
Àdéodat,  Possidius.  —  Pourquoi  seraient-ils  séparés  là, 
eux  qui  ne  le  furcnt  point  par  la  mort  :  elle  n'  avait  pu 
leur  óter  leur  vie  qui  se  confondait;  ce  n'est  pas  de  ce 
changement  que  parie  l' Eglise ,  prò  tuis....  cnim  vita 
mutatur,  non  tollitur. 

Tantót  il  était  seul:  sa  figure  vénérablc  et  calme,  telle 
que  l'avaicnt  vuc  Palladio  et  son  frère,  s'inclìnait  vers  nous, 
vous  cussiez  dit  qu'il  nous  tendait  la  main,  samain  ardente 
comme  son  cceur  qui  jetait  des  flammes! 

Tantót  nous  n' apercevions  rìen ,  mais  nous  entendions 
le  doux,  le  sacre  murmurc  de  sa  voix  qui  nous  appelait, 
nous  invitait,  nous  flattait  presque,  nous  encourageait  ; 
e' étaient  moins  Ics  récits  du  passe  que  les  entrailles  de 
1'  avenir  qui  s' cntr'  ouvraient. 

Tantót  attesi  nous  lui  ofTrions  tout  ce  qu'il  nous  a  donne 
le  premier  par  l'inexprimable  vocation  de  Dieu  sur  vous  et 
sur  nous;  nous  lui  parlions  de  vous,  de  vous  tous,  de  la 
Franco,  du  saint  et  immortel  Pontife  dont  nous  quittons 
à  peine  les  gcnoux  paternels,  de  nos  premiers  lévites  qui 
portent  panni  vous  son  nona  tutélaire,  d'Hyppóne,de  Tagaste, 
de  Cirtha,  de  Madaure,  de  Garthage,  de  Calarne,  de  Julia- 
Césarée,  de  Milan,  d'Ostie;  nous  répétions,  nous  répétions 
cncore  ecs  noms;  c'était  a  notre  bouche,  à  notre  coeur,  et 
il   nous   scmblait  au    sicn,   plus   que  le  premier  sue  du 


44    a**** 

printemps  a  l'abeille  avide,  plus  que  le  lait  a  l'enfant,  l'eau 
vive  au  cerf,  la  rosee  au  gazon,  plus  que  le  miei  le 
plus  pur.... 

Tantòt  nous  voulions  savoir  comment  s'étaient  préparés 
ces  événements  merveillcux  qui  étonnent  encore  de  joie 
l'Eglise  de  la  terre  et  du  cicl  et  qui  enfantent  ton  berceau, 
ó  pauvre  et  chòre  Eglisc  d' Àfrique  ! 

Tantót  nous  lui  demandions  ce  que  tu  deviendrais  dans 
la  suite  des  ages,  dans  ces  premiers  jours  eux-mémes,  peut- 
étre  de  notre    vivant  encore ,   ou   lorsque  nous   irions   le 

rejoindre,  si Oh!   nous  nous   soinmes   baigné   dans  la 

fontaine,  nous  nous  retrempons  dans  le  feu,  nous  ne  serons 
pas  infìdèle,  adlmrmt  lingua  faucibus  Tritisi  nous  le  sup- 
plierons,  avant  de  le  quitter,  de  mourir  plutót  sur  ce 
marbré  où  nous  vous  écrivons. 

Etait-ce  d'abord  un  dessein  de  justicc  ou  d'amour  de 
Dieu?  ce  dessein  serait-ii  chance?  est -ce  pour  accomplir 
sur  toi,  sur  la  France,  sur  nous  une  aftreuse  et  effroyable 
mission,  ou  bien  une  mission  de  celeste  miséricorde?.... 

Il  y  a  qualorze  siècles  qu'  il  priait,  qu'  il  ne  cessait  de 
prier  et  avec  lui  Monique,  Possidius,  Fulgence,  Eugène, 
Optat,  et  avec  eux  le  sang  de  Cypricn,  de  Théogènes, 
d'Etienne,  de  Jacques  et  de  Marien,  de  Clément  et  de 
Vincent,  de  Perpétue,  de  Félicité  et  de  leurs  frères:  l'échelle 

d'or  touchait  encore   de  la  terre  aux   cieux La  divine 

justice  n'était-elle  pas  cornine  lassée,  et  que  pouvait-elle 
ajouter  en  quelque  sorte?.... 

Eglise  d'Àlger,  fille  et  veuve  de  trois  cent  cinquante- 
quatre  églises,  que  te  restait-il?  La  main,  la  faible  main 
d'enfant  de  celui  qui  fa  été  envoyé  en  eùt  facilement 
contenu  les  cendres,  et  pas  un  de  tes  fils  n'était  signé  de 
la  Croix. 

Non,  non,  non!  Et  que  ce  cri  qui  monte  au  Cicl  du 


plus  profond  de  notre  coeur,  et  qui  rctentissait,  quenous 
avons  crii  cntendre,  que  nous  avons  cntcndu  si  vif,  si 
pénctrant,  si  tendre,  cn  ce  moment  solennel,  unique  dans 
notre  étrange  vie,  ce  cri,  qu'il  retentisse  par  toutes  tcs 
voics,  par  tous  Ics  cchos  de  tcs  rochers  et  de  tes  déserts! 
au  coeur  de  notre  glorici!  x  monarque  9  au  coeur  de  tcs 
intrépides  guerriere  (  tant  de  fois  tu  nous  cntendis  répétcr 
que  leur  épee  avait  faconné  notre  Croix,  et  que  leur  plus 
pur  sang  cn  avait  purifìé*  l'or)!  au  coeur  de  tcs  magistrats 
dévoués,  au  coeur  de  tous  tes  enfants,  quelle  que  soit  la 
langue  qu'ils  parlent  ou  qu'ils  entendent,  fussent-ils  encorc 
armés  àw. yatagan  homiciclement  sacre,  fussent-ils  ensevelis 
dans  les  plus  épaisses  ténèbres  de  la  mort....  Et  yous,  cceurs 
de  prètres,  cceurs  de  mes  premiere  et  plus  tendres  frères, 
gardez-le  toujours!  Vous  qui  nous  accompagnez  au  nom 
de  tous,  rappclez-nous-le ,  si  nous  pouvions  jamais  l'oublier; 
n'avez-vous  pas  entendu  aussi? 

Et  maintenant  comprenez-vous  pourquoi  nous  vous  écri- 
vons  deux  fois  en  si  peu  de  jours?  pourquoi  ce  soir,  corame 
jcudi,  vendredi  dernicr,  nous  ne  pouvions  contenir  notre 
coeur  qui  debordo?  pourquoi,  quelque  languissantes  et  in- 
complètes  que  soient  nccessairement  de  semblables  parolcs, 
que  plusieurs  trouveront  pourtant  trop  peu  mesurées,  corame 
s'il  y  avait  mesure  dans  l' incendio  qui  dévore,  dans  le 
torrent  qui  bondit ,  pourquoi  cependant  nous  sommes  si 
empressés  de  les  envoyer  devant  en  signe  de  prompte  et 
bonne  arrivéc....  Oh!  bicn  plutót,  afin  que  vous  unissant 
à  nous  sans  le  moindre  délai  (  il  serait  coupable  ) ,  ensemble 
nous  puissions  remercier  celili  de  qui  descend  tout  don 
cxcellcnt,  et  qui  ouvre  d'autant  plus  sa  main  et  son  cceur 
que,  plus  promptes  et  plus  ardentes  sont  les  actions  de 
graces  qui  multiplient  ainsi  les  bienfaits  du  pére  avec  la 
rcconnaissancc  de  scs  enfants. 


AG     %m%& 

Àussi  ,  sans  mème  attendrc  le  fortune  moment  auqucl 
nous  touchons  après  tant  de  soupirs  et  de  voyages,  cornine 
si  déjà  nous  avions  recu  ce  que  nous  ne  possédons  cncore 
qu'en  désirs  et  en  promesscs  qui  ne  sauraient  ètre  fallacieuses, 
il  est  vrai;  dès  cette  première  et  bienheureuse  nuit,  nous 
vous  avons  écrit....,  nous  inquiétant  peu  du  choix  de  ces 
discours,  ne  les  achevant  mème  point  sclon  que  le  deman- 
derait  leur  artifice  ordinaire  et  indispensable  en  d'autres 
occurrences,  pourvu  quo  vous  nous  ayez  compris,  et  (ce 
que  notre  cceur  nous  dit  )  que  celili  qui  voit  le  fonds  du 
nótre  et  du  vótre  bénisse  l'allégresse  avec  laquelle  vous 
lui  voulez  donner  ainsi  que  nous. 

A  ces  causes,  et  l'Esprit  Saint  invoqué  devant  l'arche 
de  saint  Augustin,  dans  cette  antique  et  hospitalière  église 
de  Pavie,  de  la  plénitude  de  notre  cceur. 

Nous  avons  ordonné  et  ordonnons  ce  qui  suit: 

Art.  der.  A  dater  du  jour  de  la  reception  et  de  la  lecture 
immediate  de  notre  présente  lettre  pastorale  dans  chacune 
des  églises  et  chapelles  de  notre  diocèse,  et  durant  trois 
dimanches  consécutifs,  à  l'issue  desVèpres,  il  sera  chanté 
un  Te  Deum  en  action  de  gràces  de  notre  beni  voyage, 
suivi  de  l'antienne  0  Doctor  optime  et  de  Toraison  de 
saint  Augustin. 

Art.  2.  Durant  ces  quinze  jours,  a  la  Messe,  tous  les 
prètres  ajouteront  Ics  oraisons  prò  gratìis  agendù. 

Art.  3.  Après  ces  actions  de  gràces  solennelles,  c'est-à-dirc 
à  partir  du  quatrième  dimanche  qui  suivra  la  lecture  de 
notre  présente  lettre  pastorale,  et  jusqu'à  ce  que  nous  ayons 
recu  la  réponse  definitive  à  la  demande  que  nous  déposons 
à  l'arche  de  saint  Augustin  ,  dans  1'  église  cathédrale  de 
Pavie,  et  sur  laquelle  il  nous  semble  que  nous  pouvons 
compter,  il  sera  chanté,  chaque  dimanche,  avant  les  Vèpres, 
un  Veni  Creator  suivi  du  versct  et  oraisons  ordinaires  et 


47 

de  l'anticnnc  0  Doctor  optime  avcc  l'oraison  de  Saint  Au- 
gustin.  Durant  le  mème  intervalle  de  temps ,  tous  Ics  prètres 
ajonteront  l'oraison  du  Saint-Esprit. 

Donne  à  Pavie,  à  l'arche  mème  de  Saint  Àugustin,  le 
24  mars  de  l'an  de  grace  4842,  sous  notre  seing,  le  sceau 
de  nos  armes  et  le  contre-seing  du  chanoine  archiprètre 
de  notte  cathédralc  et  notre  bien-aimé  compagnon  de 
voyage. 

t  ANTOINE-ADOLPHE, 
E v èque  d'Alter. 

Par  mandement  de  Mgr. 
DAIDOU,  ch.-archiprétre. 


48 


N.°  III. 
ANTOINE-ADOLPHE  DUPUCH, 

par  la  misóricorde  divine  et  la  gràce  du  Saint-Siègeapostolique, 
ÉYÉQUE  DALGER, 

ASSISTANT    AU    TRONE    PONTIFICAI.  , 

au  Clergé  et  auso  Fidèles  de  notre  Diocèse^  Salut  et  Bénédiction 

M  NOTRE  SEIGNELR  JESUS  CHRIST. 

Nos  Très  Chers  Frères  , 

Le  voyage  bèni  que  nous  poursuivons  en  ce  moment  et 
durant  lequel  nous  vous  avons  déjà  écrit  par  deux  fois , 
est  trop  importante  trop  intéressant  pour  vous  et  pour 
nous.,  est  accompagno  de  trop  de  gràces  et  de  providen- 
tielles  circonstances  pour  que  nous  craignions  de  vous 
fatiguer^  en  vous  écrivant  une  fois  encore,  avant  notre 
arrivée  si  heureusemcnt  prochaine  pourtant  et  que  nous 
hatons  de  tonte  1'  ardeur ,  de  toute  la  tendresse  de  notre 
cceur  —  D'  ailleurs,  ces  lettres  que  leurs  dates  seules 
rendraient  mémorables,  appartiendront  par  leurs  détails  à 
cette  histoire  de  l' Église  d?  Afrique  ,  dont  nous  écrivons 
ensemble  les  premières  pages  ,  en  ces  étranges  jours  de 
sa  résunection,  après  tant  de  gloires  et  de  malheurs. 


&%%%%   di)   tonti» 

Àussi  ce  soir  venons-nous  moins  vous  exhorter  ,  vous 
presser  selon  notrc  habitude  et  ce  que  nous  inspire  le 
Scigneur,  que  réjouir  ,  réercer  vos  cceurs  altendris  eri 
revenant,  aussi  brièvement  que  nous  le  pourrons,  sur  Ics 
voies  pleines  de  graces  que  Dieu  nous    avait    preparées  , 

sur  cellcs  qu'il  nous  preparo  chaque  jour  encorc Tou- 

tefois,  nous  nous  sentons  ravis,  en  pensant  que  cette  sorte 
de  conversation  de  famille  pourrait  bicn  ótre ,  de  toutes 
les  cxhortations  la  plus  entraìnante,  cornine  bien  certaine- 
nient  elle  sera  la  plus  doucc. 

A  peine  donc  nous  polis  avions  quittès,  le  lendemain 
du  jour  où  nous  vous  invitions  à  entrer  ge'néreuscment 
dans  la  carrière  entr?  ouverte  de  la  pénitence  quadragesi- 
male, que  commencait,  par  une  rapide  traversie  et  notre 
pólerinage  a  la  baume  sacrée  de  l' illustre  amante  du  Sau- 
veur,  la  merveilleuse  suite  de  ecs  divines  rencontres  dont 
V  ensemble  nous  accable  en  ce  moment  où  nous  compre- 
nons  presque ,  dans  sa  plénitude  de  douccur,  cette  éton- 
nante  parole  ,  Pavebnnt ,  etc. 

Si  vous  voulez  savoir  pourquoi,  Frèues  B'IEN-aihé&j  nous 
visitions  d'  abord  la  grotte  encore  numide  des  pleura  de 
Magdelainc,  nous  vous  dirons  naivement  que  e5  était  pour 
goùter  tous  les  jours  davantage  la  miséricorde  de  colui  a 
qui  nous  devrions  ressembìer,  et  que  respiro  de  la  facon 
la  plus  touchante  ce  sauvagc  et  tendre  asilo  de  celle  a 
qui  beaucoup  de  péchés  furcnt  pardonnés  parccqii  elle 
avait  beaucoup  aimv...  Et  puis,  ne  vous  scmblc-t-il  point 
que  e'  élait  un  gracieux  premier  pas  vers  le  tombeau  de 
cet  amant  célèbre  du  mème  Sauveur  qui  avait  tant  poche 
lui  aussi  et  qui  aima  pourtant  bien  plus  encore?..  Lui, 
notre  modèlc  principal  dans  la  ressembjiance  divine,  notre 
pére,  notre  ami,  notrc  prédécesscur  immédiat  Air  la  torre 
d'  Hyppóne  notrc  commun  béritage —  de  vani  Dieu,  qua- 
torze  siècles  sont  moins  qu'  un  installi  J 


20 

Mais  nos  pas ,  ces  premiers  pas  surtoul  s  étaient  impa- 
tients;  et  prcsque  aussitòt  nous  nous  étions  élancés  de 
nouveau  sur  les  flots  dociles  —  A  Gènes ,  nous  recher- 
chions  les  traces  d'  une  famille  à  qui  nous  voulions  ren- 
dre,  à  qui  nous  espérons  rendre.avec  bonheur  une  por- 
tion  d'elle-méme  si  merveilleusernent  sauvée  par  nous  des 
notre  premier  voyage  à  Gonstantine ,  Dieu  achèvera  son 
oeuvre  !  A  Pise  nous  baisions  ,  dans  le  champ  saint ,  la 
terre  sainte  entre  toutes  les  autres  et  qu'  avaient  rapportée 
dans  les  jours  anciens ,  des  bords  du  Jourdain  étonné  , 
des  hommes  à  foi  prodigieuse  et  ardente.  Ces  souvenirs 
la  rallument!  Oh!  demandons  a  Notre-Seisneur,  nos  très 
chers  Frères,  demandons-lui  ensemble  avec  larmes  de 
V  augmenter  sans  cesse  dans  nos  ames  qui  doivent  vivre 
de  la  mème  vie  5  et  nolre  vie,  Frères  bien-aimés,  ne 
1'  oublions  jamais ,  e'  est  la  foi  ! 

A  Naples  bientòt,  anx  ruines  de  Pompei',  nous  regardions 
avec  une  sorte  de  stupeur,  ou  mieux  avec  transport,  le 
paganismo  surpris  tout  vivant  aut  milieu  de  ses  fetes,  de 
ses  plaisirs  impurs,  de  son  orgueilleuse  philosophie,  par 
le  feu,  par  les  entrailles  épanchées  du  Vésuve  encore  fu- 
mant...  Il  est  là  !  nous  Y  avons  vu,  touchc  de  nos  mains... 
Dieu  !  quelle  religion  !  quelle  différence  entre  ces  dieux 
prétendus,  et  vous ,  souveraine  et  immortelle  beauté,  vé- 
rité  immortelle?  quo  nous  devrions  ètre  fiers,  Frères  ché- 
ris,  d'ètre  chrétiens.  —  Quand  ècouterons-nous,  compren- 
drons-nous  la  grave  et  profonde  parole  quo  nous  répétait 
ce  matin  Ambroise  dans  sa  basiiique ,  dans  la  lecon  de 
F  Église  toujours  la  mème...  Saint  Paul  était  venu  à  Pou- 
zolles.  —  Le  poète  endormi  sous  le  laurier  de  Parthénope, 
aux  flancs  du  Pausilippe,  nous  cut  touchés  sans  cette  mè- 
me foi  qui,  nous  faisant  saintement  dédaigner  cette  tom- 
be vaine  3  nous  faisait  accourir  sur    les    pas   de    Y  apótre 


dont  nous  devions  baiser  les  traces  jusqu  aux  eaux  tal- 
vienncs -,  et,  cn  attcndant  et  tout  aupr^s  ,  dans  les  pre- 
mières  collines  de  la  Campanie,  aux  portes  de  Noie,  de 
la  ville  de  Paulin  de  Bordeaux  dont  la  mémoire  est  de- 
meurée  si  ètroitement  unie  à  celle  dJ  Àugustin ,  au  glo- 
rieux  tombeau  de  la  jeune  et  héroique  Philomène.... 

Durant  quinze  siècles  et  plus,  sesArestes  oubliés  avaient 
dormi  aussi ,  non  sous  le  laurier,  mais  à  quinze,  a  seize 
milles  sous  terre,  sous  Ics  plus  sombres  voùtcs  des  cata- 
combes  de  l'éterneHc  et  royale  ville  des  apòtres  et  des 
martyrs;  quand  tout-a-coup,  ó  prodigel  que  nous  avons 
vu  aussi  ;  que  nous  avons  touché  aussi  de  nos  mains 
tremblantes  d'  émotion,  panni  d' humbles  et  pauvres  mon- 
tagnards,  éclatent,  se  disperscnt  partout  F  univers  catho- 
lique ,  cornine  les  épis  des  gerbes  entassées  qu  emporte- 
rait  la  soufflé  violent  de  Y  aquilon ,  ces  innombrables  si- 
gnes  ,  ces  miracles  multipliés  sous  toutes  les  formes  et 
ainsi  qu'à  Tinfini,  qui  en  trente-huit  ans  à  peine  ont  renda 
si  puissant  et  si  doux  le  nom,  l'angélique  nom  de  la  Vierge 
de  Mugnano.  —  Vous  connaìtrez  cette  étonnante  histoire  ; 
vous  recueillerez  bientòt  avec  avidité  de  notre  piume,  de  no- 
tre  bouche  quelques-uns  de  ces  magiques  et  irrésistibles  rc- 
cits. —  Ce  sera  pour  nous  plein  de  charmes,  et  l'acquit  d'une 
dette  sacrée.  —  Gar  nous  lui  avons  insóparablement  uni 
notre  pauvre  et  chère  Eglise,  en  ótant  de  notre  doigt  pa- 
storal  le  premier  des  anneaux  qui  l' ornaient  depuis  le 
commencement  pour  1'  attacher ,  le  laisser  en  signe  plus 
expressif  que  tous  à  sa  miraculcuse  chasse.  —  Àvant-hier, 
et  dans  un  moment  plus  touchant,  plus  solennel  encore, 
ainsi  ólions-nous,  attachions-nous,  laissions-nous  le  second, 
de  telle  sorte  que  vous  ne  puissiez  plus  etre  séparés  d'Àu- 
gustin  et  de  la  Taumathurgc  du  dix-neuvième  siècle,  se- 
lon  les  magnifiques  expressions  d' un  des  plus  illustres 
sucecsseurs  de  Pierre  -,  car  9  X  anneau  e'  est  1'  union. 


®mm    22    mm& 

Quel  moment  pourtant,  nos  très  chers  Frères  ,  que 
celai  où,  corame  à  la  porte  du  ciel,  nous  étions  collés  a 
l' autel  de  Mugliano ,  ne  pouvant  rassasier  ni  nos  yeux  5 
ni  nos  oreilles  ,  ni  notre  cceur  !  Dans  la  compagnie  du 
saint  et  vénérable  Custode,  panni  les  petites  soeurs  (So- 
relle )  de  Philomène,  au  milieu  des  trésors  entassés  de  la 
piéìé  des  fidèles  de  totite  la  terre,  pendant  que  des  voix 
cV  enfants  mèlées  aux  sons  ravissants  de  Y  orgue  et  des 
instrumcnts  sacrés,  l'invoquaient,  l' implorai erit  pour  nous, 
ora  prò  eoi  alors  que  tout  le  peuple  se  levant  à  la  fois, 
entonnait  le  symbole  antique,  ou  se  jetait  sur  nos  mains 
indignes  pour  les  couvrir  de  larmes  et  d'  embrassements; 
ou  quand  une  jeune  fillé  nous  reprochait  dans  sa  naive 
vivacité  F  infirmité  de  notre  foi  ;  ou  bien  encore  quand 
nous  embrassions  nous-mèmes  la  pierre  de  son  sépulcre 
avec  ses  fìècbes ,  son  ancre  ,  ses  fouets ,  son  lys  et  sa 
palme,  examinant  en  évèque  les  six  reliquaires  miraculeux, 
l' image  aux  yeux  miraculeusement  ouverts  ou  celle  qui 
arrivait  du  fond  de  la  Chine  chrétiennc  aux  nouveaux 
raartyrs  et  aux  nouvelles  catacombes;  ou  bien  en  sentant 
sur  notre  tète,  sur  notre  co3iir  qui  palpitait  si  fort,  sur 
notre  bouche  ardente ,  ce  sang  aux  gouttes  animées  de 
diamants ,  dont  la  seule  vue  con\  ertissait  naguère  de  cé- 
lèbres  protestami  à  la  transubstantiation  de  celui  de  J.-C; 
ou  bien  en  nous  laissant  aller  sans  efibrts,  avec  un  calme 
divin,  a  cet  abandon  de  Fame  qui,  par  moments ,  en 
fesant    évanouir  la   foi,  fait  croire  que  e'  est  déja  la  rea- 

lite Mais  pourquoi  commencer  ici  cette  longue    suite.. 

ces  détails  que  nous  vous  promettons  de  nouveau,  et  qui, 
quand  il  en  sera  temps,  vous  feront  comprendre  comment 
nous  regardons  désormais  cette  toute-puissante  enfant , 
cornine  une  des  plus  fermes ,  des  plus  indestructibles  co- 
lonncs  de  notre  Episcopat  durant  lequcl  son  eulte  se  sera 


si  solennellement  et  si  complètemcnt  établi  panni  vous, 
selon  notre  filiale  domande  au  supreme  Pontife  et  sa  ré- 
ponse  si  empressée,  si  consolante  pour  nous...  Nous  vous 
rapportons  avec  bonheur  plusieurs  fragments  de  ses  osse- 
ments  sacrés ,  et  cornine  une  couronne  de    sa    chevclure 

sans  cesse  coupéc  et  sans  cesse  renaissance Qu'  il  fesait 

bon  là  aussi!  Mais  nous  aliions  à  Rome,  au  seuil  des  Saints 
Apótres,  au  coeur  de  l'Èglise  catholique-  nous  étions  pressés 
de  traiter  de  graves  et  délicates  afìaires,  du  succès  desquel- 
les  nous  ne  doutions  pas.  —  C  était  le  prix  de  nos  pro- 
messes  à  Magnano...  cornine  a  Ostie  ,  à  Pavie ,  à  Milan , 
e' est  notre  reconnaissance  après  l'heurcuse  issue.  —  Gar 
moine  alors,  nous  ne  Ics  pouvions  séparer  du  saint  villane 
(jue  nous  quittions  le  coeur  si  plein. 

Or,  à  Rome,  et  déja  ne  le  savez-vous  point,  ne  vous 
l'avons-nous  point  écrit  d'Ostie,  en  quelques  jours  bénis 
de  Dieu,  toutes,  mème  les  plus  graves,  les  plus  délicates, 
toutes  nos  négociations  réussissaient;  e' était  cornine  par 
une  sorte  d'  enchantement.  Les  dames  du  Sacré-Goeur  fon- 
daient  enfin,  assuraient  à  n'  en  pouvoir  plus  douter  la  fon- 
dation  de  lenr  maison  d'Alger;  des  maìtres  excellents , 
dès  longtemps  éprouvés  acceptaient  la  direction  de  notre 
nouveau  séminaire;  des  mesures  extraordinaires  que  d'ex- 
traordinaires  circonstances  nous  avaient  para  rendre  né- 
cessaires  (  cornine  elles  1'  étaient  au  fond  )  ;  étaient  confir- 
mées  par  l'évèque  des  évèques  (1);  de  nouvelles  faveurs 
nous  étaient  prodiguées;  le  saint  vieillard  qui  preside  si 
glorieusement,  qu  il  y  prèside  de  longues  années  encore! 
aux  destinées  de  l' Eglise ,    nous    pressait   dans    ses    bras 

(i)  Laissant  de  coté  des  détails  désormais  inutiles,  puìsrju  il  en 
est  ainsi ,  nous  disait-il,  allez  et  que  Dieu  soit  avec  vous!  Nous 
devions  peut-étre  cette  note  à  quelques- uns  de  nos  bien-aimós  Dio- 
césains  —  daigne  le  Seigneur  leur  en  donner  la  parfaite  intelligence! 


paternels  ,  nous  Y  embrassions  avcc    1'  effusion  de  la  piété 
d' un  fils..  Cependant ,  nous  revoyons  Y  arène  des  Martyrs, 
la   prison    de   Pierre  et  de  Paul,    leur  sépulcre   glorieux 
presque  a  l'égal  de  celui  du  maitre,  le  ehristianisme  em- 
brassant,  dominant  ,    étouffant  le  paganisme    enlacé    dans 
ses  mille  triomphes,  et  surtout,  oh!  surtout  Frères  rien- 
aimés,  nous  retrouvions,  nous  revoyions  Ies  CatacombesL. 
nous  rentrions,  nous  nous  enfoncions,  chaque  jour,  pres- 
que dans  leurs  muettes  et  si  éloquentes   entrailles,    nous 
revenions  aut  lit  de  gioire  de  notre  Adéodat,   à  celui  de 
Philomène  ,  nous  prions  encore  sur  le  corps    d'  Etienne  , 
sur  celui  de  Laurent,  embrassant  sa  pierre  rougie  et  bru- 
lée  ,    T  Amphore   avec  laquelle  il  baptisait,  les  pierres  qui 
avaient  brisé  le  front  de  son   frère    devenues    comme   de 
précieux  joyaux...  c'étaitau  fond  de  sa  douce  basilique!... 
mais  bien  plus,  et  à  sainte    Agnès,   parmi   de   nouvelles 
ruines  et  de  nouvelles  victoires,  contemplant  à  chaque  pas 
les  naives  images  du  bon  pasteur  portant  sa  brebis  sur  ses 
épaules  ou  la  désaltérant  aux  eaux  vives  qui  ruissellent  de 
sa  main,  ou  celle  de  Jonas  dans  les   flancs  de  la  baleine 
comme  eux ,  des  enfants  dans  la  fournaise  comme    eux  , 
de  Daniel  dans  la  fosse  aux  lions  comme    eux ,    de    Job 
éprouvé  comme  eux  ,   d' Isaac  étendu  sur  le  bois  du  sa- 
crifice.  Un  peu  plus  loin,  priant  dans  la  basilique  souter- 
raine  aux  deux  nefs  unies,  là  où  ils  priaient  entassés  dans 
les  jours  solennels ,  où  sacrifìaient  sur  les  cinq  autels  a  la 
fois  les  prètres  fidèles ,    où  s' asseyaient  sur   leurs   sièges 
d'  argile  les  évèques  non  moins  fidèles  et  plus  cruellement 
poursuivis.  Il  n'y  avait  que  huit  jours  qu  un  de  ces  trónes 
plus  magnhìque  que  celui  des  Cesar  venait  d'  ètre  décou- 
vert!  —  Nous  avons  osé  nous  y  asseoir  un  instant..  à  coté 
brillait    d'  une  douceur  celeste  à  la  claité  de  nos  torches 
enflammées  un  fragment  du  tombeau  des  saints  martyrs 


25 

dont  Ics  corps  reposaicnt  sous  Ics  autels,  nous  vous  l'ap- 
portons  (dulcissima  memoria),  comme  le  disait  rinscrip- 
tion  qui  le  décore. 

A  Pompei,  e'  étaìt  le  paganismo  vivant  avec  scs  hideu- 
ses  fables,  ses  impuretés  dctestables.  A  Sainte  Agnès,  e' est 
l' Église  naissante ,  e  est  le  christianisme  des  premiers 
jours  tout  vif  encore  avec  ses  huinbles  fètes ,  ses  chastes 
douleurs,  ses  généreux  combats,  scs  victoires..  Quelle  va- 
nite, après  tout,  quelle  infection  du  cceur  panni  ces  rui- 
nes  dévorées  et  comme  divinement  conservées  par  la  lave! 
Quels  parfums ,  quelle  grandeur  au  fond  de  ces  arenaria 
et  parmi  ces  humbles  sépulcres?  Ohi  je  ne  suis  plus  sur- 
pris  que  ceux  de  nos  bien  aimés  frères  séparés  que  l' esprit 
de  Dieu  y  conduit  comme  périodiquement  en  sortent  pres- 
que  tous  catholiques...  Melior  est  dies  uria  in  atriis  tuis, 
Domine ,  super  milìia. 

En  quittant  les  pieds  du  saint  Pére,  et  pour  attirer  de 
plus  en  plus  sur  nous  les  bénédictions  dont  les  siennes 
étaient  le  gage  et  le  commencement,  avant  de  partir  pour 
Ostie,  nous  voulùmes  offrir  pour  vous  les  sacrés  mystères 
sur  le  corps  mème  de  sainte  Monique...  Durant  mille  ans 
et  plus  il  était  reste  enseveli  à  Ja  place  où  Augustin,  Adéo- 
dat  et  Alype  X  avaient  depose  en  pleurant,  dans  cette  pe- 
tite chambre  d'  où  il  nous  semblait  si  bon  de  vous  écrire 
notre  première  lettre.  Un  évèque  de  notre  France  orna 
magnifiquement ,  lors  de  sa  translation ,  1'  autel  où  il  re- 
pose dans  une  urne  de  marbré  vert  antique  au  fond  du 
tempie  élevé  dans  la  ville  sainte  à  la  ménioire  de  son  fils. 
Là  veillent  ses  disciplas  fervents  ,  ceux  qui  poursuivent 
encore  aujourd'  Imi  la  canonisation  de  ses  sceurs  Perpé- 
tue, Felicitò  ,  Basilif/ue...  Ils  nous  ont  demandò  d'  unir 
nos  priòres  à  leurs  prières,  nos  efforts  à  leurs  efforts...  Ne 
sommes-nous  pas  tous  comme  la  famille  d'  Augustin?  mais 
attendons  Ics  moments  de  Dieu. 


Durant  notre  pélerinage  a  Ostie  ,  avec  quelle  douceur 
nous  nous  entretenions  de  la  mère  ,  du  flls  ,  de  1'  autre 
enfant  si  aimant ,  de  Y  ami  le  plus  tendre  ;  d'  Adéodat , 
d*  Alype.  Nous  sortions  par  la  porte  saint  Paul,  de  long 
de  sa  basilique  renaissante  ,  près  des  trois  fontaines  qui 
jaillirent  ardentes,  moins  brulantes,  glacées  selon  qu  avait 
bondi  sa  tète  enfìn  victorieuse  a  jamais  sous  le  glaive  du 
bourreau,  pendant  que  Pierre  sur  la  colline  lointaine  ex- 
pirait  crucine"  la  téte  en  bas.  Nous  cheminions  sur  la  voie 
romainc ,  via  ostiense  ,  ses  larges  pavés  portaient  encore 
F  empreinte  des  roues  pesantes  des  chars,  le  nótre  y  glis- 
sait  avec  peine.  Quel  silence  aujourd'  bui  sur  ces  voies 
désolées ,  quel  silence  dans  ces  immenses  campagnes  !  à 
notre  droite  coulait  non  moins  silencieux  le  Tibre  dont  ils 
descendirent  pour  Ja  dernière  fois  à  sa  boucbe  plus  illu- 
stre par  leur  mémoire  que  par  la  gioire  des  Trirèmes  ro- 
maines  ou  Y  arrivée  des  légions  victorieuses. 

Enfin  et  vers  le  déclin  du  soleiì,  par  un  temps  magi- 
que,  au  delà  de  ces  étangs  et  de  ces  grands  bois,  de  ces 

moissons  de  roseaux  desséchés  j    e' est    Ostie! il  reste 

une  tour,  deux  vieux  pins  avec  leur  verte  et  éternelle 
couronne ,  des  colonnes  renversées,  des  lampes ,  des  in- 
scriptions,  mille  débris  confus  ;  là  où  baignait  la  mer,  où 
sont  encore  les  anneaux  des  Trirèmes,  une  porte  à  demi 
ruinée  ;  et  au  lieu  de  quatre-vingt-dix  mille  habitants  à 
peine  trente-cinq  personnes  qui  ne  revenaient  pas  de  leur 
étonnement  en  nous  voyant  ainsi  arriver  ardents,  atten- 
dris ,  empressés,  les  accablant  dép  de  questions  de  toute 
sorte.  Quand  tout-à-coup,  et  sur  l'arcade  irrégulière  d'une 
cbapelle  enfoncée ,  nous  avons  lu  :  C  est  tei  la  petite 
chambre  où  Monique  prète  à  repasser  eri  Jfru/ue  avec 
Jugustin  son  fifa ,  tomba  malade  de  la  fièvre  dont  elle 
mourut  le  neuvième  jour  3  etc. 


&mm    27    f<»^ 

Le  reste,  Frères  bien  aimés  ,  vous  le  sentirez  mieux 
que  nous  ne  sùmes  vous  1' écrire  alors,  que  nous  n'essaie- 
rions  de  vous  Y  écrire  encore.  Elle  est  en  cflet  petite,  de 
ce  coté,  cette  chambre  maternelle,  du  coté  où  elle  mou- 
rut,  là  où  est  1'  autcl  où  nous  sacrifiames  dés  Ics  premiers 
feux  du  jour  le  lendemain  matin.  De  1'  autre  coté,  elle 
s'  étend  davantage  ;  e*  est  la  mème  parure  qu'  au  temps 
où  elle  y  demeurait  avec  eux,  Y  antique  voùte  1'  a  gardée. 
La  fenètre  sur  laquelle  ils  ètaient  appuyés,  est  en  avant 
de  1"  autel.  Tout  autour  le  sol  est  jonché  de  débris.  Nous 
en  cherchions  un  que  nous  pussions  vous  apporter  mèle 
à  nos  autres  trésors,  nous  le  trouvames  vite,  sur  le  pre- 
mier fragment,  e'  est  comme  sur  celui  de  la  basilique  des 
catacombes,  àtticissima  3  sur  Y  autre,  le  bras  àu  bori 
pasteur  tcnant  sa  houlet/e ,  figure  de  celle  que  nous  por- 
tons  parmi  vous,  qui  désormais  ne  saurait  tomber  de  no- 
tre  main.  Deux  rameaux  d' oliviers  s' entrelacent  autour 
de  la  petite  lampe  que  nous  y  pùmes  joindre . . . 

Toucbé  de  notre  joie,  de  notre  attendrissement  que 
trabissaient  nos  moindres  paroles,  nos  moindres  gestes,  le 
gardien  de  ce  sanctuaire  imagina  de  piacer  devant  nous , 
qu'  il  en  soit  beni  !  une  portion  des  restes  vénérables  de 
Monique.  Vous  savez  ce  que  nous  fimes,  ce  que  nous  ne 
pourricns  dignement  retracer . .  .  Quelle  soirée  en  regar- 
dant  coucher  le  soleil  du  cote  mème  où  s'étaient  abimés 
les  regards  de  la  mère  et  du  fils.  La  lune  argentait  dejà 
depuis  longtemps  la  terre,  les  pins ,  les  lacs  immenses ,  la 
mcr  lointaine,  que  nous  ne  pouvions  les  détacher  ecs 
regards  confondus  avec  les  leurs.  Quelle  nuit!  passèe  avec 
elle,  avec  lui,  avec  vous.  Quel  sacrifico  après  cette  nuit 
divine!,  puis,  quel  départ,  et  jusqu  au  soir,  jusqu  au 
lendemain  ,  sur  les  flots  qui  s'  agitaient  vainement  autour 
de  notre  frèle  bateau,  jusqu'  a  Pavie  enfin ,    en  dépit  de 


Florence  et  de  ses  trésors  tant  vantés ,  des  riches  cam- 
pagnes  de  Bologne  ou  de  Parme ,  quels  entretiens,  quels 
épanchements  continuels  de  nos  coeurs  ! 

Une  fois ,  sur  les  eaux  menacantes ,  et  quand  la  nuit 
commencait  à  les  envelopper  de  ses  sombres  voiles ,  près 
de  l' ile  à  jamais  célèbre  par  la  première  captivitè  d'  un 
illustre  proscrit,  un  pauvre  petit  oiseau  battu  des  vents 
se  vint  réfugier  dans  notre  sein,  au  moment  où  le  ro- 
saire  à  la  main  nous  récitions  pour  vous  la  couronne  de 
Marie.  Nous  ne  lui  refusames  pas  ce  sur  et  singulier  asile. 
Le  lendemain ,  nous  lui  rendions  la  libertè.  Ainsi  nous 
apprenions  durant  cette  nuit  orageuse  à  nous  réfugier  et 
à  dormir  tranquille  dans  le  sein  de  Dieu;  et  avec  lui, 
nous  recouvrions  notre  libertè  sus  les  còtes  pittoresques 
de  la  Toscane  où  nous  nous  jetions  avec  impatience,  pré- 
férant  les  longues  fatigues  de  la  route  des  montagnes  à 
1'  incertaine  rapiditè  du  paquebot  étranger. 

Dans  ces  montagnes  où  la  neige  tombait  à  flocons  pres- 
sés,  par  deux  fois,  coup  sur  coup  et  aux  portes  de  Bo- 
logne, deux  de  nos  guides  devaient  infailliblement  perir!., 
sous  la  roue  du  char  qui  se  précipitait ,  sous  les  chevaux 
renversés  ;  Marie  reine  et  mère  de  miséricorde,  vers  laquelh 
nous  poussions  nos  gemìssements  et  nos  cris  accoutumés 
les  releva,  les  sauval  A  elle,  à  son  chaste  époux  dont 
nous  venions  de  célébrer  la  fé  te  si  chère,  mille  fois  grà- 
ces,  amour,  confiancel 

Le  24,  à  pareil  jour  que  celui  où  le  mois  précédent 
nous  arrivions  à  Mugnano ,  nous  avions  traverse  la  ville 
de  Charles  et  d'Ambroise,  nous  étions  déjà  à  Pavie!  G'était 
le  soir  tard;  nous  ne  savions  où  ètait  son  corps,  mais 
nous  le  devinions.  Nous  étions  cornine  Y  aiguille  à  la  pointe 
inquiète  et  agitée  qui  se  tourmente  en  tout  sens  jusqu'à 
ce  qu  elle  ait  pu  s'  attacher  à  1'  aimant  vers  lequel  elle  se 


&mm    29    $m%& 

tourne  et  retourne  sans  cesse.  Nuit  délicieuse  pourtant  et 
qui  se  confonilait  avec  la  nuit  d'  Ostie,  avcc  celle  de  Mu- 
gnano,  avec  celle  où  nous  touchcrons  a  vos  rivages;  puis- 
se-t-elle  se  confondrc  ainsi  avec  celle  où  nous  aborderons 
aux  rivages  éternelsl 

Aux  prcmières  clartcs  du  jour  nous  commencions  a  in- 
terroger  tout  ce  qui  nous  entourait  comme  si  tous  eus- 
sent  dù  nous  comprendrel  Quand  de  la  part  du  Saint 
vic'illard  prepose  a  la  garde  du  sacre  dépót,  et  qui  allait 
commencer  au  milieu  de  son  clergè  attendri  les  touchantes 
fonctions ,  ainsi  parlait-il ,  de  la  cene  et  des  huiles  divi- 
nes,  un  gràcieux  message  nous  avertit  que  nous  ètions 
de  la  famille . . .  Nous  ne  savons  mieux  dire,  donc  nous 
nous  mèlames  parmi  les  siens  comme  un  jeune  frère,  com- 
me un  fils  parmi  les  fìls  de  son  pere  et  de  sa  mère  priant, 
communiant,  sacrifiant  avec  eux...  Puis,  sans  vouloir 
prendrc  encore  d'  autre  nourriture ,  déjà  dans  Y  antique 
basilique  de  Ticinum,  devant  Y  arche...  Ainsi  nomment-ils 
à  cause  de  sa  figure  sans  doute  (  à  cause  du  signe  d'  al- 
liance,  disons-nous  et  répetent-ils  maintenant  avec  nous; 
qu'  il  renferme,  qu  il  garde  ),  le  magnifique  monumcnt  de 
la  piété  de  leurs  pères,  et  de  la  leur  envers  Àugustin,  dont 
le  corps  repose  sous  ce  lit  de  gioire  -,  ils  Y  ont  récemment 
restaurò  à  grands  frais  et  vraiment  vous  ne  sauriez  croire 
combien  il  $'  élève  glorieusement. 

Mais  à  1'  envi ,  tous,  au  palais  du  vénérable  Pontife,  au 
sein  de  la  célèbre  université,  nous  en  offraient  de  fìdèles  et 
superbes  images;  d'admirables  descriptions  que  nous  vous 
apportons  encore  et  que  nous  répandrons  à  notre  tour 
avec  bonheur  parmi  vous ,  préférant  cette  voie  plus  sùre 
a  tout  ce  que  nous  n'  aurions  pas  le  temps  de  vous  en 
écrire  ,  à  ce  que  nous  ne  saurions  vous  raconter  digne- 
mcnt.  Pourtant  nous  ne  le  vimes  pas  ce  premier  jour,  ni 


30 

le  lendemain  ;  ce  ne  fut  qu'  en  le  quittant  quo  nous  son- 
geames  à  lever  nos  yeux  pleins  de  larraes  vers  ce  chef- 
d'oeuvre  de  l'art,  ce  manuscrit  de  marbré  et  de  porphire 
où  se  trouve  rctracée  tonte  sa  vie ,  une  partie  de  celle 
de  sa  mère,  plus  que  lcur  vie  et  lcur  nom,  leur  triom- 
phe  et  celui  de  1'  hospitalière  cité. 

Sur  la  muraille  au-dcssus,  tout  à  Y  entour,  vous  eussiez 
vu  ce  que  ne  renfcrmc  pas  leur  magnifique  Cahier  9  Hyp- 
pòne  en  flammes,  les  Vandales  se  ruant  sur  ses  habitants 
fugitifs,  une  mère  tenant  son  fils  entre  ses  bras,  à  genoux 
au-devant  du  coursier  qui  se  cabro  et  arrétant  le  plus 
furieux  des  barbares,  pendant  que  Possidius  et  un  de  ses 
frères  plantent  avec  calme,  et  cornine  une  infranchissablc 
barrière,  leur  baton  pastoral  (  le  sien  est  couché  sur  son 
cercueil  ) ,  donnant  ainsi  à  leurs  disciples,  les  siens  il  y  a 
trois  mois  à  peine,  le  temps  de  transporter  ses  ossements 
et  ses  livres  à  bord  de  la  Trirème  où  ils  entrent.  —  La 
longue  planche  se  courbe  sous  le  poids  de  tant  de  tré- 
sors,  les  voiles  sont  gonflées ,  les  rames  s'  agitent  cornine 
les  ailes  de  1'  oiseau  prèt  à  s' élancer  sur  les  mers  lointai- 

nes au  fond  de  la  barque    e'  est  un  clerc  de  la  basi- 

lique  de  la  Paix  ,  portant  la  croix,  ce  sont  des  femmes, 
des  enfans ,  des  vieillards  qui  le  recoivent  à  genoux.  — 
Pour  toute  provision  de  voyage  ils  n'  emportent  que  du 
pain  et  encore  

Et  de  F  autre  coté ,  la  barque  fière  de  son  sacre  fardeau 
et  que  les  vents  propices  ont  conduite  des  rives  de  la 
Sardaigne  à  celles  de  Gènes,  touche  au  port;  le  cercueil 
pare  corame  Y  urne   des  saints   descend   pour  la  dernière 

fois  des  mers  dociles Oh  !  non  pas  tout  à  fait  pour  la 

dernière  fois!  Voyez-vous  ce  généreux  prince  qui  a  verse 
plus  que  le  poids  de  l'or,  qui  tombe  à  genoux  au  milieu 
des  évèqueSj  des  prètres^   des  lévifes  5   de  tout  le  peupte 


qui  accourt  et  qui  célèbre  avec  transport  Ics  prodiges  qui 
accompagnent  les  restcs  sacrés.  —  C  est  Luitprand ,  le  roi 
des  Lombards,  dont  la  mémoirc  et  la  piote  gardent  encorc 
Ics  ossements  d'Augustin,  sur  les  bords  du  Tésin. 

Ce  jour  que  le  Seigneur  avait  fait  5  un  des  plus  beaux 
de  notre  vie  et  que  nous  pùmes  passer  presque  tout  enticr 
profondément  abimés  dans  la  contemplation  de  notre  bon- 
heur,  que  nous  achevions  cn  vons  écrivant  notre  seconde 
lettre,  ne  le  fot  pourtant  pas  autant  que  le  lendemain,  le 
25 ,  le  jour  de  l'Annonciation  et  tout  à  la  fois  du  vendredi 
de  la  mort  du  Sauveur —  Il  y  avait  trois  ans  que  le  jour 
où  1'  Eglise  célebrait  ce  méme  mystère  de  l'Incarnation  du 
Verbe,  nous  cmbrassions  pour  la  première  fois  les  ruincs 
d'Hyppòne,  nous  célébrions  avec  la  pompe  des  déserts  et 
de  tant  de  souvenirs  panni  les  fleurs,  à  l'ombre  des  oli- 
viers  antiques,  sous  l'arcade  encore  debout  de  ses  citernes... 
Le  matin  de  celui-ci,  nous  étions  assis  sur  le  siége  des 
Évequcs  de  la  sainteéglise  de  Ticinum,  cornine  sur  le  notre, 
durant  Y  office  solcnnel  auquel  nous  présidions  aux  accla- 
mations  du  peuple  tout  entier,  et  en  signe  d'union.... 
Ainsi  plus  tard  apposions-nous  notre  doublé  sceau,  le  sceau 
des  deux  heureux  frères  sur  d' insignes  reliques,  ainsi  devant 
l'arche  ferons-nous  piacer  la  mosaì'que  trouvée  par  nous 
sur  les  bords  de  la  Seybouse  sub  urbium ,  à  Hyppóne , 
et  dont  les  anneaux  s' entrelacent  depuis  trois  ans  aux  pieds 
de  notre  autel  episcopale  et,  dans  l'arche  méme,  deux 
rameaux  chargés  de  fruits;  cueillis  sur  le  tronc  séculaire 
des  oliviers  ([iti  en  couronnent  les  collines,  là  où  son  corps 
sacre  fnt  place  d'abord,  où  viennent  encore  chaque  ven- 
dredi, étranges  pélcrins  ,  les  enfants  des  tribus  apportant 
dumiel,  de  l'encens,  des  flambeaux,  des  oiscaux  timides; 
Iradition  chérie ,  T  unique  après  tout  que  nous  ayons  pu 
trouver.  —  G'est  le  tombeau  du  grand  chréticn  (  Rotimi 
ci  Kcbir), 


32 

Mais  pourquoi  retarder  encorc  ?  aussi  bien  nous  ne  san- 
rions  non  plus  garder  dans   ces  effusions   de   notre  coeur 

1'  ordre  ou  la  mesure  accoutumés  ; L'office  finissait  donc, 

et  nous  nous  arrachions  aux  visites  empressées  de  ce  bon 
peuple ,  de  ses  Podestats ,  de  son  fervent  clergé  pour  ac- 
courir  de  nouveau  aux  pieds  du  sépulcre,  et,  cette  fois, 
comme  dans  ses  entrailles ,  car  il  devait  nous  étre  ouvert... 
Le  premier  Podestat  avait  apportò  sa  clef ,  le  Doyen  du 
chapitre  remettaitla  sienne,  l'Évéque  se  trainait,  les  deux 
siennes  à  la  main ,  munnurant  doucement,  ubi  amatur  , 
ibi  non  laboratur-,  les  flambeaux  des  clercs  brillaient  de 
vives  flammes,  la  foule  se  pressait  recueillie,  avide  -,  déjà 
V  habile  ouvrier  a  détaché  les  premiers  gonds,  il  a  óté  le 
premier  cristal  ;  les  mains  des  prétres  lui  viennent  en  aide, 
ils  soulèvent  le  cercueil  d' argent  et  entre  les  deux  évéques 
à  genoux,  ne  leur  demandez  pas  ce  qu'ils  éprouvent!  le 
déposent  sur  Fautel  préparé  à  còte,  sur  l'autel  d'honneur 
lui-mème  bientòt;  ce  n' est  pas  assez  :  l'enveloppe  d' argent 
est  enlevée  et  alors.... 

Figurez-vous  si  vous  le  pouvez,  Nos  très  chers  frères, 
ce  moment!  le  cristal  et  le  bronzo  admirablement  mariés 
munissent  et  découvrent  le  corps  sacre  9  il  est  presque 
entier;  du  moins  il  ne  manque  qu  un  ossement  du  bras 
gauche,  la  vertebre  la  plus  voisine  de  la  tète,  quelques 
fragments  d'un  des  soutiens  du  corps,  a  peine  quelques 
autres  parcelles.  L'os  du  bras  est  encore  parmi  les  disciples 
d'Àugustin  d'Angleterre;  l'antique  Eglise  de  Raguse,  possedè 
la  vertebre;  à  l'Espagne,  à  Parme  heureuse  et  fière  de  son 
voisinage,  à  nous-mèmes,  le  reste  des  fragments  que  la 
piété  de  Benoit  Vili  en  détacha  pour  la  première  fois  vers 
Pan  4022  et  à  l'occasion  d'un  célèbre  Concile  de  Pavie. 

Depuis,  et  à  diverses  fois,  ses  successeurs  défendircnfc 
sous  peine  d'excommunicatìon  d'y  touchcr  seulcment,  sans 


un  bref  special  de  leur  supreme  patcrnité.  Voyez-vous  ces 
restes  du  ccrcueil  de  plomb  d'Hyppone,  de  la  chasse  de 
bois  de  cèdre  artistcmcnt  travaillée,  du  voile  dans  lequel 
ils  furent  d*  abord  envcloppés  ces  ossemcnts  maintenant  sì 
pressés,  cornine  si  leurs  gardiens  fidèlcs  craignaient  encore, 
s'ils  étaient  ainsi  moins  faciles  à  séparer.  Les  deux  am- 
poules  parfumées  d' huile  et  de  nard  ou  mieux  de  la  piòte 
de  Possidius  et  de  ses  amis,  sont  là.  Le  visage  du  Sauveur, 
son  chifTre  entrelacé,  le  signe  de  Luitprand  décorent  la 
chasse  d'argent;.  elle  semble  porter  la  trace  de  ces  inon- 
dations  périodiques  de  la  confession  de  saint-Pierre-du^Ciel- 
d'Or,  alors  que  chaque  année  au  jour  de  sa  fète  et  en  signe 
des  flots  de  doctrine  et  de  genie  qui  s' épanchaient  de  son 
cceur,  les  eaux  miraculeuses  du  puits  montaient  de  ses 
profondeurs  sacrées  (i);  regardez  avec  nous,  car  enfin  nous 
osons  lever  les  yeux,  nos  regards  confus;  e' est  le  reste  du 
bras  gauche,  l'autre  bras  tout  entier,  ce  sont  ses  pieds, 
ses  cótes,  ses  autres  vertèbres,  les  débris  de  son  crane, 
dans  une  riche  soie  verte  quelques  fragments  reservés;  la 
poussière  seule  pése  sept  livres  et  trois  onces  (2);  avec  elle, 

(r)  In  monasterio  sancii  Vetri  in  ccelo-aureo  papiensi ,  in  quo 
ejusdem  sancti  quem  magnus  Dominus  et  Laudabilis  nimis  vocavit 
de  tenebris  gentium  lumen  Ecclesiae  sua?  ,  depositum  existit;  ibique 
fons  indefìcientis  aqua?  usque  in  hodiernum  diem  effluens  (  quot 
annis  )  ostendit  inexhauribilem  ejus  sapientiae  fontem,    etc. 

(  Vota  prò  ideati  tate  ) 

(a)Dans  la  reconnaissance  des  ossemens  de  S.  Augustin  qui  eut  lieu 
le  i5  Mars  1698  on  li*  ce  qui  suit:  Polvere  o  sii  cenere  pesata  è  lib.  7. 
onz.  3.  da  onz.  12.  per  ciascuna,  riposte  in  un  Velo  di  seta  verde 
con  franza  verde  legata  con  fettuccia  rossa,  Yoyez  le  P.  Fulgencc 
Bellelli  dans  son  oeuvre  :  Collectio  actorum  atqueallegatorum  quibus 
ossa  sacra  Ticini  in  Confessione  S.  Tetri  in  ('celo  Aureo  anno  <6q5 
repcrta,  esse  sacras  S.  Augustini  exuvias  probatum  est.  Premiere  Panie 
p«  47-  Les  Editeurs* 

3 


te 

avec  Ics  osseincnts  tlécrits  par  eux  à  diverses  fois,  a  cinq, 
trois  siècles,  quelques  années  à  peine  d'intervalles,  d'habiles 
médecins  ont  en  quelque  facon  recomposé  le  corps  que 
nous  ne  pouvons  nous  ìasser  de  contempler.  Mais  au-dessus 
e  est  sa  banche,  la  mandibule  inférieure  est  encore  ornée 
de  deux  de  ses  dents;  avez-vous  lu  dans  ses  confessions 
ce  quii  raconte  de  leur  gracieuse  guérison?  A  sa  forme 
on  peut  juger  de  celle  de  son  visage  oblong;  à  son  crane 
on  peut  juger  que  si  on  ne  trouve  aucun  de  ses  cheveux 
blanchis  par  tant  de  travaux,  de  souffrances  et  d' années, 
e' est  que  déjà  tous  étaient  tombés,  cornine  les  feuilles  du 
chène  a  la  fin  du  long  hiver,  par  la  permission  de  celui 
qui  est  notre  pére  et  qui,  seion  sa  promesse,  n'en  laissera 
pas  perir  un  seni....  Plus  heureux  nous  avons  vu,  nous 
emportons  quelques  restes  de  sa  barbe  vénérable....  Est-ce 
bien  vrai,  Frères  bien-ames,  n' est-ce  pas  le  plus  aimable 
des  songes?  C'est  cornine  une  partie  du  voile  de  la  foi 
déchiré  n'est-ce-pas? 

Oh  !  quelle  scène  !  nous  ne  respirions  plus,  nos  joues 
étaient  brùlantes,  nos  yeux  s'emplissaient  goutte  à  goutte 
des  plus  délicicuscs  larmes,  nous  voulions  parler,  nous  ne 
pouvions  pas,  nos  regards,  notre  coeur,  notre  àrae  étaient 
agglutinés  a  ces  ossements  de  notre  Pére,  de  notre  Frère; 
seul  au  monde  et  le  premier  depuis  tant  de  siècles,  nous 
lui  pouvions  donner  ce  nom  —  dans  les  dyptiques  de 
Féglise  d'Hyppóne  après  le  sien,  le  notre!  Sur  terre  nul 
n'éprouva  jamais,  ne  pourra  sentir,  nous  ne  sentirons  jamais 
plus  ce  qui  accablaìt  notre  ame  embarrassée  de  tant  de 
douceurs  et  de  graces.  Far  intervalle,  nous  regardions 
fixement;  par  moments,  nous  inclinions  notre  tète  sous  le 
poids,  sous  le  charme  du  bonheur;  nous  contcnions  tant 
que  nous  le  pouvions  les  élans,  les  battemens  de  notre 
coeur.  D'autrcs  fois  nos  lèvres  s'ouvraient  pour  réciter  vos 


noms,  pour  pricr  pour  vous,  pour  tous  Ics  nótres,  pour 
nos  premicrs  commc  nos  nouveaux  cnfans,  pour  notrc  patrie 
bien-aimée,  pour  nos  guerriers,  pour  tous,  la  memoire  du 
cceur  est  la  meillcurc!  D'autrcs  fois  nous  approchions  nos 
lèvres  ainsi  ouvertes  a  la  prióre  pour  joindre  Ics  plus  tendres 
embrassements  aux  plus  tendres  supplications  —  nous  nous 
levions,  nous  tombions  encorc  a  genoux  —  ceux  qui  nous 
entouraient  nous  regardaient  respectueusement  et  presque 
aussi  attendris  que  nous  —  notre  compagnon  fidale  nous 
imitait;  il  comprenait  plus  que  Ics  autresl  Lesaint  vieillard, 
l'Ange  de  l'église  de  Pavie  mouillait  le  pavé  de  ses  laraies, 
il  croyait  etre  cncore  au  jour  solennel  où  (Février  4855) 
il  restaurait  avec  tant  de  magni  ficcnce,  de  goùt  et  de  piété, 
le  monument  de  ses  Pères,  placant  les  osscinents  d'Àugustin 
dans  leur  nouveau  cercucii,  dans  le  cristai  enveloppé  d'argent 
et  travaillé  avec  le  richc  bronze.  Le  plus  souvent  nous 
ccoutions  —  il  nous  semblait  entcndrc  sortir  de  cette  bouche 
entr' ouverte,  il  nous  semblait  voir  couler  des  flots  d' cr 
pur....  nous  cherebions  quelle  main  avait  éerit  tant  d'ad- 
mirablcs  livres,  quel  bras  avait  sì  souvent  tcnu  le  bàton 
pastoral,  s'était  si  souvent  leve  sur  Hyppòne,  sur  Calarne, 
sur  Cirtha,  sur  Julia-Cesaree  pour  Ics  bénir:  les  instants 
se  succédaient  rapides  et  pleins  cornine  ceux  d'une  apparition 
du  ciel;  n'en  était-ce  pas  une  que  cctte  entrevue? 

Et  déjà  il  fallait  se  séparer!...  Vous  rappclez-vous  notre 
second  anneau,  celili  qu  avait  porte  avant  nous  etjusqu'à 
sa  mort  bienheurcuse  aussi  le  glorieux  evèque,  notre  Pere 
dans  la  foi,  celili  qui  nous  envoyant  a  Saint-Sulpice  Fècole, 
la  Mère  bien-aimée  de  notre  jeunesse  sacerdotale,  nous 
disait  d'un  coeur  qui  débordait:  Fifs,  va,  sois  hcurcuxl  II 
portai t  les  traces  de  ses  apostoliques  travaux;  depuis  trois 
ans  et  plus  il  ne  nous  quittait  pas,  c'était  cclui  que  nous 
chérissions  davantagc:  ainsi  le  guerrier,  sa  plus  vieille  épéc, 


celle  qui  est  plus  belle  de  ses  meurtrissures  que  de  Y  or 
qui  la  garnit,  avec  laquelle  il  a  plus  souvent,  plus  vaillam- 
raent  combattu  —  Il  la  chérit  cornine  sa  vie;  plus  quelle, 
cornine  ses  fatigues  dont  elle  est  un  récit  abrégé,  cornine 
ses  victoires...  Il  ne  la  vendrait  pas  au  poids  de  l'or,  il 
ne  la  rendrait  jamais!  S'il  reneontre  pourtant  le  tombeau 
d'un  autre  guerrier  plus  illustre  mille  fois,  fùt-ce  sur  un 
roc  désert,  il  l'aiguisera,  il  la  lui  mettra  s'il  le  peut  entre 
lesmains  —  peut-ètre  quii  la  déposera  pour  toujours  sur 
son  mausolèo,  sur  ses  os  qui  tressailliront!  Mais  que  de 
larmes  avant  de  s'en  séparer  tout-à-fait!   et  à  ce  moment 

suprème   quel   dernier   embrasscment  ! Et  après   il  la 

clierchera  sans  cesse,  sera  comme  stupéfait  de  ce  quii  a 
fait,  ne  le  regrettera  pas  et  recommencerait  mille  fois,  et 
croirait  ne  le  pouvoir.  Àinsi  et  bien  plus  encore  anneau 
sacre,  anneau  de  mon  Pére  et  de  mon  épouse  bien-aimée, 
toi  qui  fus  sì  souvent  couvert  de  ses  larmes,  de  ses  em- 
brassements  de  pasteur,  de  Pére,  de  Mère,  toi  qui  brillais 
sì  doucement  pour  mon  coeur  des  baisers  de  mes  enfans 
et  des  siens,  quand  je  t'òtai  pour  la  dernière  fois  de  mon 
doigt,  quand  je  t'attachai  avec  les  bandelettes  couleur  de 
feu  à  l'Ange  qui  couronne  la  chasse  auguste,  quand  me 
relevant  pour  la  dernière  fois  et  lui  disant  un  long  et 
solcnnel  adieu,  je  te  disais  adieu  aussi,  quand  pour  la 
dernière  fois  mes  lèvres  te  pressèrent  sì  tendrement,  sì 
long-temps  (j'avais  toujours  cru  qu' elles  se  colleraient  en 
mourant  comme  les  siennes;  sur  ton  humble  pierre  à  la 
couleur  du  ciel  )  je  pleurais,  tous  ceux  qui  m'entouraient 
pleuraient  aussi,  dit-on,  Je  répétais  les  noms  d'  Hyppóne , 
de  Calarne...!  Je  pleure  encore,  douces  larmes!  et  toi  signe 
prócieux  que  je  n'eusse  pas  cède  au  prix  de  l'or  ou  des 
plus  magnifìques  diamants,  que  je  n'eusse  rendu  qu'avec  la 
vie,  avec  qui  je  voulais  ètre  enseveli;  adieu  encore,  adieu! 


BiiKIEI     57     V'< 

reste  là,   reste  longtemps ,   reste  toujours! que  tous 

ceux  qui  visiteront  jusqu  à  la  fin  le  tombeau  d'Augustin  te 
saluent  avec  moi,  t' embrassent  aussi,  prient  pour  mon 
église,  pour  son  pauvre  éveque....  Ileureux  anneau  dont 
j' ernie  le  sort,  oli!  qui  m'eùt  dit,  qui  cut  dit  à  mon 
pére  ta  destinée! 

Frères  bien-aimés,  à  peine  si  nous  nous  appercùmes 
de  ce  qui  sui  vi  t....  sculcmcnt  quelques  instants  après ,  la 
chasse  était  rentrée  dans  son  asile  inviolable,  la  foulc  s'était 
écoulée,  nous  étions  sortis  nous-méme,  puis  nous  étions  re- 
venuSj  revenus  jusqu'au  moment  du  départ  —  nous  ne 
prètions  plus  quJ  une  orci  Ile  et  un  cccur  distraits  a  ce  que 
nous  cntendions ,  mème  en  nous  jetant  pour  la  dernière 
fois  dans  les  bras  du  vénérablc  éveque  qui  nous  aceablait 
de  carcsses  et  de  dons  —  en  revenant  à  Milan ,  en  par- 
courant  les  féériques  galeries  de  la  chartreuse  de  Pavie  ; 
jusqu'au  tempie  gigantesque  de  marbré  blanc,  aux  cent 
deuze  aiguilles  gothiques,  aux  trois  mille  deux  cents  sta- 
tues.,  elevò  ad Mariae  nascentis  gloriami  panni  les  checurs 
ambroisiens ,  au  milieu  des  plus  magnifiqucs  cérémonies  ; 
de  plus  de  trentc-cinq  mille  fidòles  rassemblés;  jusqu  à  la 
basilique  d'Ambroisc,  de  Protais  et  de  Gervais;  aux  pieds 
de  la  chaire  où  Augustin  l'cntendit  sì  souvent;  sur  le  pavé 
où  pleuraienHes  pénitents  prosternés;  là  où  priait  Monique 
avec  tant  de  larmes  et  de  ferveur-  au  baptistère  où  il 
recut  une  seconde  fois  la  vie  avec  Adéodat ,,  Alypc,  confessant 
le  Seigneur  alternata  ement  avec  Ambroise  dont  l' àme 
transportée  s'épanchait  en  actions  de  gràces;  la  nuit,  le 
jour,  e' est  cornine  une  continuation  de  cette  apparition  : 
notre  coeur  est  profondément  tranquille;  nous  trouvons 
aux  pseaumes  et  aux  cantiques  divins  un  charme  presque 
inconnu  jusqu' ici,  nos  devoirs  d' éveque  nous  apparaissent 
mille  fois  plus  graves,  plus  tcndres,  plus  difficiles,  plus 


remplis  eie  charmes,  autant  que  de  périls  et  de  fatigues; 
il  nous  semble  qu'Augustin  est  avec  nous,  qu'il  ne  nous 
quittera  plus;  nous  sommes  avec  lui  partout,  partout  où 
nous  trouvons  ses  traces  nous  nous  arretons  ravis,  nous 
lisons  ses  pages,  nous  dévorons  ses  récits  aux  lieux  mèmes 
dont  il  décrit  les  touchanfs  mystères;  il  nous  semble  que 
rien  n'y  est  changé puisse-t-il  etre  ainsi  jusqu'au  del! 

En  détachant,  non  pas  notre  coeur,  mais  nos  yeux  in- 
satiables,  de  ses  bienheureux  ossements,  nous  lui  demandions 
de  le  revoir  un  jour  dans  sa  gioire  —  cornine  une  autre 
armure,  un  glaive  nouveau,  une  nouvelle  alliance,  nous 
lui  demandions  une  de  ses  plus  vives  paroles,  que  nous 
pussions  goùter  en  l'emportant  —  ernia  et  fac  c/uod  vis , 
nous  répéta-t-il  cornine  distinctement,  et  nous  ri  aimerions 
pas!  nous  ri aimerions  pas  Dieu3  nous  ri aimerions  pas 
r églisel  nous  ri  aÌ7)ieHons  pas  les  dmes ,  nous  ne  vous 
aimerions  pas  de  tout  notre  cceur,  de  tonte  notre  àme> 

de  toutes  nos  forces plutot  mille  fois  anathème!  Ama, 

ubi  amatur  ibi  non  laboratur  —  sine  dolore  non  vivitur 
in  amore  —  mnlier  curii  parit,  eie.  —  Ce  fut  en  abrégé 
sa  vie,  ce  devrait  ètre  la  notre,  ameni 

Cependant,  nous  avons  demandò  aux  Podestats,  auCha- 
pitre,  à  l'Evèque,  au  souverain  Pontife  la  relique  très- 
insigne,  qui  tantòt  doit  revenir  a  Hyppóne,,  et  en  gage 
de  laquelle  nous  avons  déjà  recu  des  fragments  de  ses 
doigts,  de  sa  tète,  de  ses  pieds,  des  cótes  sous  lesquelles 
brùlait  son  cceur;  jusqu'à  cet  ornement  vénérable  de  son 
inenton,  plus  doux  à  notre  eceur  qu  aux  caresses  mater- 
nelles  le  duvet  naissant  de  son  premier  né  3  plus  doux  que 
la  bianche  chevelure  de  son  aicul  au  petit  enfant  qui  la 
baise  avec  tcndrcsse. 

Qu'il  nous  tarde  de  vous  montrer  notre  trésor!  de  re- 
cevoir  pour  vous  celili  plus  précieux  encore  que  nous  avons 
demandò  et  que  nous  obticndrons,  selon  ce  que  nous  vous 


*g£l      39      Ivi 

écrivions  il  y  a  dcux  jours,  après  (Ics  démarches  bcaucoup 
moins  assuróes  pourtant  quo  eolles  qui  les  ont  dù  suivrc. 

Sans  les  joies  pascales  nous  aurions  à  cette  heure  dopasse 
la  fidèlc,  la  calholiquc  citò  de  Turin  aux  souvenirs  sì  chers 
pour  notre  enfance! . .  Nous  repartons  demain  — jamais  nous 
ne  fùmes  impatients  d'  arriver  cornine  cn  ce  moment  ; 
avant  de  remontcr  dans  le  char  rapide,  nous  retournerons 
a  la  basilique  ambroisienne,  nous  célébrerons  une  dernière 
Ibis  la  messe  sur  le  corps  de  Saint  Ambroise;  nous  sacri- 
fierons  sur  l'autel  de  Gervais  et  de  Protais,  nous  rcvicndrons 
au  baptistére,  nous  recevrons  la  prècieusc  relique  du  grand 
éveque  que  nous  a  promise  le  gardien  de  cet  autre  trósor; 
et  finis ,  que  Dieu  bénisse  notre  course  jusqu'à  la  fin;  que 
la  terre  ,  les  mers  nous  soient  propices,  que  les  montagnes 
abaisscnt  leurs  cimes  glacées ,  que  les  vents  soufflcnt  fa- 
vorables,  que  les  flots  se  courbent  et  s'aplanissent  sous  le 
dépót  que  nous  emportons!  que  nous  vous  revoyons  bientot, 
le  plutót  possible,  pour  ne  plus  vous  quitter,  et  en  vous 
rexitant  sans  fin  ces  mcr\  eilles  sans  fin  ce  nous  semble , 
nous  ne  cesserons  de  vous  crier  avec  lui  jusqu'  au  ciel 
d'  aimer,  d'aimer  Dieu,  de  vous  aimer  les  uns  les  autres, 
plus  encore  mille  fois  par  la  tendrcsse  et  le  sacrifice  de 
notre  vie,  que  par  ces  cris  répétés,  quelque  vifs,  quel- 
cpie  ardents  qu  ils  puissent  otre. 

Ainsi  soit-il  en  Dieu  le  Pére,  le  Fils  et  le  Saint-Esprit! 

Nous  vous  écrivions  de  Milan,  le  second  jour  des  fétes 

pascales,  28c  de  Mars  de  cette  année  4842,  a  la  porte  de 

la  basilique  ambroisienne,  et  encore  sous  notre  seing,  notre 

sceau  particulier   et  le   contre-seing   de   notre   bien-aimé 

coinpasrnon  de  pélerinasre. 

f  ANTOJNE-ADOLPHE, 

Kvèque  d'Alger. 
Par   mandement   de   Mgr. 
X.  DAIDOU,  ch.-hon., 

Cure  de  St- Philippe  iV  Algei\ 


SU  f  18$® 


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DI  PAVIA 


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j\."    IV. 


t^yfC  a  >  uctancai 


T 


Il  est  bicn  tarcl  !  C  est  de  passage  de  ce  saint  et  heureux 
jour  (  25  Mars  )  au-triste  jour  de  mon  depart  et  d'  une 
séparation  qui  me  conte  au  delà  des  plus  tendres  et  des 
plus  vives  expressions....  et  cependant  je  ne  peux  essayer 
de  prendre  quelques  heures  de  repos  sans  écrire  à  Vòtre 
Grandeur,  à  son  Venerable  Chapitre ,  aux  Excellents  Ma- 
gistrats  de  sa  Ville  bien-aimée  de  Pavie  —  Vous  savez 
déjà  pourquoi  et  en  quel  sens,,  Monseigneur  et  sì  tendre- 
ment  Venere  Frère ,  pardonnez-moi  cette  expression-là 
quelque  confusion  quJ  elle  me  cause. 

G'  est  dans  ce  but  sì  grave  et  sì  touchant  que  j'  avais 
1'  honneur  de  vous  écrire ,  il  y  a  sì  peu  de  jours ,  de  la 
"\  ille  sainte  et  des  Pieds  mille  fois  bénis  du  Saint  Pére  — 
C'  est  dans  ce  mème  but  que  je  suis  enfìn  arrivè  du  fonds 
de  ma  pauvre  Afrique  à  vos  genoux  et  à  1'  Arche  sacrée 
dont  vous  avez  sì  admirablement  relevé  la  magnificence 
en  ces  derniers  temps.... 

J'  ai  pu  épancher,  verser  mon  cosur  dans  le  vótre,  et 
il  m'  a  compris  —  Certes  e'  est  beaucoup ,  e'  est  mille 
fois  plus  que  je  ne  le  inerite  à  tous  égards  que  d'  avoir 
pu  voir,  contempler  avec  ravissement  les  sacrés  ossements!... 
et  pourtant  je  ne  peux  partir  qu  avec  1'  espoir  que  tous 
ici  du  reste  m'  ont  donne  cornine  à  l' cnvi  que  dans  quel- 


(jucs  tcmps ,  (]imnd  auront  été  accomplies  toute  sorte  de 
saintes  et  sages  formalités  Hyppóne  renaissante  recevra 
de  Vous,  de  vos  Vénérables  Chanoins  et  Chapitre,  de 
1'  élite  des  habitans  de  Votre  heureux  Diocese  une  Reli- 
que  insigne  de  son  Angustili. 

Une  fois  assuré,  ainsi  que  je  le  suis  par  avance  avec  tran- 
sport,  de  Votre  principal  assentimene  et  de  celui  de  tous 
selon  ce  que  je  leur  écris  en  ce  moment  mème  sitót 
ému  pour  moi  ,  je  fcrai  du  méme  cceur  et  avec  mème 
confiance  auprès  du  saint  Pére  les  dernières  démarches 
nécessaires  et  tout  ainsi  pour  le  mieux  et  pour  tous 
viendra  en  son  temps  et  selon  1'  Esprit  de  Dieu. 

Je  parts  donc  ,  Monseigneur,  et  pourquoi  faut-il  sitót 
se  séparer  de  Vous....  pourquoi  m'  est-il  impossible  autant 
par  écrit  que  de  vive  voix  de  vous  dire  comme  je  le  vou- 
drais  ce  tendre  adieu  de  Frère  ou  plutót  de  Fiis  ?....  Com- 
ment  vout  remercier  de  tout  ce  que  je  vous  dois  déjà? 
Si  je  dis  aux  autres  ,  ce  qui  est  vrai,  que  mon  coeur 
est  trop  plein,  qu  il  déborde  en  leur  écrivant,  que  de- 
vrais-je  donc  en  ce  dernier  moment . . . 

Ah  !  que  N.  S.  entendc  et  bénisse  mes  plus  ardentes 
prières ,  mes  voeux  les  plus  sinceres  !  Soyez  heureux , 
bien-aimé  Pere,  vivez,  reposez-vous  à  l'ombre  de  l'Arche 
tutélaire ,  et  gardez  -y  quehjue  peu  mémoire  dans  le 
Seigneur  du  plus  pauvre  et  du  plus  indigno  des  Evèques, 
qui  conserverà  toujours  aussi  tendre  et  aussi  plein  de 
grace  dans  son  coeur  le  saint  baiser  de  votre  charité,  de 
votre  touchante  et  paternelle  afFection. 


t    ANT.    AD., 

Cette  derniere  Nuit 

EV.B    D'  ALGER. 

26  Mars  1842. 

Pavie 

n;  V. 

ILLUSTRISSIMO  AC  REVERENDISSIMO 

D.    ANTONIO  ADILPHO 

IIipponis  Regii   et    JulitE  Césareje  Episcopo 

AL0IS1US  TOSI  EPISCOPUS  PAP. 


0 


uod  flagranti  charitatis  studio  paucis  abbine  diebus 
corani  petiisti,  id  jam3  Vcnerabilis  Frater,  omnino  e  voto 
contigisse  Te  laeto  ornine  certiorem  facio.  E  litteris  quas 
Rcv.  bujus  Ticincnsis  Ecclesiae  Canonici  ac  Perillustres 
Municipii  Curatorcs  ad  Te  dederunt,  facile  perspicere  po- 
teris,  quo  animorum  consensu,  quaque  alacritate  piis  tuis 
desideriis  obviam  itum  sit.  Macte  igitur  esto  virtute!  e  sa- 
cris  Divi  Àugustini  exuviis  quas  praesens  effuso  corde  ve- 
neratus  es,  partem  haud  sane  exiguam  Tibi  ac  reflorescenti 
Africae  Ecclesiae,  quantum  in  nobis  est  situm,  destinavi- 
mus  atque  addiximus  :  cetera  ,  impetrata  ,  ut  par  est , 
Summi  Pontificis  Gregorii  XVI  venia,  peragentur.  Quaenam 
sit  haec  pars,  quam  docti  sacras  benigne  communicare 
divitias  nobis  ipsi  libentes  subtrahimus,  publicum  testimo- 
ni um  ea  de  re  conscriptum  edocet:  Ulnam  scilicet  Brachii 
dextcri  mittemus,  quae,  ut  Ipse  comperisti,  inter  ea  quae 
de  tam  Sancto  Corpore  supersunt ,  sive  rem  ipsam ,  sive 
ejus  dignitatem  spectes,  insignem  sane  locum  obtinet. 

Quum  sacram  hanc  Rcliquiam  acceperis ,  nonne  tibi 
videbitur  eadem  marni ,  qua  olim  Antistes  Sanctissimus 
fidelibus  a  se  institutis  benedicebat  >    Tibi   Gregique  tuo 


et  ipsi  expcctati  proventus    spei  benedici  ?    nonne  caderci 
adhortatione,    qua  Ille    filioìos   suos    adversus    ingruentia 
erroris  et  minarum   pericula  muniebat,    te  ad    proelianda 
Domini  proelia  excitari  et  confirmari  senties  ?  nonne  eos- 
dem  doctrinae  fontes,  qui   voluminibus  illa    caderci  marni 
exaratis  patent,  tibi  quodammodo  latius  reserari  uberiori- 
busque  inde  rivulis  Te  totum  perfundi  ?    Sinas  ,  quaeso  , 
Vcnerabilis  Fra  ter,  illos  animi  motus,  quibus  Te  primum 
improviso  accedentem  intuens  perculsus   ac    pene  obrutus 
sum,  nunc  pieno  pectore   exundare.  Mene  Divi  Àugustini 
tot  post  saeculis  primum  sucecssorem  hospitio  excepisse  , 
nova  cum  eo  pietatis    officia  instituisse ,    arctius  fìdei ,  ut 
ita  dicam,  foedus  copulasse  !  eamque    senectuti   meae  ju- 
cundissimam  affulsisse  spem,  fore  ut  Àfrica  regio,  in  quam 
tamdiu  grassata  est  barbaries,  Gatholicae  Ecclesiae,   cujus 
damna    divino    Supremi    Pastoris    qui    in   coelis  est  nutu 
novis  semper  augmentis  resarciuntur  ,    tandem   aliquando 
redderetur?  Ecclesiaque  illa  transmarina,  quae  a  vetustis- 
sima statina  origine  tot  tamque  praeclaros  viros,  qui  Ghri- 
stianam  fidem  per  labores  plurimos,  verbo,  scriptis,  vita, 
morte  adseruerunt ,  mira  peperit  fecunditate  ,    post  nimis 
heu  !    diuturnam  orbitatem  et    vastationem ,    quum   fiìios 
more  Raclielis  vocaret,  neque  ullus  esset  qui  eam  solare- 
tur,  nunc  demum,  Ilio  qui  dives  est  in  misericordiis  ju- 
bente ,    Sumnio  Pontifice  Gregorio  XYI  auctore,    faventi- 
bus  Rege  ac  gente  gallica ,    cunctis  plaudentibus  votaque 
prò  tanta  re  nuncupantibus ,  Te  maxime  studente  totisque 
viribus ,    qualis  quantusque   es,  ei  operi  insudante ,   nova 
prole  recrearctur  ! 

Equidem  quod  Te  longo  itinere  vestigia  Divi  Àugustini 
persequentem,  ejusque  sensus  et  cogitationes  in  ipsis  locis, 
quae  Ille  pedibus  prcssit,  rimantem  viderim,  quod  apud 
altare,  quo  sacra  condita  sunt  ossa,  tecum  colloquutus  sim, 


«mi  47  mm* 
misccns  gaudia,  spcs,  lacrimasi  quod  ex  insigni  ilio  the- 
sauro  ,  quem  haec  mihi  dilcctissima  Ticinensis  Ecclesia 
maxìmi  ornamenti  et  tutaminis  loco  possidet,  aliquid  exi- 
mium  tibi  Ecclesiaeque  tuae,  me  dante  simul  et  juvante, 
impertitum  sit ,  quod  utraque  haec  Ecclesia  cj  usinoci  i  pi- 
gnor  is  possessione  consocietur,  eum  mihi  videor  summae 
vencrationis,  qua  jam  inde  ab  adolcscentia  in  sanctissi- 
mum  fìdei  Doctorem  et  propugnatorem  feror,  optimum  in 
hac  quidem  vita  fructum  percepisse.  Numquam  certe  ex 
utriusque  nostrum  eorumque  omnium  qui  aderant  animis 
excidet  ille  dies,  quo  ego  et  Tu  super  sacros  cineres  in- 
vicem  complexi  dilatabamur  cordibus  et  rore  quodam  coe- 
lesti  rcficiebamur ,  recolentes  exempla  priscorum  Christia- 
nae  religionis  athletarum,  qui  ad  martyrum  Memorias  ven- 
titantcs  ibique  pias  producentes  vigilias  novum  ad  certa- 
mina  obeunda  robur  colligebant. 

At  me,  quem  ingravescente  aetate  peregrinationis  meae 
terminus  urget,  juvat  sub  umbra  praeclari  hujus  monu- 
menti consiclcre,  locumque  saepe  contemplari  quem  ipse 
mihi  elegi,  ubi  caro  mea  requiescet  in  spe  :  Te  manent 
honesta  pcricula  mercesque  multo  cum  labore  parienda. 
Meum  est,  consummato  prope  jam  cursu,  Divum  Àugu- 
stinum  errorum  profligatorem,  veritatis  vindicem,  univer- 
sae  Ecclesiac  lumen ,  pietatis  amore  aestuantis  exemplar , 
carissimis  fratribus  atque  fìliis  precibus  enixis  et  intermo- 
ricnti  pene  voce  colendum  imitandumque  proponere:  Tuum 
vero,  tamquam  ipsa  ejus  manu  ducente,  loca  vasta  ruinis 
peragrarc,  tcrrae  desertae  et  inviae  et  inaquosae  inclaman- 
tem  ut  mortuos  suos  reddat,  ossa  arida  jubentem  revivi- 
scere  et  prophctai  i ,  liane  domus  Israel  partem  fere  prin- 
cipcm,  divino  afflante  spiritu,  e  sepulchro  consurgere  et 
laudis  hymnum  Deo ,  qui  ad  inferos  deducit  atque  reducit, 
voce  in  perpetuimi  sonatura  instaurare. 


<%mm    48    mm& 

Dum  igitur  ego  instantis  tliei  memor  quietem  praesto- 
lor  in  Christo  absconditam,  Tu  confortare  et  esto  robu- 
stus  :  cogita  quanta  Tibi  res  incumbat,  quanta  de  Te  expe- 
ctatione  omnium  erecti  sintanimi-  sed  ne  Te  humanitatis 
onus  premat,  meum  ac  tuum  Ecclesiarumque  nobis  concre- 
ditarum  identidem  respice  Patronum:  qui  divinae  gratiae 
jura  luculenter  atque  invicte  tutatus  est,  eam  Tibi  successori 
suo  impetrabit,  ut  tanto  roboratus  praesidio  opus  egregie 
inchoatum  ad  perfectum  usque  finem  perducas.  Quod  ad 
nos  attinet,  en  habes  illud  quod  tamquam  Apostolatus  tiri 
certius  argumentum  ardenter  concupisti  :  quid  aliud  rcstat, 
nisi  ut  in  imitate  fidei  quam  arctissime  conjuncti,  Petrae 
quae  Christus  est,  Augustino  intercedente,  firmiter  adhae- 
rentes  ,  omnia  quieta  in  diesque  latiora  Ecclesiae  Catholi- 
cae  Summoque  Pontifici  Gregorio  XVI.  tot  nuperis  pertur- 
bationibus  quae  eam  percellunt  vehementer  commoto  omi- 
nantes ,  numeri,  cui  in  sollicitudine  praesumus,  ita  fun- 
gamur,  ut  post  exactos  labores  ad  misericordiae  fontem 
pariter  accedere  possimus  ! 

Vale  una  cum  Ecclesia  Tua,  et  fratrem  corpore  longin- 
quum  sed  animo  praesentem  Deo  commenda. 

Papiae  VI  Rai.  Maji  MDGCGXLII. 

Hu??iillimns  obsec/.  addirti ssimus 
Aloisius  Papiensis  Episcopus. 


•*>ss£>2    49    Bacimi 
N.°   VI. 


*f  fòoudeiaiieut 
et    ttéd-teiukeiiiewt    venete    ftrete 


Qu'  avez-vous  dù  penser  d'  un  silcncc  qui  m'  a  tant  af- 
fecté  moi-meme  après  m'  avoir  écrit  et  adressò  des  lettres 
sì  saintes,  sì  bonnes ,  sì  douces  et  heureuses  qu  il  m' a 
semblé  qu'  elles  avaient  été  inspirées  par  Cclui  en  qui  à 
jamais  se  sont  unies  nos  ames  et  nos  Eglises  bien-aimées?... 
Oh  ì  que  j'  en  ai  souffert  moi-meme ,  surtout  quand  j'  ai 
appris  ces  jours  derniers  qu  un  message  important  et 
qui  vous  était  destine  n'avait  pu  vous  parvenir! 

Je  commence  donc  par  embrasser  vos  genoux  et  vous 
supplier  de  me  pardonner  et  de  croire  que  sans  Y  attente 
continuclle  où  )  étais  à  1'  égard  des  Lettres  Pontificales 
qui  in  arrivent  dans  l' instant  à  peine ,  depuis  long  tems 
déjà  j'  aurais  essayé  de  répondre  à  votre  bien  heureuse 
Epitre  non  selon  qu  elle  le  inerite  assurémcnt,  mais  au 
moins  selon  la  mesure  de  ma  pauvreté ,  moi  votre  indi- 
gno fils  et  frère,  sì  indigne  de  ces  trésors  de  gracc,  de 
science  et  de  sagesse  qui  coulent  de  votre  coeur  par 
tout  ce  que  vous  dites  ou  écrivez,  par  tout  ce  que  vous 
(aites  dans  TEglise  de  Dieu. 

4 


50 

Aujourd'hui  je  ne  pcux  ccrire  qu'à  la  course,  dirais- 
je  volontiers  ,  tant  je  suis  presse,  accablé  par  les  com- 
bats  du  Seigneur  auxquels  vous  m'  exhortez  d'  une  voix 
sì  tendre  et  sì  généreuse  —  J'  arrive  de  lointains  voyages, 
je  repars  pour  des  voyages  plus  lointains  encore...  Je  me 
Mte  tant  je  suis  impatient  de  voir  briller  enfìn  le  jour  où 
]  accourrai  de  nouveau  entre  vos  bras  fraternels  ,  au  tom- 
beau  de  mon...  permettez-moi  de  ne  pas  dire  ce  mot  qui 
me  couvre  de  confusion...  moi  son  successeur. 

Ohi  par  vous,  très  saint  et  très  venere  Seigneur,  parce 
que  j'  aurai  appris  auprès  de  vous ,  par  ce  que  j'  ai  em- 
porté  de  ces  trop  fugitifs  entretiens,  par  ce  que  vous 
m' avez  donne ,  par  ce  que  vous  in  avez  promis  et  ce 
que  j' irai  tantòt  demander  pour  mon  Eglise  naissante  je 
commence  pourtant  à  croire  qu'  en  effet,  malgré  ma  mi- 
sere profonde,  je  peux  espérer  de  suivre  de  loin  ses  tra- 
ces  sacrées. 

Notre  très  saint  Pere,  le  Pape  Grégoire  XVI,  m' a  écrit 
dans  1'  effusion  de  Sa  Paternité  -,  il  a  daigné  mème  m'  a- 
dresser,  faire  passer  par  mes  mains  pour  arriver  à  vous, 
à  votre  co'ur  si  plein  de  tendresse  et  de  piété ,  les  Let- 
tres  authentiques  et  solennelles,  dont  je  vous  envoye  la 
copie  ,  n'  osant  les  confier  elles-mèmes  aux  hazards  de 
pareilles  voies  et  me  réservant  de  vous  les  présenter  plus 
convenablement  lorsque  je  reviendrai  à  Pavie. 

Le  monument  d'  lìyppòne  est  bientót  achevé  •  le  pre- 
mier reliquaire  se  prépare;  le  Gouvernement  du  Roi  a 
mis  a  ma  disposition  un  vaisseau  de  X  état  pour  tran- 
sférer  le  prócieux  trésor  de  Toulon  à  Hyppóne...  je  vicn- 
drai  célébrer  par  cette  translation  miraculeuse  1'  anniver- 
saire  de  mon  sacre,  le  jour  de  la  fète  des  SS.  Àpótres 
Simon  et  Jude  vingt-huitieme  jour  d'  Octobre. 

Avec    les    Lcttres  Pontificalcs   j'  offrirai    moi-meme    en 


grande  joic  et  attendrissement  la  Mosaì'que  mise  en  état 
autant  que  l' ont  permis  la  rareté  des  ouvriers  et  les  injures 
de  tant  de  sieclcs;  cntre  deux  que  je  possédais  j'ai  choisi  cel- 
le-ci  parecque  dans  le  milieu  se  trouvent  deux  anneaux  en- 
trelacés,  figurcs  de  nos  crcurs,  de  nos  ames,  de  nos  bien- 
aimées  Eglises ,  la  seconde  orne  le  marchepied  de  l' autel 
où  tous  Ics  jours  de  ma  vie  je  monterai  pour  prier  pour 
vous  !  une  troisieme  trouvée  en  meme  tems  parmi  les  rui- 
nes  chéries  que  j'  embrassai  encore  le  mois  dcrnier  ,  a 
été  placée  à  Bourdeaux  ma  patrie,  à  l' autel  de  Y  Eglise 
Cathédrale  où  je  fus  consacrò ,  il  y  aura  quatre  ans  le 
28  Octobre  prochain. 

Mais  déjà  ,  très  illustre  et  très  vènere  Seigneur  mon 
Pere ,  il  faut  s'  arrachcr  à  ces  entretiens  pleins  d' un 
charme  celeste  — »  plaignez-moi  de  ne  pouvoir  méme 
écrire }  et  ne  cessez  à  l' ombre  de  Y  Arche  sacrée  où  vous 
contemplez  la  place ,  que  vous  vous  ètes  choisie  ,  de  de- 
mander  pour  votre  jeune  frere  dont  les  combats  et  les 
ópreuves  se  multiplient  chaque  jour  davantage  qu'  il  ar- 
rive  aussi  paisible  et  fidclle  que  vous  heureux  Pere  au 
terme  de  la  course 

Pour  lui  chaque  jour  il  ne  cesserà  de  son  coté  de  de- 
mander  pour  vous  au  meme  Pere  celeste  ce  que  vous 
avez  voulu  qu  il  souhailàt  du  fond  de  son  coaur  de  fils. 

Jl  ne  saurait  ètre  ni  plus  profondóment  et  tendrement 
respectueux  ,  ni  plus  reconnaissant  ,  ni  plus  inviolable- 
ment  dévoué. 

f  ANTOINE  ADOLPHE 

EVÉQUE    D'  ALGER 

Au  Palais  Episcopal  le  0  Aout  1842. 
d'  Alger. 


i     52 
N.°  VII. 


A  bord  du  Pharamond,    par   le  travers 
des  ìles    Ealéares,  i.er  Octobre. 


Très  Illustre ,  bien-aitné  Seìgne/nr  et  Frère 


Je  ne  peux  vous  écrire  longuement,  la  mer  est  trop 
agitée,,  mais  je  veux5  ne  fùt-ce  qu  une  seule  ligne,  vous 
annoncer  mon  départ  d'Alger  pour  Pavie;  et  s'il  plait  à 
Jesus  Christ  notre  Seigneur,  mon  heureuse  et  prochaine 
arrivée  devant  Y  Arche  de  Saint  Augustin. 

J'  apporte  avec  moi  la  précieuse  Mosaique  que  je  veux 
piacer  de  mes  propres  mains  et  les  lettres  Pontificales 
dont  j'  ai  eu  1'  honneur  de  vous  envoyer  une  copie. 

Je  serai  à  Pavie  le  dix  Octobre  —  Je  desirerais  que  la 
cérémonie  pùt  se  faire  le  douze;  je  repartirais,  hélas!  déjà 
le  \o\  Je  trouverai  à  Toulon  un  vaisseau  du  Roi  preparò 
pour  la  reception  du  saint  dépòt  9  et  de  tous  ceux  qui 
doivent  s'y  joindre  à  moi ,  et  le  27  je  jeterais  l'ancre 
dans  le  bord  de  Bone  ,  de  manière  à  consacrer  le  mo- 
nument  au  jour  indiqué  dans  ma  lettre  à  tous  les  Evé- 
ques  de  France. 

Je  ne  cherche  pas  à  exprimer  ma  reconnaissance  envers 
vous  très  saint  et  bien-aimé  Frere  et  Pere,   ni  tous    les 


4®&m  53  Kg  • 
sentiments  dont  mon  ame  est  profondément  émue....  Je 
ne  saurais  pas  moins  vous  le  dire  quand  je  serai  encorc 
dans  vos  bras;  plus  heureux  j'essaierai  en  épanchant  mon 
coeur  dans  cclui  d' Àugustin  d' y  suppléer  par  mes  priòres 
les  plus  sincòres. 

Je  cède  a  la  violencc  que  me  font  les  flots  soulcvés, 
Encore  huit  ou  dix  jours  et  je  vous  rédemanderai  la 
sainte  et  touchante  hospitalitc  que  vous  m' avez  si  géné- 
reusement  accordée  il  y  a  six  mois  ;  en  attcndant  et  tou- 
jours  croyez-moi  le  plus  humble  le  plus  respcctueux,  le 
plus  tendrement  dévoué  de  vos  serviteurs  et  de  vos 
freres. 

+  ANTOINE  ADOLPHE 

Évèque  d' Alger. 


N.°  Vili. 


TRÈS  CHER,  TRIS  VENERE,  TRES  ILLUSTRE  SEIG1LR 


J  arrive  à  Milan  par  la  voie  de  Turiti  avec  un  de  mes 
Chanoines  et  un  Vicaire  General  d'  honneur.  Un  de  mes 
plus  vénérables  Chanoines  et  mon  jeune  Secrétaire  par- 
ticulier  ont  suivi  la  route  de  Gènes. 

Je  termine  ici  quelques  prèparatifs  que  les  circonstances, 
ont  rendues  nécessaires.  Àussitót  après ,  et  demain  vers; 
midi ,  j'  arriverai  à  Pavie  mème.  Là  je  prendrai  les  ordres 
de  mon  très-vénéré  et  bien-aimé  Pére  et  lui  ferai  part 
de  ce  que  j'  ai  cru  plus  convenable  de  faire  en  cette  so- 
lennelle  et  sì  sainte  et  sì  toucliante  occasi on  ;  subordon- 
nant  le  tout-cependant  à  son  jugement  et  à  ses  desirs 
sacrés  pour-moi. 

Qu'  il  me  tarde  de  le  revouv,  de  recevoir  de  nouveau  ses 
plus  tendres  embrasscments  fraternels!  Je  voudrois  le  lui 
dire ,  je  ne  peux  pas  ;  je  termine  ma  lettre  afin  qu  elle 
parte  sans  délai  et  lui  offre  du  plus  profond  de  mon  ame 
reconnaissante  V  hommage  de  ma  plus  tendre  vénération 
et  de  tous  les  sentiments  dont  est  penetrò  le  plus  indi- 
ane ,  le  plus  pauvre ,  le  plus  heureux  de  ses  frères. 

t  ANTOINE-ADOLPHE, 
Evéque  d'Alger. 

Milan  dans  la  nuit  du  10  au  41  Octobre  4842,  le  matin. 


(§^citU%w 


DEL  VESCOVO    D'  ALGESII 


Uima»aiLmi 


DELLA. 


CATTEDRALE    DI    PAVIA 


N.tt  IX. 


ILLCSTRES  ET  T&RÉRABLBS  CIM011S  ET  (MITRE 

DE  L'  ANTIQUE  ET  SAINTE  EGLISE  DE  PAVIE. 


Permettez  à  V  Evéque  d'  Hyppóne  au  Successero  immédiat 

de  Saint  Augustin ,  pardonnez-lui  d' oser  ainsi  parler  > 
humblcment  prosternò  devant  l'Arche  célèbre,  dont  vous 
etes  les  vigilans  et  sages  gardicns  de  vous  exposer  en 
quelques  paroles  imparfaites  le  but  de  son  pélerinage,  du 
touchant  et  solenncl  voyage  ,  qui  le  conduit  auprès  de 
vous  et  de  votre  saint  et  bien-aimé  Pontife 

Il  y  a  trois  ans ,  le  jour  méme  de  V  Annonciation  a 
peìne  arrivò  dans  son  nouveau  et  étrange  diocèse,  il  ve- 
nait  d'offrir  le  saint  Sacrifice  sur  les  ruincs  désolées 
d'  Hyppóne  pour  la  première  fois  depuis  plus  de  quatorze 
cents  ans  au  dessus  méme  de  l'endroit  où  V  on  peut  croire 
encore  que  fut  depose  le  corps  d5  Augustin  durant  Ics 
dcrniers  jours  de  sa  ville  chérie  et  avant  quii  ne  fùt 
transporté  en  Sardaignc,  d'  où  il  devait  enfin  devenir 
Vótre. 

Une  sorte  d'  inspiration  descendit  du  ciel  dans  son 
cojur  profondóment  attcndri.  Sans  le  moindre  retarci  il  y 
ceda  avee  bonheur.  Sur  la  piene  meme  encore  fumante 
il  ccrivit  à  quatre-v'mgt-huit  Evèques  scs  freres  de  Trance 


qui  lui  répondirent  aussitót  avec  transport...  Pcu  de  tems 
après  et  à  la  suite  d'  une  ordination  mémorable  commen- 
cait  à  s'  élever  par  ses  soins  et  en  leur  nom  un  monu- 
ment  destine  a  renouer  la  chaìne  des  traditions  antiques 
et  à  perpétuer  à  la  place  mème  où  il  mourut  la  mémoire 
du  saint  et  tendre  Evèque  d'Hyppòne;  chacun  de  ces 
Evèques  des  Gaules  ayant  voulu  contribuer  de  ses  larges- 
ses  paternelles. 

Eneo  re  quelque  tems  nobies  et  vénérables  Seigneurs 
et  ce  monument  sera  termine.  Déjà  est  arrivò  la  superbe 
statue  en  bronze,  qui  le  doit  couronner....  A  sa  conséera- 
tion  solennelle  assisteront  cornine  députés  par  les  autres 
plusieurs  de  ces  heureux  Evèques....  Mais  voici.... 

En  mème  temps  que  celui  qui  a  1'  honneur  de  vous 
écrire  ces  choses  se  sentait  irrésistiblement  inspirò  d'  éle- 
ver cet  insigne  monument  touchant  appendice  de  celui 
qui  vous  honore  tant,  et  que  tant  vous  chérissez  dans  la 
fortune  e  Pavie,  il  formait  la  résolution  et  cornine  le  vceu 
de  venir  le  plutót ,  qu  il  pourrait  au  nom  de  ces  mèmes 
Evèques  au  nom  d*  Hyppóne  renaissante  bien  plus,  qu'au 
sien  mille  fois  trop  obscur,  vous  demander  à  genoux  la 
plus  notable  relique  que  vous  pourriez  leur  accorder  con- 
venablement  pour  que  1'  Arche  d'  Hyppòne  ne  fut  pas  vi- 
de... tout-à-fait  vide! 

Ah  !  sans  les  effroyables  malheurs  de  cette  église  in- 
fortunée,  malheurs  qui  coutèrent  la  vie  à  son  Pontife  ou 
qui  du  moins  1'  abrégèrent  de  beaucoup  Elle  n'  eùt  pas 
cesse  de  le  posseder! 

Elle  ne  le  redemande  point,  elle  n'est  pas  jalouse 
d*  une  jalousie  mauvaise  du  bonheur  de  la  vòtre...  Elle 
n'est  pas  indiscréte }  elle  ne  croit  pas  1'  ètre5  mais  elle 
vous  supplie  par  les  instances  les  plus  vives  d'  avoir  pitie 
d'  elle  y  de  lui  donner  un  pcu  ce  que  vous  voudrez ,  ou 


imbuì  59  saffi** 
mieux  co  que  vous  pourrez....  Elle  le  rcccvra  avcc  tant 
d'  allegrasse  et  de  reconnaissancc  !  Un  autre  Eveque  vicn- 
drait  le  recevoir  en  temps  et  de  manieres  convenablcs  sì... 
oh!  pourriez-vous  rejcter  cotte  prióre  unique  depuis  la 
mort  d'  Augustin  et  jusqu'  a  la  fin  des  temps  ? 

Déjà  vous  avez  accucilH  son  premier  envoyé  d'  une  fa- 
con sì  touchantc  :  votre  bien-aimé,  votre  saint  Evèque  ne 
l'a-t-il  pas  traité  comme  un  jeune  frère  ?  Son  anneau  pa- 
storal  ne  demcure-t-il  pas  à  toujours  attaché  à  l' urne 
sacrée  ?  N'est-ce  pas  de  Y  arche  méme ,  qu'  il  a  date  la 
nuit  dernicre  la  Lettre  Pastorale  qui  se  con  (bi  idra  presque 
avec  cclles  des  Evèques  de  Pavie....  N'  acceptez-vous  point 
le  don  qu'  il  vous  fait  avec  empressement  d' une  admirable 
mosai'que  d'Hyppóne  aux  anneaux  entrelacés  ligure  signi- 
ficative !  et  qui  ornerà  bientót  la  magnifique  chapelle  de 
1'  arche  !.... 

Ses  supplications  le  S.  Pere  Ics  connait5  Ics  approuve, 
et  si  vous  y  consentiez,  il  scrait  sur  d'obtenir  de  la  ten- 
drcsse  de  son  cceur,  de  fondateur  du  nouvel  Evèché 
d'  Hyppóne  les  brefs  et  permissions  nécessaires  à  tous.... 
Il  y  a  onze  jours  a  peinc  qu' il  était  à  ses  pieds,  mille 
fois  benis.  Le  Roi  des  Francais  Ics  connait  et  les  approuve 
aussi.  Il  a  voulu  pourvoir  a  tous  les  frais  de  cet  heureux 
voyage  et  ce  serait  sur  un  de  ses  vaisseaux  rapides,  que 
scrait  transporté  le  sacre  fardeau.,  le  don  de  votre  coeur, 
la  petite  portion  de  votre  incomparablc  héritage.... 

En  vous  écrivant  ainsi  la  nuit  memo  d'  un  triste  dé- 
part  quand  ses  forces  défaillent  presque  moins  sous  le 
poids  du  travail  de  ecs  derniers  jours,  que  sous  celili  de 
tant  d'  cmotions  a  il  compte  bien  moins  sur  la  forme  sì 
incomplète,  que  sur  le  fond  de  sa  domande.  Il  a  crii  de- 
voir  s'  adresser  aussi  aux  Magistrate  qui  prcsident  avec 
tant  de  sollicitudc  au  bien  et  à  1'  honneur  de  1'  église  en 


union  avec  le  vènere,  le  bien-aimé  Pontife  ;  et  à  qui  dès 
le  premier  instant  il  avàit  dù  s' adresser. 

Il  attendra  dans  une  humble  et  inexprimable  impatience 
pour  la  trasmettre  au  Roi,  à  quatre-vingt-huit  Evèques, 
à  l' Evèque  mème  des  Evèques  ,  la  réponse  que  vous 
daignerez  lui  faire  dans  votre  généreuse  et  intelligente 
piété  envers  Saint  Augustin  lui-mème.  Quant  à  sa  recon- 
naissance,  à  son  estime  profonde,  à  tous  les  sentimens 
qui  emplissent  son  pauvre  coeur,  permettez  de  renoncer 
à  les  exprimer  se  contentant  de  vous  dire  une  dernière 
fois ,  qu  il  est  impossible  qu  ils  soient  plus  vifs,  plus  sin- 
cères ,  et  que  sera  ainsi  toujours. 

C  est  avec  eux  qu'  il  a  Y  honneur  d'  étre. 

Nobles  et  vénérables  Seigneurs. 

Pavie,  Evèché,  la  nuit  du  départ  pour  l'Àfrique 
Ce  26.  Mars  4842. 


votre  très-humble  ,  très-obéìssanl 
et  très-qffectionné  Setviteur 
t  ANTOINE  ADOLPHE 
Evèque  d'  Ilyppòiie  et  d'  Alger 


N.°  X. 


A  SUA  ECCELLENZA  REVERENDISSIMA 

VESCOVO  D'  IPPONA  E  D'  ALGERI 


La  notizia  dell'  inaspettato  arrivo  di  Vostra  Eccellenza 
Reverendissima  nella  nostra  Città  ci  ha  recata  la  più  grande 
consolazione  nella  fiducia  di  poter  ammirare  nella  Sacra 
Vostra  Persona  il  nuovo  Pontefice  della  testé  rinata  Chiesa 
dJ  Ippona ,  il  Successore  del  nostro  S.  Agostino ,  e  dopo 
Lui  il  primo  Apostolo  di  tanti  paesi  dell'  Affrica  novella- 
mente convertiti  alla  nostra  Santa  Religione ,  Y  Operatore 
di  tante  rinomate  azioni  in  quella  nascente  cristianità.  La 
nostra  consolazione  però  giunse  al  colmo ,  allorché  ,  dopo 
replicate  divotissime  visite  da  Voi  fatte  al  Sacro  Deposito, 
che  si  conserva  nella  nostra  Cattedrale,  che  formava  l'og- 
getto sospirato  del  vostro  lunghissimo  viaggio,  invitato  dal 
rispettabile  nostro  Vescovo  vi  degnaste  d' assistere  ponti- 
ficalmente in  sua  vece  sul  suo  trono  episcopale  alla  Messa 
Capitolare  del  Venerdì  Santo.  Questo  fu  per  noi  un  giorno 
di  santa  esultazione,  questo  giorno  formerà  un'  epoca  glo- 
riosa e  consolante  per  noi ,  pei  nostri  successori  e  per  la 
Chiesa  Pavese ,  e  ci  è  pur  grato  di  confessarlo  ingenua- 
mente ,  che  fu  inesplicabile  la  commozione,  che  tutti  prò- 


varono  per  questo  fortunatissimo  avvenimento.  Ma  oh 
quanto  ci  sorprese  e  ci  riempì  di  nuova  gioja  il  vederci 
onorati  di  una  vostra  lettera  scritta  tutta  di  vostra  mano 
nella  notte  stessa  che  precedeva  immediatamente  il  giorno 
della  vostra  ,  ahi  troppo  presta  ,  partenza  per  1'  Affrica  ! 
In  questa  eloquente  lettera,  che  noi  conserveremo  gelosa- 
mente per  sempre  nei  nostri  archivii  come  un  prezioso 
tesoro  della  vostra  bontà  singolare ,  voi  avete  la  compia- 
cenza di  esporci  i  motivi  della  vostra  venuta  fra  noi ,  ci 
parlate  della  statua  di  bronzo,  e  del  monumento,  che  sta 
per  sorgere  sub"  antica  città  d' Ippona  al  più  illustre  Santo 
Padre,  che  col  suo  nome  la  rese  famosa  per  tutti  i  se- 
coli, ci  descrivete  il  vivo  impegno  ,  che  spiegarono  gli 
ottantotto  Vescovi  della  Francia  all'  erezione  di  questo 
grandioso  monumento,  i  caldi  voti  della  nascente  Chiesa 
di  Affrica  ,  e  la  sovrana  munificenza  di  Sua  Maestà  Luigi 
Filippo  I.  che  Vi  somministrò  le  spese  del  lungo  viaggio 
intrapreso  da  Vostra  Eccellenza  Reverendissima  per  una 
così  celebre  missione  ,  che  onora,  ed  onorerà  pei  secoli 
avvenire  la  vostra  memoria  ;  indi  colle  più  umili  maniere, 
coi  più  efficaci  modi ,  colle  più  eloquenti  espressioni  ci 
chiedete  la  più  notabile  reliquia ,  che  per  noi  vi  si  possa 
accordare  delle  sacre  spoglie  del  Santo  Vescovo  d' Ippona, 
di  cui  siamo  gloriosamente  possessori  e  custodi.  Venerabile 
Vescovo ,  la  vostra  domanda  è  commendevole  ,  giusti  ne 
sono  i  motivi,  santissimo  il  fine.  Le  vostre  parole  intene- 
rirono i  nostri  cuori.  I  canonici  componenti  il  Capitolo 
della  Cattedrale  di  Pavia  tutti  unanimemente ,  e  col  mas- 
simo piacere  concorrono  ad  assecondare  la  lodevolissima 
vostra  domanda,  e  saranno  dal  canto  loro  ben  lieti  di 
concedervi  quella  notabile  porzione  delle  sacre  reliquie , 
che  tanto  vi  sta  a  cuore.  Come  mai  potrebbero  i  nostri 
animi  essere  freddi  ed  indifferenti  al  giubilo  3  all'  entusiu- 


smo  universale  dei  rispettabilissimi  Vescovi  della  Francia , 
all'  alto  favore ,  che  comparte  ai  vostri  disegni  il  Re  de' 
Francesi  9  alle  autorevoli  vostre  suppliche  approvate  per- 
sino da  Sua  Santità  Gregorio  XVI.  Padre  comune  di  tutti 
i  fedeli? 

Consolatevi  nel  Signore ,  novello  Apostolo  dell'  Affrica , 
il  sacro  dono,  che  tanto  ardentemente  desiderate,  1'  avre- 
te, e  sarà  tale  da  non  defraudare  la  vostra  aspetta- 
zione, e  i  desiderii  della  novella  vostra  greggia,  da  riu- 
scire accetto  air  illustre  Chiesa  di  Francia ,  e  meritevole 
dell'  aggradimento  del  vostro  Sovrano.  Sua  Eccellenza  il 
nostro  amatissimo  Vescovo ,  alla  cui  saggezza  si  è  da  noi 
lasciata  la  scelta  del  pezzo,  che  fra  le  sacre  spoglie  do- 
veva esservi  accordato  in  dono,  ha  voluto  segnalare  la  sua 
generosità ,  concedendovi  1'  ulna  ovvero  osso  del  cubito 
del  braccio  destro  della  lunghezza  di  circa  un  piede  pa- 
rigino. L' Illustrissimo  Municipio ,  che  tiene  la  cittadina 
rappresentanza  ed  il  Capitolo  della  Cattedrale  sono  con- 
corsi nello  stesso  volere. 

Fortunato  Pastore,  voi  dunque  avrete  una  parte  insigne 
del  braccio  destro  del  santissimo  vostro  antecessore  ,  di 
quel  braccio,  che  reggeva  la  mano  infaticabile  a  scrivere 
tanti  volumi  pieni  di  celeste  sapienza  ,  di  quel  braccio  , 
che  Egli  stese  tante  volte  a  benedire  il  dilettissimo  suo 
popolo ,  che  alzò  tante  volte  al  Cielo  per  far  discendere 
suir  Affrica  i  divini  favori.  Possa  questo  braccio,  che  fu  sì 
potente  un  giorno,  venire  in  vostro  rinforzo,  ed  operare 
per  voi  prodigi,  e  corroborarvi  nell'ardue  imprese  del  la- 
borioso vostro  ministero. 

Noi  viviamo  nella  dolce  speranza  di  avere  compiutamente 
appagate  le  vostre  brame,  e  se  questa  speranza  non  ci 
fallisce  ,  Pavia  si  reputerà  felice  di  aver  somministrato  la 
porzione  più  nobile  del  monumento,  che  il  corpo  episco- 


pale  della  nazione  francese  inalza  a  S.  Agostino  sul  con- 
quistato suolo  Ipponese.  In  quella  guisa  poi,  che  questo 
dono  richiamerà  all'  Affrica  la  memoria  del  Santissimo  vo- 
stro Predecessore  e  dei  tempi  della  primitiva  Chiesa;  cosi 
il  vostro  anello  pastorale ,  che  già  possediamo  ad  illustre 
ornamento  del  Sacro  Deposito  ,  ed  il  musaico  prezioso  , 
che  graziosamente  ci  offrite  a  maggior  lustro  della  Cap- 
pella del  Santo,  che  riceveremo  volontieri  dalla  vostra  pia 
generosità ,  segneranno  per  noi ,  per  la  Chiesa  Pavese  e 
per  tutto  il  mondo  la  vostra  venuta  fra  noi ,  Y  epoca  del 
Successore  di  S.  Agostino  dopo  l' interruzione  di  quattor- 
dici secoli ,  il  risorgimento  della  cattolica  Religione  sul 
crollato  islamismo  d'  Ippona. 

Noi  già  trascorriamo  col  pensiero  a  quella  celebre  gior- 
nata, in  cui  un  Vescovo  della  Francia,  come  ci  assicurate, 
verrà  nella  nostra  Città  a  ricevere  il  Sacro  Fardello  per 
trasportarlo  con  religiosa  pompa  al  suo  destino  !  Ah  po- 
tesse qualcuno  fra  i  nostri  colleghi  farsi  compagno  del 
viaggio  al  fortunato  Prelato  ed  assistere  in  Ippona  spetta- 
tore dell'  augusta  cerimonia  !  In  quel  giorno  avventurato 
spargerebbe  a  nome  della  Chiesa  Pavese  lagrime  di  con- 
solazione sui  trionfi  delle  vostre  apostoliche  fatiche.  Ma  se 
noi  consentirà  il  piccol  numero  dei  canonici  componenti 
il  Capitolo  ,  i  più  dei  quali  sono  di  assai  grave  età  inca- 
paci di  sostenere  un  sì  lungo  e  faticoso  cammino  porge- 
ranno invece  da  questo  tempio  preghiere  a  Dio  ,  onde  a 
larga  copia  diffonda  le  sue  benedizioni  sulla  vostra  no- 
vella greggia  e  sul  zelantissimo  di  Lei  Pastore. 

Piacciavi,  Eccellenza  Reverendissima,  di  accogliere  i 
sinceri  nostri  ossequj  e  i  veraci  sentimenti  dell'  affettuosa 
venerazione ,  che  Vi  professiamo ,  mentre  supplichevoli 
invocando  il  sussidio  delie  fervorose  Vostre  orazioni ,  e  la 


santa  vostra  benedizione  ci  rechiamo  ad  onore   di    sotto- 
scriverci e  protestarci  tutti 

Odi  vodtxct  eccellenza,  QJKeveienoióóiwia, 

Pavia  dalla  Sala  Capitolare  il  46  Aprile  4842. 

Proposto  Siro  handriani  Volt,  di  Sacra  Teologìa  Fica- 
rio  Generale. 

Arcidiacono  Siro  Chiesa  Dott.  di  Sacra  Teologia  e  Di- 
ritto Canonico. 

Arciprete  Giuseppe  Brambilla. 

Primicerio  Giovachìmo  Vitaloni  Dott.  in  ambe  le  leggi. 

Decano  Giovanni  Vitali  Dott.  in  diritto  Canonico  e 
Teologia. 

Canonico  Professore  Pietro  Lan franchi. 

Canonico  Gaetano  Coppa. 

Canonico  Teologo  Carlo  Vigoni  Dott.  in  ambe  le  leggi. 

Canonico  Luigi  Bosisio  Dott.   Collegiato. 

Canonico  Giovanni  Bosisio  Penitenziere  Maggiore. 

Canonico  Ordinario  Giovanni  Zanini. 

Canonico  Ordinario  Annibale  Tronconi. 

Canonico  Ordinario  Angelo  Francesco  Segagni. 


Combien  j' ai  souffert  de  la  longue  attente  qui  m' a  em- 
pèché  jusqu  à  ce  bienheureux  jour  de  répondre  selon 
ma  reconnaissance  très  vive  et  de  mon  cceur  profondé- 
ment  attendri  aux  lettres  admirables  que  Vos  Seigneuries 
Excellentissimes  ont  bien  voulu  m'  adresser  pour  m'  an- 
noncer  dès  le  mois  d' Àvril  dernier  leur  généreuse  réso- 
lution  et  ses  providentiels  effets...  A  Dieu  d'  abord  à  Saint 
Angustili  et  à  Vous  en  lui  et  par  lui  mille  et  mille 
actions  de  graces  les  plus  tendres,  les  plus  vives  1  à  peine 
si  aujourd'hui  encore  je  puis  croire  à  un  pareil  bonheur!... 
et  cependant  comment  en  douter  après  les  félicitations  sì 
empressées,  après  de  parcils  vceux  exprimés  dans  cette 
lettre  chere  et  précieuse  dans  des  termes  sì  touchants  ? 
Comment  en  douter  surtout  en  recevant  enfin  les  Lettres 
Pontificales  par  lesquelles  Sa  Sainteté  le  Pape  Grégoire 
XVI.  applaudissant  à  1'  unanimité  de  nos  desirs  et  à  la 
facon  merveilleuse  dont  toutes  choses  ont  été  disposées 
par  Yous  et  par  votre  très  vènérable  et  bien-aimé  Pon- 
tife,  que  Dieu  vous    le  conserve  de  longucs   années    en- 


core!  met  réellcmcnt  le  comblc  à  ce  bonheur  sì  pur  sì 
doux  pour  nous  tous. 

Très  excellents  et  vénérés  Seigneurs  nous  attendions  de 
jour  en  jour  cctte  réponse  du  Pontife  supreme  pour  vous 
écrire  de  nouveau  nous-mème.  Etpourquoi  faut-il  qu'en  ce 
moment  nous  soyons  tellemcnt  accablés  d'  occupations  de 
toute  sorte  panni  de  continuels  et  fort  lointains  voyages, 
que  nous  ne  puissions  vous  écrire  d'  une  maniere  conve- 
nable  et  digne  de  ce  que  vous  nous  avez  adressè  a  nous 
et  a  notre  renaissante  Eglise,  mais  désormais  inséparable- 
ment  à  votre  ancienne  et  tant  vénérable  et  insigne  Eglise? 

Vous  daignerez  nous  excuser.  D'  ailleurs  il  nous  serait 
bicn  impossible  d'  égaler  par  des  paroles  quelque  choisies 
qu'  elles  fussent  ce  que  nous  éprouvons  pour  vous  et 
pour  elle. 

Notre  humble  et  pourtant  précieuse  offrande  est  à  peu 
près  complétement  préparée  :  il  a  fallii  un  certain  temps 
dans  la  disette  où  sommes  ici  d'  ouvriers  capables  et  avec 
le  desir  de  la  rendre  le  moins  indigne  possible  de  son 
but.  Encore  quelques  semaines  que  Tardeur  de  nos  vceux 
abrégé  et  nous  irons  vous  la  présenter  nous-mème  alors 
que  sur  un  vaisseau  du  Roi  des  Francais  nous  rapporte- 
rons  en  triomphe  l' inexprimable  trésor  que  vos  saintes 
largesses  rendent  à  Y  Afrique  étonnée  aux  acclamations 
de  1'  Eglise  universclie. 

Aussitót  que  nous  pourrons  fixer  le  jour  méme  de  cette 
mémorable  cérémonie  nous  le  ferons  sans  retarder  d'  un 
instant. 

En  attendant  très  excellents  et  très  révérends  Seigneurs 
ayez  de  plus  en  plus  une  sainte  compassi on  de  ce  pauvre 
Evèque  et  le  recommandez  a  notre  Seigneur  et  au  très 
Saint  Pontife  dont  Ics  sacrées  dépouilles  sont  confiécs  a 
votre  garde  vigilante  et  fidelle  recevant  ayec  bienveillance 


68 

le  nouvcl  hommage  du  très  profond  respect,  de  la  gra» 
titude  sans  home  et  de  tous  les  sentiments  affectueux 
avec  lesquels. 

JP ai  T  honneur  d'  ètre 
de  Vos  ExceHences  Révérendissimes 


le  très  humble  ,  très  obéissant  et  très 
paifaitement  dévoué  Serviteli?' 
f  ANTOINE  ADOLPHE 
Evèque  d'  Àlger. 


Du  Palais  Episcopal  d'Alger  ce  9  Aoùt  4842. 


4»$fèg    G\)    m$m& 

N.°  XII. 


A  bord  du    Vaisaeau     le    Pharamond 
par  le  travers  des  lles   Baléares 
ce  i.er  Ootobre  1842. 


Très  Illustres  et  Vènèvès  Seigneurs, 


Je  ne  peux  guères  me  servir  de  ma  piume  parmi  les 
flots  agités ,  mais  guidée  par  mon  coeur  reconnaissant 
elle  est  trop  impatiente  de  vous  annoncer  notre  heureuse 
et  prochaine  arrivée  pour  que  j'  essaie  mème  de  la  retenir. 

Je  suis  donc  parti  hier  d'  Alger  avec  deux  de  mes 
Chanoines  et  mon  Secrétaire  particulier  dont  la  famille 
habite  Hyppòne....  Je  prendrai  en  passant  à  Toulon  un 
de  mes  Vicaires  Généraux  et  tous  avec  autant  d'empres- 
sement  que  de  joie  nous  hàterons  le  plus  que  nous  le 
pourrons  le  moment  de  notre  do  lice  entrevue. 

Parmi  mes  compagnons  de  pélerinage  se  trouve  un 
vieillard  vénérable  un  de  mes  Chanoines  d'  honneur  qui 
est  àgé  de  soixante  et  quinze  ans  dont  il  a  passe  une  très 
grande  partie  à  Alger  :  il  y  est  depuis  quarante  quatre 
années....  C  est  un  ancien  religieux  Trinitaire  saint  et 
charmant  personnage  qui  accourt  vers  1'  Arche  de  Saint 
Augustin  avec  1' allegresse  la  plus  vive...  Oh!  quel  bonheur, 
si  au  retour  quelqu  un  d5  entre  vos  très  excellentes  Sei- 
gneuries  pouvait  nous   accompagner  jusqu  à    Hyppóne.... 


«steseci  70  ^#Jé^ 
Une  foule  d'amis  nous  attendra  à  Toulon  où  est  préparé 
le  vaisseau  du  Roi  qui  doit  apporter  le  trésor  que  nous 
vous  devons,  et  que  nous  venons  chercher  fidellement  -, 
pourquoi  quelqu'  un  d'  entre  vous  ne  marcherait-il  pas  a 
leur  tète? 

Nous  n'  avons  pas  oublié  le  souvenir  que  vous  avez 
bien  voulu  aecepter  ,  et  après  vous  avoir  offert  de  nos 
mams  amies  la  mosaique  sì  admirablement  conservée  et 
retrouvéea  nous  reclamerons  la  faveur  de  la  piacer  nous- 
mème  au  sacre  tombeau. 

Veuillez  excuser ,  très  vénérables  et  excellents  Seigneurs 
rxne  lettre  écrite  ou  mieux  dépèchée  parmi  les  vents  et 
les  ondes  soulevées,  e'  est  un  devoir  que  nous  accomplis- 
sons5  devoir  de  reconnaissance  de  piété  de  respect  pro- 
fonda et  certes  nous  osons  dire  que  nous  le  remplìssons 
avec  une  grande  joie. 

De  Vos  Seigneuries  très  Excellentes. 

Le  plus  humble,  le  plus  reconnaissant ,  et  le  plus 
dévoué. 

t  ANTOINE  ADOLPHE 
Evèque  d^  Alger. 


DEL   VESCOVO  D'  ALGERI 


COLLA 


CONGREGAZIONE  MUNICIPALE 


DI    PAVIA 


•*ft££g     75     §#&«* 


N."  XIII. 


Geco    viovleó    et    exceilentd    òeiaueiwd, 


J9 
ai  1'  honneur    d'  exposer    avec   une  hunible    et    ferme 

confìance  à  Yos  Seigneuries  le  grave  et  délicat   objet    dù 

voyage  que  je  fais  en  ce  moment    à    Pavie  —  peut-étre 

déjà  ne  vous  cst-il  pas  tout  à  fait  étranger?.. 

Je  suis,  malore  mon  indignité  profonde  Evèque  d'Hyp- 
pòne  en  Afrique  et  le  premier  successcur ,  le  successeur 
immédiat  de  Saint  Augustin  sur  le  siége  à  jamais  uni  a 
T  illustre  et  antique  siége  de  Saint  Syr. 

Dès  mon  arrivée  a  Hyppóne  et  sur  ses  ruines  mèmes 
où  je  venais  de  célébrer  le  saint  sacrifice  ,  où  je  fesaìs 
une  ordination  mémorable  ,  et  ce  me  semblait  par  une 
inspiration  du  Ciel^  j' eus  la  pensée  d' inviter  tous  les 
Eyéques  de  Franco  en  union  avec  Ieur  nouveau  fiere  à 
élever  ensemble  à  cette  place  sacrée  un  monument  le 
moins  indigne  possible  a  la  mémoire  de  mon  très-saint 
et  très-illustre  prédécesseur. 

La  lettre  que  je  leur  écrivis  en  conséquence  sur  la 
pierre  qui  nous  servait  de  premier  autel  fut  accueillie  de 
tous  avec  transport,  et  sans  tarder  nous  mimes  résolu- 
ment  la  main  à  1'  oeuvre  quelque  temps  encore  et  le  mo- 
nument de  Saint  Augustin  à  Hyppóne  sera  cornine  une 
seconde  arche  de   Pavie....  hélas  !...  ce    ne   sera    pourtant 


point  par  la  magnifìccnce  de  1'  ouvrage ,  ou  par  quclquc 
comparaison  avec  le  trésor  de  son  ainée  ,  si  ce  voyage 
n'est  beni  de  Dieu  et  de  Vous. 

Lors  de  sa  consécration  une  députation  des  Evèques 
de  France  viendra  de  nouveau  se  joindre  à  *nous....  Mais 
auparavant  ils  ont  vivement  désiré  ainsi  que  nous ,  ah  ! 
pouvions  nous  ne  pas  ètre  le  premier  à  desirer  de  cet 
inexprimable  désir  ,  pouvoir  piacer   dans  V  autei    d'  Hyp- 

póne  une  insigne  relique  de  son  Evéque 

Est-il  nécessaire,  nobles  et  excellents  seigneurs,  d'ex- 
pliquer  davantage  le  but  de  mon  pélerinage  ?  o  vous  les 
gardiens  fidelles  et  zélés  de  ce  dépót  sacre,  qui  en  com- 
prenez  sì  parfaitement  le  prix  soyez  touchés  de  notre 
respectueuse  et  ardente  supplique.  C  est  aux  pieds  de 
1*  Arche  célèbre  qui  vous  est  sì  chere ,  et  en  embrassant 
vos  genoux  que  nous  vous  conjurons  par  Augustin  lui- 
mème  de  ne  pas  rejeter  notre  demande,  celle  de  tant 
d'  Eveques ,  du  Roi  lui-mème  qui  a  voulu  que  ce  flit  à 
ses  frais  que  nous  fissions  ce  beau  voyage,  de  notre  pau- 
vre  église  renaissante ,  de  1'  église  d'  Hyppóne  désormais 
inséparable  de  celle  de  Pavie.... 

C  est  pour  cela  que  nous  vous  prions  d'  accepter  la 
belle  mosaique  extraite  par  nous  des  ruines  de  la  ville 
d'  Augustin,  et  que  nous  serions  heureux  de  voir  placèe 
devant  l'Arche  de  sa  seconde  patrie;  e'  est  pour  cela  en- 
core  que  nous  avons  óté  de  notre  doigt  pastoral  et  atta- 
ché à  l' urne  sacrèe  que  vous  nous  avez  permis  d'  em- 
brasser  1'  anneau  qui  signifiait  l' alliance  ,  et  que  nous 
avons  couvert  le  matin  de  nos  derniers  baisers  et  de  nos 

dernieres  larmes e'  est  pour  cela  ! 

Si  votre  reponse  que  nous  osons  vous  demander  aussi 
prompte  que  le  permettra  la  gravite  du  sujet  est  favo- 
rabìe  ,  oh  !  il  est  impossible  qu'  elle  ne  le  soit  pas  !  ?    si 


celle  du  vénérable  Chapitre  de  cctte  Illustre  Eglise^  si 
celle  de  son  saint  et  bien-aimé  Pontife  est  conforme  à  la 
votre,  nous  nous  prosternorons  de  nouveau  aux  pieds 
mille  fois  bénis  du  saint  Pere  qui  connaìt  Y  ardeur  de 
nos  desirs,  et  dont  le  coeur  les  approuve,  pour  solliciter 
le  bref  nécessaire  à  leur  entier  et  définitif  accomplissement. 

Et  alors  un  Evèque  viendra  encore  à  Y  Arche  sacrèe 
recevoir  de  vous  le  don  excellent  que  nous  serons  heu- 
reux  et  fiers  de  vous  redevoir,  qui  j etera  un  nouveau  lu- 
stre sur  votre  admirable  piété  envers  Saint  Augustin.... 
puis ,  sur  un  vaisseau  du  Roi ,  accompagnò  d'  autres  Evè- 
ques  il  le  rapporterà  en  triomphe  vers  le  rives  consolées 
d'  Hyppóne  ! 

Je  n'  ai  ni  le  temps  ni  la  force  de  continuer,  de  re- 
prendre  cette  lettre  écrite  durant  les  dernieres  préoccu- 
pations  de  mon  pénible  départ....  d'  ailleurs  je  ne  le  crois 
pas  nécessaire  tant  ont  été  bons  pour  nous  ceux  d'  entre 
vous  qui  ont  bien  voulu  assister  à  ce  que  nous  appele- 
rons  nolre  entrevue  avec  votre  avec  notre  Augustin! 

Veuillez  en  nous  excusant  de  la  sorte  recevoir  Y  hom- 
mage  sincere  de  notre  profond  respect ,  de  tous  les  sen- 
timents  dont  déborde  ce  soir  le  cceur  de  Y  heureux  et 
indigno  Eveque  d'  Hyppóne  et  d'  Alger. 

Pavie  ,  a  Y  Arche  de  St.  Augustin 
ce  25  Mars  1842. 

t  ANTOINE  ADOLPHE, 
Évèque  d' Alger. 


PC  XIV. 


Très  Illustre  et  très  exeellent  Monseigneur. 


V  otre  àrrivée  en  cette  ville,  que  Vous  avez  saluée  corn- 
ine seconde  patrie  de  Saint  Augustin  ,  nous  révéla  dans 
toute  sa  sublimiti  votre  divine  pensée  lorsque  inspiré  par 
la  plus  fervente  rcligion  ,  par  les  sacrées  ruines  d'  Hyp- 
pòne ,  par  votre  sainte  mission ,  vous  étes  venu  vous 
prosterner  aux  pieds  de  1'  Arche  qui  renferme  les  précieu- 
ses  reliques  de  Saint  Augustin  ,  trésor  dont  est  fiere  au- 
tant  qu  heureuse  la  ville  de  Pavie,  alors  vous  étiez, 
Monseigneur ,  et  nous  le  sommes  aujourd'  hui  avec  vous 
plein  d'  espérance  que  vos  voeux  seraient  un  jour  exau- 
cés ,  et  avec  les  vótres  ,  ceux  de  tous  les  fidelles. 

Yotre  oeuvre  sainte  sera  bénie  de  Dieu  P  et  1'  Eglise 
Catholique  aura  par  vos  soins  réunis  en  son  sein  les  en- 
fans  ,  hélas  !  malheureusement  dégénérés  de  Saint  Augu- 
stine l'Eglise  devra  a  vous  la  nouvelle  ere,  l'ere  de  salut 
qui  va  briller  pour  les  peuples  d'  Afrique ,  qui  pleins  de 
reconnaissance  pour  une  si  celeste  faveur,  adresseront  des 
actions  de  grace  avec  nous ,  au  Tout-Puissant  ?  et  béni- 
ront  votre  Roi  ,  qui  posa  lui  inème  les  premiers  fonde- 
ment  de  cette  heureuse  réunion  ,  en  vous  en  confiant  la 
grande  mission ,  choix  qui  fut  approuvé,  avec  une  pieuse 
et  surc  confiance  par  le  Saint  Pere,  et  toute  l'Eglise  ap- 
plaudii au  zcle  courageux,  avec  lequel  vous  avez    relevé 


m%m    77    m$M& 

l'étendard  de  J.  C,  qui  gissait  sans  honncur  depuis  qua- 
torze  sicclcs  ,  sur  cettc  terre  sì  chere  à  la  mémoire  du 
Saint  qui  répandit  tant  de  lumière,  dans  le  monde  chré- 
ticn:  oh!  de  quelle  joie  ne  doit  pas  ètre  remplie  son  ame 
immortelle  !  en  voyant  son  ancien  troupeau  revivre  et  cro- 
itre  à  1'  ombre  salutaire  du  signe  de  la  foi... 

Nous  avons  admirè  en  vous  le  successeur  immédiat  de 
Saint  Augustin...  Nous  fùmes  heureux  d*  assister  au  divin 
ministère  que  vous  ètes  venu  célébrer  ici ,  et  e  est  aux 
pieds  de  Y  Arche  sacrée  que  vous  avez  embrassée  ,  que 
vous  avez  couverte  de  baisers,  que  vous  avez  baignèe  de 
vos  larmes  en  détachant  de  votre  doigt  pastoral  Y  anneau 
d'  alliance  pour  en  faire  hommage  à  Y  Arche  me  me  ,  où 
nous  avons  pleure  avec  vous ,  que  nous  vous  assurons 
qu'avant  que  vous  eussiez  manifeste  votre  demande,  nous 
y  avions  déjà  adhéré,  sans  doute  vous  Y  avez  compris  , 
nous  y  refuser  ne  nous  était  pas  possible  ,  bien  que  la 
moindre  partie  de  ce  dépót  sacre  nous  soit  chere,  et 
précieuse  ,  comme  elle  est  chere  et  précieuse  à  toute  la 
ville  ,  mais  Dieu  qui  vous  a  appelè  en  Afriquc  pour  le 
bien  de  la  renaissante  Eglise  ,  ne  nous  a  pas  trouvés 
sourds  à  sa  voix ,  au  contraire,  nous  n  avons  vu  qu  un 
devoir  de  charité  doux  à  remplir,  et  satisfaisant  à  votre 
demande,  k  celle  du  Glergé  francais,  et  du  Roi  lui  me- 
me,  demando  que  vous  avez  exposée  d'  une  sì  touchante, 
d'  une  sì  eloquente  maniere. 

Ayez  don  e  part  à  notre  inestimable  trésor ,  nous  vous 
1'  offrons  de  grand  coeur  avec  le  vénérable  Chapitre  de 
la  Cathédrale  et  la  ville,  qui,  dès  qu  elle  connut  votre 
desir,  s' empressa  d' y  donner  son  consentement  par  le 
moyen  de  ses  représenlans;  consentement,  qu  ils  accueil- 
lerent  avec  des  transports  de  joie  ;  S.  E.  notre  bien-ai- 
mé  Pasteur ,  au  jugement  de  (jui  s'  est  laissè  le  choix  de 


78 

la  partic  qui  doit  vous  ètre  donnée  a  voulu  signalcr  sa 
générositè  en  vous  acordant  V  avant-bras  (  ou  cubilus  ) 
du  coté  droit,  de  la  longueur  d'  un  pied  francais  environ. 

Nous  attendons  avec  anxiétè  V  avis  qu  un  Evèque  de 
France  Vienne  prendre  cette  insigne  relique  de  Saint  Au- 
gustine que  notre  digne  Prélat  ótera  de  l'Arche,  et  con- 
sacree  aux  communes  espérances  s  remettra  dans  ses 
mains,  à  fin  qu'  elle  soit  rendue  à  sa  premiere  patrie;  ce 
jour  sera  pour  nous  une  religieuse  fète,  et  nous  serons 
ravis  avec  vous  que  ce  gage  de  notre  dévotion  à  Saint 
Augustin  soit  recu  en  triomphe  aux  rives  consolées 
d'  Hyppóne. 

Fidelles  exécuteurs  de  vos  volontés  nous  placerons  aux 
pieds  de  Y  Arche  de  Saint  Augustin  la  mosaique  que  nous 
apprécions,  extraite  par  vous  des  ruines  d' Hyppóne ,  et 
que  vous  daignez  offrir  à  notre  ville  }  don,  que  nous 
acceptons  avec  la  plus  vive  reconnaissance,  car  il  eterni- 
sera  panni  nous  la  mémoire  d' un  événement  qui  sera 
un  des  plus  beaux  et  des  plus  lumineux  de  notre  patrie, 
formant  cornine  vous  le  dites,  Y  alliance  du  nouveau  sié- 
ge  d'  Hyppóne  et  de  1'  antique  de  Saint  Syr. 

Agrécz,  Monseigneur,  les  sentiments  de  profonde  véné- 
ration  de  tous  les  habitans  de  Pavie,  et  en  particulier  de 

Vos  tres-humbles  seiviteui's 

Pavie,  du  Palais  Municipale  le  16  Avril  4842. 

Del  Maino  Podesfat. 
Nocca  Asse  ss  tur. 
P>urdet  Assesseur. 
Erba  Assesseur. 
Platner  Assesseur. 


79 
N.'  XV. 


Très  NobleS)  très  Eoccellents  Seigneurs 


Avec  quelle  joie  vraiment  inexprimable,  avec  quelle  pro- 
fonde gratitude  j' ai  rccu  dans  leur  heureux  temps  Ics 
lettres  si  parfaites  par  lesquelles  répondant  avec  une  ad- 
mirable  générosité  a  mes  humbles  et  ardentes  supplica- 
tions  vos  très  illustrcs  Seigneuries  m'annoncaient  quel 
trésor  m'  etait  providcntiellement  attribué  pour  mon  Egli- 
se  d' Hyppóne  la  soeur,  la  fdle  désormais  et  à  toujours 
tendrement  unie  et  reconnaissante  de  celle  de  St.  Syr. 

Oh  !  avec  quelle  impatience  j'  attendais  le  moment  dif- 
féré  de  jour  en  jour  où  je  pourrais  enfìn  vous  répondre, 
vous  témoigner  ce  que  nous  avaient  fait  óprouvcr  ces  let- 
tres, trésor  insigne  aussi  de  notrc  Eglise  fortunée,  autant 
toutes  fois  que  des  paroles  et  expressions  quelconques  peu- 
vent  témoigner  ces  choses  en  aucune  langue  !  .  .  . 

Ce  moment,  ce  bienheureux  moment,  attendu  depuis 
trois  mois  et  plus  et  dont  1'  attente  semble  avoir  mainte- 
nant  doublé  la  douceur,  il  arrive  à  l' instant  mème,  ce 
matin...  Nous  recevons  en  effet  le  bref  de  Sa  Sainteté  le 
Pape  Grégoire  XVI  glorieusement  regnant,  qu' il  regne 
ainsi  de  longues  et  prospères  années  !  aclressè  à  1'  Illu- 
strissime et  Reverendissime  le  bien-aimé  Monseigneur 
Louis  Tosi  Evcque  de  Pavie  et  cclui  qui  nous  est  adressé 
à  nous-meme  sur    cct    intéressant  sujct:   Ainsi   tous   nos 


voeux  sont  comblés  et  la  mesure  déborde  comme  la  joie 
et  la  reconnaissance  de  nos  cceurs  profondémcnt  éums. 

Quelques  semai  nes  encore  et  ce  ne  sera  plus  par  ccs 
froides  expressions,  mais  de  bouche  et  de  camr  tout  à  la 
fois  que  nous  essaierons  de  vous  remcrcier  !....  Aujourd'huy 
et  au  moment  d' un  départ  precipite  pour  de  très  lointai- 
nes  contrées  ce  n'est  que  le  premier  élan  de  notre  bon- 
heur  et  de  notre  gratitude. 

Déjà  un  batiment  de  Y  état  nous  a  été  promis  par  le 
Gouvernement  du  Roi  des  Francais,  déjà  le  reliquaire 
précieux  se  prépare,  la  mosaique  convenablement  enca- 
drée  dans  du  marbré  est  bientót  prète  a  partir...  Fasse 
le  Ciel  qui  nous  a  été  si  favorable  jusqti'  ici  que  rien  ne 
traverse  nos  gracieux  projets  et  que  ce  que  nous  avons 
résolu  au  tombeau  si  célèbre  de  Saint  Augustin  et  icy  à 
très  peu  de  jours  de  nouveau  sur  les  ruines  consolées 
d' Hyppóne  sa  bien-aimée  se  puisse  bientót  accomplir 
sous  vos  généreux  auspices. 

G  est  dans  ces  sentiments,,  très  illustres  et  très  nobles 
et  très  puissants  Seigneurs,  et  en  vous  priant  d'  excuser 
le  retard  et  la  précipitation  de  cette  lettre  ,  et  avec  le 
respect  le  plus  profond  que  j'  ai  Y  honneur  d'  ètre. 

De  Vos  Seigneuries  et  Excellences. 

Le  très  Humble,  très  Obéissant  et  très  paifaitement  Dévouè 
Servitemi  avec  le  cceur  d' un  Citoyen  de  votre  chere  Cité 

f  ÀNTOINE  ADOLP1ÌE 
Evèque  d'  .Viger 

Àu  Palais  Episcopal  d'  Alger  le  huit  Aout  4842, 


Sì 
N.°  XVI 


A  bord  du  Vaisseau  le  Pharamond  par  le  travers 
des  Iles  Baléares   i.er  Octobre  i84«. 


Très  Nobles  et  très  Excellents ,  Seìgneurs 


V  ous  daignerez  excuser  ces  quelques  lignes  écrites  au 
milieu  des  flots  agités  et  d'  une  main  mal  assurée...  heu- 
reusement  que  le  cceur  qui  les  diete  est  ferme  dans  sa 
reconnaissance  et  dans  l' entreprise  sacrée  à  l' accomplis- 
sement  de  laquelle  vous  nous  avez  tant  aidés. 

Soyez  bénis  de  nouveau  pour  le  don  si  précieux  dont 
nous  allons  reclamer  la  remise  ,  apportant  avec  les  dépu- 
tés  de  mon  Eglise  renaissante  les  lettres  Pontificales  et  la 
Mosaique  promise  avec  tant  de  bonheur  et  que  nous  de- 
manderons  la  permission  de  piacer  de  nos  mains  amies 
devant  1'  Arche  sacréé. 

Nous  espérons ,  très  nobles ,  très  chers  et  très  excel- 
lents Seigneurs  ,  ètre  arrivò  à  Pavie  le  dix  ou  le  douze 
de  ce  mème  mois...  le  vingt  huitième  jour  nous  voudrions 
déposer  à  Hyppóne  l' insigne  relique.  Un  batiment  a  été 
mis  à  notre  disposition  par  le  Roi  et  nous  attend  dans 
la  rade  de  Toulon.  Nous  y  avons  donne  rendez-vous  à 
tous  ceux  qui  doivent  venir  de  France  avec  nous  à 
Hyppóne. 

6 


82 

Pourquoi  quelqu'  un  d'  entre  vous  ne  nous  y  peut-il 
point  accompagner  aussi? 

L'  agitation  de  la  mer  m'  empèche  de  continuer.  Je  re- 
clame encore  une  fois  toute  votre  indulgence  et  vous 
supplie  d' agréer  avec  notre  bienveillance  accoutumée , 
l' hommage  de  tous  les  sentiments ,  avec  lesquels  j' ai 
V  honneur  d' étre. 

Très  nobles  et  très  excellents  Seigneurs. 

votre  très  humble  ,  très  obéissant, 
très  reconnaissant  et  dèvouè 

t  ANTOINE  ADOLPHE 

EVÉQUE   D'ALGER. 


JjSxottsm.  turbati 


ED 


■massa    85    %mm> 
N.°    XVII. 


Pavia  oggi  giorno  venticinque  del  mese  di 
Marzo  dell9  anno  mille  olio  cento  qua- 
ranta due  (  23  Marzo  X  842  ). 


JrArrivato  fra  noi  nel  giorno  23  andante  mese  Monsignore 
Antonio  Adolfo  Dupuch  Vescovo  d'  Ippona  e  d'  Algeri 
accompagnato  dal  Reverend.mo  Canonico  Ordinario  Fran- 
cesco Saverio  Daidou  Arciprete  Parroco  della  sua  Catte- 
drale per  venerare  le  sagre  spoglie  di  S.  Agostino,  manifestò 
fervidamente  questo  principale  oggetto  del  suo  viaggio  a 
S.  E.  Reverend.ma  Monsignore  Luigi  Tosi  Vescovo  di  questa 
Diocesi,  e  quindi  lo  pregò  che  gli  concedesse  di  ammirare 
il  prezioso  Deposito ,  di  cui  va  gloriosa  la  Città  di  Pavia. 

Ben  contento  il  nostro  Prelato  di  potere  appagare  questo 
giusto  e  pio  desiderio  di  Monsignore  Dupuch  immediato 
successore  di  quel  Santo,  che  veniva  a  venerare,  si  recò 
questo  giorno  alle  ore  una  pomeridiane  nella  Cattedrale 
col  Vescovo  d' Algeri ,  e  Canonico  Daidou ,  ove  ricevuto 
dal  Clero,  e  dal  Sig.  Marchese  Tommaso  Del  Majno  Po- 
destà, e  dal  Sig.  Ingegnere  Burdet  Assessore  Municipale 
si  portò  ai  piedi  della  magnifica  Arca. 

Ivi  prostrati  tutti  in  religioso  atto  si  consegnarono  dai 
Depositari  le  chiavi ,  e  levata  la  ferrata  e  V  imposta  di 
cristallo ,  fu  tratta  da  un  Sacerdote  con  cotta  e  stola  la 
sacra  urna ,  e  si  collocò  su  d' un  tavolo  appositamente 
addobbato   ed  attorniato  da  Chierici  con  cerei  accesi. 


Si  aperse  la  Gassa  d'  argento  ,  e  si  estrasse  quella  di 
cristallo  che  conserva  le  insigni  reliquie  di  quell'illustre 
Dottore  della  Santa  Chiesa  e  celebre  propagatore  e  soste- 
nitore del  Cristianesimo  in  quelle  regioni,  che  ora  sorgono 
a  nuova  vita  dopo  quattordici  secoli  che  il  benefico  lume 
della  nostra  Religione  si  spense  allo  spegnersi  di  queir  Uomo 
grande  che  lo  vivificava. 

Alla  vista  di  quelle  sacre  spoglie  tutti  s'inginocchiarono 
devoti,  ed  ammirarono  commossi  Monsignore  Dupuch,  che 
tutta  sentendo  Y  altezza  della  sua  nobile  missione,  intercedeva 
supplichevole  l'ajuto  di  S.  Agostino  presso  quel  Dio  da  cui 
solo  dipende  l'esaudimento  de'  suoi  voti.  Non  sapeva  stac- 
carsi da  quell'urna,  che  baciò  e  bagnò  delle  più  calde 
lagrime. 

Avanti  che  riposta  fosse  Y  urna  nella  cassa  d*  argento, 
trasse  egli  dal  suo  dito  l'anello  pastorale,  e  lo  appese  con 
un  nastro  di  seta  rosso  ad  uno  dei  lati  della  medesima 
in  omaggio  alla  santa  reliquia  come  a  memoria  perenne 
del  suo  pellegrinaggio  in  questa  Città  e  deli'  alleanza  che 
veniva  stringendo  tra  la  nostra,  e  la  novella  sua  Chiesa, 
Fece  nello  stesso  tempo  ardentemente  la  domanda  che 
aperta  la  cassa  gli  fosse  concessa  una  insigne  reliquia 
delle  sacre  spoglie  per  arricchirne  la  sua  Chiesa  d'Ippona. 
S.  E.  Reverend.ma  Monsignor  Tosi  avvertì  Monsignore  Ve- 
scovo Dupuch  esservi  divieto  Pontificio  con  pena  di  sco- 
munica a  chiunque  ardisse  di  rompere  i  suggelli,  e  di 
aprire  la  cassa  del  Deposito  senza  uno  speciale  decreto 
della  Santa  Sede,  ed  il  Signor  Marchese  Del  Majno  Podestà 
espose  allo  stesso  Monsignore  Dupuch  che  occorreva  che. 
la  di  lui  domanda  dovesse  essere  fatta  in  iscritto  a  S.  E. 
Monsignore  Vescovo,  al  Reverenda  Capitolo  della  Cattedrale, 
ed  al  Municipio  come  quelli  che  sono  i  depositari  di  questo 
inestimabile  tesoro» 


Restituita  Y  urna  nel  luogo  del  suo  deposito  dallo  stesso 
Sacerdote  si  rimise  l'imposta  di  cristallo ,  e  la  ferrata  venne 
chiusa  rendendosi  le  chiavi  ai  Depositari.  Compiutosi  così 
questo  atto  solenne  tutti  si  separarono  penetrati  dai  sen- 
timenti religiosi  che  inspirò. 

Il  presente  processo  verbale  venne  steso  in  triplo  ori- 
ginale, dei  quali  ne  fu  ritirato  uno  da  S.  E.  Monsignore 
Vescovo  Luigi  Tosi,  il  secondo  dal  Reverendissimo  Capi- 
tolo di  questa  Cattedrale,  ed  il  terzo  dalla  Congregazione 
Municipale. 

f  Luigi  Vescovo. 
Tommaso  del  Majno  Podestà. 
Giambattista  Burdet  Assessore  Municipale. 
Canonico  Pietro  Falciai  Cerimoniere  per  il  Reveren- 
dissimo Capitolo. 


N.°   XVIII. 

Pavia  il  giorno  dodici  di  Aprile  dell' )  anno 
4  842. 

Processo  verbale  di  visita  fatta  alla  Cassa 
di  cristallo  contenente  le  Sacre  Spoglie 
del  Corpo  di  S.  Agostino  per  C  esterna 
ispezione  di  una  Reliquia  insigne  da  con- 
cedersi a  S.  E.  Reverendissima  Monsignor 
Antonio  Adolfo  Dupuch  Vescovo  d?  Ip- 
pona  e  di  Algeri. 


u,  E.  Reverendissima  Monsignor  Antonio  Adolfo  Dupuch 
venne  a  Pavia  nel  giorno  23  del  p.  p.  Marzo  per  venerare 
il  Sacro  Deposito  di  S.  Agostino  che  si  conserva  nella 
nostra  Cattedrale  nella  magnifica  Cappella  eretta  per  opera 
di  S.  E.  Reverendissima  il  nostro  Monsignor  Vescovo ,  dove 
venne  rialzato  il  bel  monumento  antico  di  marmo,  chia- 
mato F  Arca  di  S.  Agostino  nella  quale  riposano  le  sacre 
Spoglie  del  Santo  Dottore. 

Avendo  inteso  S.  E.  Reverendissima  Monsignor  Dupuch 
che  il  Vescovo,  il  Capitolo  della  Cattedrale  ed  il  Municipio 
della  Città  di  Pavia  sono  i  custodi  e  possessori  del  sacro 
Deposito  di  S.  Agostino,  il  giorno  avanti  alla  sua  partenza 
con  tre  sue  separate  lettere  in  data  del  25  Marzo  4842 
scritte  dal  Palazzo  Vescovile  di  Pavia,  una  diretta  all'Eccel- 
lentissimo nostro  Vescovo,  l'altra  indirizzata  all'Illustrissimo 


89 

e  Reverendissimo  Capitolo  della  Cattedrale,  e  la  terza  inviata 
all'  Illustrissimo  Podestà  e  Municipio  di  Pavia,  porse  le  sue 
preghiere  e  fece  vive  istanze  per  avere  una  reliquia  insigne 
delle  sacre  Spoglie  di  S.  Agostino ,  onde  arricchire  di 
questo  prezioso  tesoro  la  sua  Chiesa  d'Ippona. 

Avendo  avuto  gli  opportuni  e  convenevoli  riguardi  al 
Vescovo  d'Ippona,  S.  E.  Reverendissima  Monsignor  D.  Luigi 
Tosi,  T Illustrissimo  e  Reverendissimo  Capitolo  e  l'Illustris- 
sima Congregazione  Municipale  dopo  maturo  esame  e  gravi 
considerazioni  hanno  di  comune  consenso  determinato  di 
assecondare  la  domanda  del  Prelato  africano,  e  fissato  il 
giorno  42  di  Aprile  per  ispezionare  le  ossa  del  sacro 
Deposito,  e  determinare  il  pezzo  ragguardevole  che  si  era 
stabilito  di  accordare  in  dono  al  Vescovo  della  risorta 
Chiesa  d'Ippona. 

In  seguito  a  questa  determinazione  la  sera  di  questo 
giorno  42  Aprile  4842  alle  ore  sette  e  mezzo  si  trovarono 
tutti  insieme  nel  Palazzo  Vescovile  S.  E.  Reverendissima 
Monsignor  D.  Luigi  Tosi  Vescovo  di  Pavia  e  Consigliere 
Intimo  attuale  di  S.  M.  I.  R.  A.  col  di  lui  Segretario  Molto 
Reverendo  Sacerdote  D.  Giovanni  Emmanuel  professore  di 
Studi  Biblici  nel  Seminario  Vescovile,  il  Reverendissimo 
Sig.  Canonico  Ordinario  Teologo  G.  C.  D.  Carlo  Vigoni 
prò -Cancelliere  della  Curia  Vescovile,  l'Illustrissimo  Sig. 
Marchese  Avvocato  Tommaso  Del  Majno  Podestà  della  R. 
Città  di  Pavia,  il  Reverendissimo  Sig.  Canonico  Ordinario 
D.  Giovanni  Bosisio  Penitenziere  Maggiore  della  Cattedrale, 
l'Illustrissimo  Sig.  Prof,  di  Medicina  Legale  Dctt.  Camillo 
Platner  Rettore  Magnifico  dell'  I.  R.  Università  Fabbricere 
della  Cattedrale,  f  Illustrissimo  Sig.  Cavaliere  D.Barto- 
lomeo Panizza  Professore  di  Anatomia  umana,  e  l'Illustris- 
simo Sig.  Dott.  Luigi  Scarenzio  Professore  di  Patologia 
ambidue  della  stessa  Università  ,    e  tutti  insieme  si  sono 


90 

recati  nella  Chiesa  Cattedrale ,  e  pervenuti  nella  Cappella 
di  S.  Agostino  ,  S.  E.  Reverendissima  Monsignor  Vescovo  , 
il  Canonico  Penitenziere  Deputato  dal  Reverendissimo  Ca- 
pitolo ,  e  T  Illustrissimo  Sig.  Marchese  Del  Majno  Capo 
della  Congregazione  Municipale  hanno  consegnate  le  rispet- 
tive chiavi  agi'  inservienti  della  Chiesa  ivi  preparati  coi 
lumi  accesi  all'  altare  del  Santo.  Con  queste  chiavi  si  fece 
aprire  la  custodia  ,  che  trovasi  sotto  la  mensa  e  sotto 
!■  arca  di  marmo  dell'  altare  di  S.  Agostino.  Aperti  i  can- 
celli S.  E.  Reverendissima  s'inginocchiò  sull'ultimo  gradino 
dell'  Altare  ,  e  fatta  breve  secreta  orazione  ,  dal  Sacerdote 
assistente  alla  Sacrestia  del  Reverendissimo  Capitolo  D.  Luigi 
Valle  vestito  di  cotta  e  stola  si  estrasse  la  Cassa  d'argento 
che  racchiude  quella  di  cristallo  dove  si  conservano  le 
sacre  Spoglie  del  Santo,  ed  avendola  riposta  sopra  di  un 
tavolino  coperto  di  damasco  rosso,  e  di  tovaglia  bianca 
circondato  da  torce  accese ,  si  aprì  la  serratura  della  cassa 
d'  argento,  e  se  ne  cavò  fuori  la  cassa  di  cristallo,  la- 
sciandone intatti  i  sigilli. 

Allora  F  Illustrissimo  Sig.  Podestà  Marchese  Del  Majno 
rappresentante  la  Congregazione  Municipale,  ed  il  Signor 
Canonico  Penitenziere  Bosisio  rappresentante  l' Illustrissimo 
e  Reverendissimo  Capitolo  della  Cattedrale ,  invitarono  S.  E. 
Reverendissima  Monsignor  Tosi  ad  osservare  diligentemente 
dall'  esterno  dei  cristalli  da  ogni  lato  le  sacre  Spoglie  di 
S.  Agostino,  pregandolo  di  determinare  l'insigne  Reliquia, 
che  la  di  Lui  saggezza  avrebbe  creduto  convenevole  d'es- 
sere accordata  in  dono  a  S.  E.  Monsignor  Dupuch  per  la 
sua  Chiesa  d' Ippona.  S.  E.  Reverendissima  Monsignor  Tosi 
nostro  amatissimo  Vescovo  penetrato  dal  più  vivo  desiderio 
di  favorire  il  diletto  suo  Fratello  Monsignor  Dupuch,  dopo 
di  avere  esaminati  fra  le  ossa  del  Sacro  Deposito  i  pezzi 
più  conservati  e  notabili  prevenuto   da  una  santa    ispira-. 


zionc  ne  mostrò  uno  a  dito:  allora  l'Illustrissimo  Signor 
Podestà  ed  il  Canonico  Penitenziere  pregarono  il  Signor 
Cavaliere  Bartolomeo  Panizza  Prof,  di  Anatomia  umana  a 
dare  la  denominazione  del  pezzo,  sul  quale  era  caduta  la 
scelta  fatta  da  S.  E.  Reverendissima,  ed  egli  asserì  essere 
l'ulna  ovvero  l'osso  del  cubito  del  braccio  destro  della  lun- 
ghezza di  circa  dodici  pollici  ;  i  sigg.  Professori  Platner  e 
Scarenzio  confermarono  l'asserzione  del  Signor  Cavaliere 
Professore  Panizza  essendo  stati  tutti  e  tre  invitati  espres- 
samente a  tale  uopo  a  questo  atto  solenne.  Ottenuta  che 
si  ebbe  la  dichiarazione  che  il  pezzo  mostrato  a  dito  da 
S.  E.  Reverendissima  Monsignor  Tosi  era  l'ulna  del  braccio 
destro  di  S.  Agostino,  il  Canonico  Penitenziere  pregò  la 
compiacenza  del  Signor  Professor  Scarenzio  di  metterne  in 
iscritto  la  denominazione  e  la  dimensione,  ed  egli  ebbe 
subito  la  bontà  di  scriverla  in  questi  termini:  l'ulna  od 
osso  del  cubito  del  lato  destro  della  lunghezza  di  circa 
<un  piede  parigino.  La  scrisse  in  tre  separati  biglietti ,  e 
ne  diede  uno  a  Monsignor  Vescovo,  l'altro  all'Illustrissimo 
Signor  Podestà,  ed  uno  al  Reverendissimo  Sig.  Canonico 
Penitenziere, 

Essendosi  l' Illustrissimo  Signor  Podestà  Marchese  Del 
Majno,  ed  il  Delegato  del  Capitolo  Signor  Canonico  Pe- 
nitenziere dichiarati  contenti  della  scelta  fatta  da  S.  E. 
Reverendissima,  si  collocò  di  nuovo  il  Sacro  Deposito  nel 
suo  luogo  assegnato ,  ripostivi  i  cancelli  chiusi  colle  rispet- 
tive chiavi,  avendo  ciascuna  parte  ritirate  le  proprie. 

Terminata  F  ispezione  prima  di  sciogliere  il  Consesso  e 
di  sortire  dalla  Cappella  di  S.  Agostino  Sua  Eccellenza  Re- 
verendissima Monsignor  Tosi  esternò  all'Illustre  Adunanza 
il  proprio  desiderio,  che  venisse  stesa  a  perpetua  memoria 
una  circostanziata  relazione  di  quanto  era  accaduto ,  e 
sottoscritta  da  tutte  le  persone  che  ebbero  parte  e  furono 


presenti  a  questo  atto,  bramando  che  il  processo  venisse 
formato  in  triplo  originale  e  ne  venisse  consegnato  uno 
alla  stessa  S.  E.  Reverendissima,  l'altro  all' Illustrissimo  e 
Reverendissimo  Capitolo  e  il  terzo  all'  Illustrissima  Con- 
gregazione Municipale. 

f  Luigi  Vescovo. 

Canonico  Penitenziere  Giovanni  Bosisio. 

Tommaso  del  Màjno  Podestà. 

Bartolomeo  Panizza  Professore  di  Notomw. 

Camillo  Platner  Professore  di  Medicina  Legale. 

Luigi  Scarenzio  Professore  di  Patologia  ecc. 

Canonico  Teologo  Carlo  Vigoni  Pro -Cancelliere. 


N.°  XIX. 

Processo  verbale  della  estrazione  dell'  insigne 
"Reliquia  di  Sani  Agostino  da  trasportarsi  nella 
Chiesa  di  nuovo  eretta  sulle  rovine  dy  Ippona , 
e  della  consegna  di  Essa  a  Monsignor  Ve- 
scovo d1  Algeri. 

L  III.™0  e  Rcv.mo  Monsignor  Antonio  Adolfo  Dupuch  Ve- 
scovo di  Giulia  Cesarea  (  Algeri  ),  Assistente  al  Soglio  Pon- 
tificio Cavaliere  dell'  Ordine  regio  della  Legione  d' Onore , 
fatte  vivissime  instanze  a  voce  e  per  lettere  a  Sua  Eccel- 
lenza Rev.ma  Monsignor  Luigi  Tosi  Vescovo  di  Pavia  Con- 
sigliere intimo  di  S.  M.  I.  R.  A.  l' Imperatore  Ferdinando  I. , 
all'Ili."10  e  Rev.mo  Capitolo  della  Chiesa  Cattedrale  ed  al- 
l' Ill.ma  Congregazione  Municipale  di  questa  Città  per 
ottenere  una  Reliquia  insigne  del  prezioso  Corpo  di 
Sant'  Agostino ,  ed  ottenutala  dalle  Autorità  Ecclesiastica 
e  Civile,  a  cui  ebbe  ricorso  colla  condizione  ch'Egli  ri- 
portasse dal  Sommo  Pontefice  la  richiesta  permissione,  co- 
me il  tutto  consta  dai  Processi  verbali  25  Marzo,  e  42 
Aprile  del  corrente  anno  a  tale  uopo  distesi,  e  dalle  Let- 
tere che  furono  spedite  in  risposta  alle  fervide  inchieste 
summentovate ,  si  recò  per  la  seconda  volta  da  Algeri  in 
Pavia,  dove  giunse  in  questo  giorno  42  di  Ottobre  alle 
ore  42  meridiane  portando  seco  il  Musaico  estratto  dalle 
ruine  d*  Ippona  e  già  promesso  ad  ornamento  di  questa 
Cappella  di  Sant'  Agostino,  ed  il  Breve  Pontificio  nel  quale 
Sua  Santità,  encomiata  la  generosa  pietà  della  Chiesa  Pa- 
vese e  riconosciuto  equo  e  santo  il  desiderio  del  Vescovo 
d'Algeri,  accorda  la  facoltà  a  Sua  Ecc.za  Rev.ma  Monsig.r 
Vescovo  di  Pavia  di  fare  Y  estrazione  della  Reliquia,  cioè 


94 

dell'  Ulna  del  braccio  destro  del  Santo  Dottore  per  una- 
nime e  commendevole  consentimento  conceduta  alla  Chiesa 
d'  Africa. 

Determinata  Y  ora  pomeridiana  dello  stesso  giorno  \  2 
Ottobre  per  la  Sacra  Funzione ,  S.  E.  Rev.ma  Monsig.r 
Luigi  Tosi  Vescovo  di  Pavia  insieme  all'  Ill.mo  e  Rev.mo 
Monsig.r  Antonio  Adolfo  Dupuch  Vescovo  d'Algeri  venne 
alla  Chiesa  Cattedrale  pontificalmente ,  preceduto  dal  suo 
Secretario  Sac.tQ  Giovanni  Emmanuel  professore  degli  studi 
biblici  nel  Seminario  Vescovile  e  dal  Sig.  Abate  Giuseppe 
Boyer  Secretario  particolare  del  Vescovo  d'  Algeri.  Suona- 
vano le  campane  a  solennità.  Giunto  alla  Cappella  di 
Sant'  Agostino  vi  trovò  riuniti  Y  Ill.mo  Sig.  Marchese  Don 
Tomaso  Del  Majno  Podestà  assistito  dai  Sig."  Assessori 
Luigi  Nocca  ed  Ingegnere  Giovanni  Battista  Burdet  rappre- 
sentanti 1'  lll.ma  Congregazione  Municipale  col  Sig.  Dott. 
Amilcare  Carlotti  membro  della  Facoltà  Politico-Legale  della 
I.  R.  Università  Segretario  Municipale ,  il  Rev.mo  Sig. 
Can.co  Don  Pietro  Lanfranchi  Sindaco  5  ed  espressamente 
Deputato  dal  Consesso  Capitolare  Direttore  degli  Studi 
Teologici  nel  Seminario  Vescovile  di  Pavia  col  Rev.mo 
Sig.  Can.co  Teologo  Dott.  Carlo  Vigoni  ed  il  Rev™0  Sig. 
Can.c0  Primicerio  Don  Gioachimo  Vitaloni  Cancelliere  della 
Curia  Vescovile  ed  i  Sig.rl  Dott."  Camillo  Platner  Profes- 
sore di  Medicina  Legale  e  Rettore  Magnifico  di  quest'  anno 
dell'  I.  R.  Università  degli  Studi  e  Giacomo  Rruch  Medico 
Chirurgo  Municipale  3  Chirurgo  primario  e  Bibliotecario 
dello  Spedale  Maggiore,  membro  della  facoltà  Medico  Chi- 
rurgica Farmaceutica  dell'  I.  R.  Università  a  tale  oggetto 
da  S.  E.  Rev.ma  invitati. 

Son  parimenti  intervenuti  alla  Sacra  Funzione  rappre- 
sentanti il  Clero  e  la  Chiesa  d'  Africa  il  Sig.  Cordouan 
Sacerdote  Stefano  Andrea  Arciprete    Curato    della    Chiesa 


della  B.  V.  Maria  Primaria  Parrocchia  di  Tolone  Vicario 
Generale  onorario  della  Chiesa  d'  Algeri  Cavaliere  della  Le- 
gione d'onore,  il  Sig".  G'  Stalter  Sacerdote  Maria  Ubaldo 
Canonico  Titolare  della  Chiesa  Cattedrale  d'  Algeri,  e  Se- 
cretano generale  del  Vescovato ,  ed  il  Sig.  Manóso  Padre 
Gervaso  Tenente  Vicario  generale  Castrense  della  Reggenza 
di  Spagna  in  Algeri  Subdelegato  Apostolico  e  Subdelegato 
del  Patriarca  delle  Indie  in  Africa  Canonico  Onorario  della 
Chiesa  Cattedrale  d'  Algeri. 

Onorarono  pure  V  augusta  Cerimonia  della  loro  presenza 
l'I.  R.  Consigliere  Delegato  D.  Antonio  Bellati,  i  Rev.mi 
Canonici  della  nostra  Cattedrale  ,  molti  Rev.di  Parrochi  e 
Sacerdoti  della  Città  e  Diocesi,  molte  illustri  persone  e 
grandissima  affluenza  di  popolo. 

Fatta  da  amendue  i  Prelati  ai  piedi  dell'Altare  del  Santo, 
insieme  alla  comitiva  ed  al  popolo  accorso ,  breve  e  de- 
vota orazione  Monsignore  Vescovo  d' Algeri  presentò  il 
Breve  ottenuto  dal  Sommo  Pontefice  Gregorio  XVI  al 
Vescovo  di  Pavia  ,  il  quale  ordinò  al  proprio  Secreta- 
no di  farne  lettura  ad  alta  voce  ;  il  che  eseguito ,  fu- 
|  rono  aperti  i  cancelli  di  sotto  all'  Altare  di  Sani  Agostino 
e  trasportata  la  Cassa  d'  argento  su  di  una  Mensa  decen- 
temente preparata  sul  mezzo  della  Cappella  medesima  di 
fronte  all'  Altare.  Si  estrasse  da  quella  1'  Urna  di  Cristallo 
contenente  le  Sacre  Spoglie  del  Santo  ;  indi  riconosciuti 
intatti  i  sigilli  e  trovata  ogni  altra  cosa  corrispondente 
alla  descrizione  registrata  nel  Processo  verbale  26  Agosto 
-1833  che  il  Cancelliere  Vescovile  avea  immediatamente 
prima  letto  a  chiara  voce  e  teneva  tuttavia  in  mano ,  fu 
dischiusa  1*  Urna  Sacra. 

Quando  fu  l'Urna  aperta  Sua  Eccel.za  Monsig.r  Vescovo 
di  Pavia,  l'Ili.»10  Sig.  Marchese  Del  Ma j no  Podestà  coi  due 
Sig.ri  Assessori  ,  il  Rev.mo  Canonico  rappresentante  il  Ca- 
pitolo, ed  i  summentovati  Sig.ri  Medici  e  particolarmente 


«lem  96  mm& 
il  Professore  Camillo  Platner  che  fu  presente  nella  stessa 
qualità  quando  veniva  il  Sacro  Osso  determinato  dal  Ve- 
scovo di  Pavia  a  concedersi  in  dono  a  Monsig.r  d'  Algeri 
per  la  rifiorente  Chiesa  d' Àfrica ,  riconobbero  quale  era 
1'  Ulna  del  braccio  destro  già  prima  destinata. 

Allora  S.  E.  Rev.ma  il  Vescovo  di  Pavia  estrasse  dal- 
l'Urna  la  Sacra  Reliquia,  e  la  presentò  ai  due  periti  del- 
l' arte  summentovati ,  i  quali  minutamente  consideratala 
dichiararono  essere  quella  veramente  1'  Ulna  del  braccio 
destro  e  presene  le  più  esatte  misure  ne  distesero  minuta 
descrizione  che  al  presente  documento  si  connette.  La 
quale  cosa  eseguita,  tenendo  il  Vescovo  di  Pavia  in  mano 
T  estratta  Reliquia  ,  fu  di  nuovo  ed  immantinenti  chiusa 
T  Urna  di  Cristallo  ,  e  sigillata  con  nastro  di  seta  bianca 
e  cera  lacca  per  mano  del  Sig.  Cancelliere  Vescovile  col 
suggello  del  Vescovo  di  Pavia  ,  e  riposta  entro  la  Cassa 
d'  argento,  fu  collocata  sull'  Altare. 

Quindi  S.  E.  il  Vescovo  di  Pavia  consegnò  all'  Ill.mo 
e  Rev.m0  Vescovo  di  Algeri  la  Reliquia  estratta  baciandola 
amcnduc  neh"  atto  istesso  con  grandissima  riverenza  e 
commozione  :  indi  il  Vescovo  d' Algeri  ricevuta  la  Reliquia 
in  un  bacile  d'  argento  la  espose  alla  pubblica  vista  e 
devozione  ,  e  presala  colle  proprie  dita  ha  benedetto  con 
rito  pontificale  il  popolo  intervenuto.  Inoltre  vennero  po- 
sti a  custodia  di  Essa,  secondo  che  piacque  al  Sommo 
Pontefice  di  ordinare  nel  sullodato  Breve  ,  i  sigilli  del 
Vescovo  di  Pavia  su  di  nastro  di  seta  bianca. 

Cantata  da  ultimo  Y  Antifona  =  0  Doctor  optime  zz; 
fu  detta  li  Orazione  zz  Deus  qui  abditiora  zz;  dal  Vescovo 
di  Pavia,  e  riposta  sotto  l'Altare  la  Cassa  d'argento  con- 
tenente 1'  Urna  di  cristallo  colle  Sacre  Ossa ,  e  chiusi  nel 
solito  modo  i  cancelli  colle  chiavi  del  Vescovo,  del  Capi- 
tolo ,  e  del  Municipio ,    processionalmente    si   recarono  i 


due  Vescovi  colla  descritta  comitiva  al  Palazzo  Vescovile: 
Monsig.r  d'Algeri  portando  seco  involto  in  ricco  velo  il 
preziosissimo  dono  e  seguendolo  Monsig.r  Vescovo  di  Pa- 
via, mentre  il  Clero  cantava  l'inno  dei  Santi  Pontefici,  ed 
il  popolo  con  venerazione  accompagnava  la  Santa  Reliquia. 

f  Luigi  Vescovo  di  Pavia,      f  Antoine   Adolphe    Evèque 

d"  Alger. 
Giovanni  Emmanuel    Prof.     Joseph  Boyer  Secrétaire  par- 
degli  Studi  Biblici  nel  Se-        ticulier    de    S.    Exc.     Ré- 
minario  Vescovile  e  Secre-        vérendissime     Monseigneur 
tarlo  di  S.  E.  Rev.ma  Mon-        P  Evèque  d?  Alger. 
signor  Vescovo  di  Pavia.        Etienne  André  Cor douanCha- 
Canonico    Ordinario    Pietro        noine   Cure    de    Notre-Da- 
Lanfranchi  Direttore  degli        ine  de  Toulon  Vicaire  gé- 
Studi    Teologici  nel  Semi-        néral  d?  Alger. 
nario    Vescovile  di    Pavia     Marie  U balde  G"*  Stalter  Cha- 
Dep.to  delV  Illjno  e  Rev.m°        noine  titulaire  de  la  Cathé- 
Capitolo  della  Cattedrale.  drale  aV  Alger  et  Secrétaire 

Canonico    Teologo    Dottore       general  de  V  Evèché. 
Carlo    Vigoni   1.  R.  Sube-     Pere  Gervais    Manoso  Réli- 
conomo    Promotore  e  Pro-        gieuoc  Trinitaire   Chanolne 
cancelliere  della  Curia  Ve-        honoraire  de  la  Cathédrala 
scovile  di  Pavia.  d"1  Alger. 

Marchese  Tommaso  Del  Majno  Podestà  della  Regia  Città 

di  Pavia. 
Luigi  Nocca  Assessore  Municipale. 

Ingegnere  Giovanni  Battista  Burdet  Assessore  Municipale. 
Dottore  Amilcare  Carlotti  Secretarlo  Municipale. 
Dottore  Camillo  Platner  Professore  Ordinario  di  Medicina 
Legale  e  Polizia  Medica  nelV  1.  R.  Università  di  Pavia. 
Dottore  Giacomo  Kruch  Medico    Chirurgo    Municipale  di 
questa  Città,  Chirurgo  primario  e  Bibliotecario  nel  Ve- 
nerando Spedale  Maggiore,  Membro  della  Facoltà  Medico- 
Chirurgico- Farmaceutica  delV  I.  R.  Università. 
Canonico  Primicerio  Dottore  in  ambe  le  leggi    Gioachimo 
Vitaloni  Cancelliere  Vescovile. 

7 


98 

ir  xx. 


Descrizione  della  forma  e  dimensioni  dell'  Osso 
di  Sani  Agostino,  ossia  Ulna  del  Braccio  de- 
stro presentata  dai  due  Signori  Medici  a  ciò 
invitati  da  S.  E.  Reverendissima  Monsignor 
Luigi  Tosi  Vescovo  di  Pavia  ,  giusta  le  pre- 
scrizioni del  Sommo  Pontefice  Gregorio  XVI 
nel  suo  Breve. 


L  Osso  che  ci  si  presenta,  stato  or  ora  estratto  dall'  ur- 
netta  ove  si  custodiscono  le  venerate  Reliquie  di  Sant'Ago- 
stino, è  quello  del  cubito,  ossia  V  Ulna  del  braccio  destro. 

Tale  lo  giudichiamo  e  per  la  sua  propria  forma,  e  per 
esservi  la  piccola  fossa  sigmoidea  scolpita  al  lato  destro 
del  processo  coronoideo  ,  visto  l' Osso  dalla  parte  poste- 
riore dell'  olecrano. 

È  quest'  Osso  ben  consenato  tanto  nella  sua  estremità 
superiore  ,  quanto  nel  corpo.  In  quella  distintamente  si 
notano  e  1'  olecrano  e  il  processo  coronoideo  e  le  due 
cavità  sigmoidee  grande  e  piccola.  Solamente  per  picco- 
lissimo tratto  manca  la  sostanza  corticale  o  compatta  del- 
l' osso  così  nel  margine  esterno  dell'  olecrano ,  come  in 
quello  della  piccola  fossa  sigmoidea. 

Nella  faccia  posteriore  verso  la  metà  della  lunghezza 
totale  la  sostanza  corticale  o  compatta  è  superficialmente 
per  breve  tratto  consunta. 


#%$m    99    14»  !» 

Verso  l' estremità  inferiore  manca  totalmente  H  capo  , 
epperò  anche  il  processo  stiloidco ,  e  1'  osso  ivi  fatto 
cilindrico  si  fornisce  come  un  po'  irregolarmente  troncato, 
lasciando  visibile  nel  mezzo  V  interna  sua  sostanza  spu- 
gnosa o  midollare. 

Le  dimensioni  di  quest'  Ulna  prese  sul  piede  di  Parigi 
sono  le  seguenti  : 

a)  Lunghezza  totale  dalla  sommità  dell'  olecrano  al- 
l'estremità inferiore  troncata  (Pollici  nove  e  linee  tre.  9.  3.) 

/;)  Distanza  dalla  sommità  dell'  olecrano  a  quella  del 
processo  coronoideo  (Pollici  uno,  e  linee  due.  \.  2.) 

e)  Diametro  trasversale  della  piccola  fossa  sigmoidea 
(  linee  nove.  9.  ) 

d)  Spessore  dell'  Osso  nell'  estremità  inferiore  troncata 
(  linee  sei  e  mezzo  6.  \fè.  ) 

e)  Spessore  del  medesimo  nel  corpo  e  precisamente 
nella  parte  più  saliente  del  margine  acuto  (  linee  sette  7.  ) 

Pavia  questo  giorno  di  Mercoledì  12.  del  mese  di  Ot- 
tobre 4842. 

Dott.  Camillo  Platner  Professore  ordinario  di  Medicina 
Legale  e  Polizia  medica  neW  I.  li.   Università  di  Pavia. 

Dott  Giacomo  Kruch  Medico  Chirurgo  Municipale  di 
questa  Cittày  Chirurgo  primario  e  Bibliotecario  del  Gene- 
rando Spedale  Maggiore,  Membro  della  Facoltà  Medico- 
Chirurgico- Farmaceutica  delV  1.  R.  Università. 


<^£3£3     '100     S^N* 
N.°   XXI. 


VENERABILI    FIIATRI    EPISCOPO    PAPIENSI 

GREGORIUS  PP.  XVI. 


V  enerabilis  Frater,  Salutem  et  Apostolicam  Benedictionem. 
Nihil  certe  gratius,  nihilque  optabiiius  Nobis  esse  potest, 
quam  ut  pus,  justisque  Venerabiliuin  Fratrum  Episeoporum 
postulationibus  ultro,  libenterque  annuamus.  Exponendum 
nobis  curavit  Venerabilis  Frater  Aduìphus  Dupuch  Juliae 
Gesareae  Antistes  novum  Hipponae  templum  S.  Angustino 
dicandum  in  praesentia  excitari ,  ac  propterea  ipsum  ve- 
hementissime  cupere  insignenti  aliquam  ejusdem  Sancti  re- 
liquiam  babere,  quae  inibì  possit  coilocari.  Et  quonìam 
mortales  illius  Sanctìssimi  viri,  et  clarissìmi  Ecclesiae  Do- 
ctoris  exuviae  isto  in  Cattedrali  tempio  Papìensi  pie,  re- 
ligiose, ac  splendide  asservantur ,  iccirco  idem  Venerabilis 
Frater  ut  sui  voti  compos  fieri  posset ,  id  a  te  ,  Venera- 
bilis Frater,  atque  ab  isto  Galhedralis  Templi  Canonico- 
rum  Collegio,  et  ejusdem  Urbis  Magistratu  efflagitavit,  ac 
somma  animi  laetitia,  ex  comuni  omnium  consensu  sta- 
tutum  est,  ulnam  dextri  bracbii  illius  Sancti  ei  dandam 
esse.  Verum  cum  id  absque  hujus  Apostolicae  sedis  venia 
peragi  baud  possit,  propterea  quod  ree.  me.  Benedicti  XIII 
Fraedecessoris  Nostri  Apostolicae  Litterae  die  XXII  Septem- 
bris  anno  MDCCXXVIII.  datae  sub  exeomunicationis  poena 


#M     *0Ì     ma* 

co  ipso  incurrenda,  id  agerc  vetant,  iccirco  cnixis  prccibus 
a  Nobis  postulavit,  ut  opportunam  facultatem  benigne  largiri 
velimus.  Nos  vero  probe  nosccutes  nihil  profecto  aequius 
nihilquc    j  usti  uà ,    a   Venerabili    Fratre    Juliae    Gacsareae 
Episcopo  peti  posse,  (piani  ut  insigni  aliqua  S.  Augustini 
reliquia  novum  Hipponis  templum  ci   dicandum    ditetur  , 
ul)i  maximum  illud  Catholicae    Ecclesiae    lumen,    decus, 
atque  praesidium,  Episcopus  fuit,  ejusdem  Venerabilis  Fra- 
tris  desideriis  quam    libentissime   annuendum    censuimus. 
Quam  ob  rem  bisce  litteris,  Auctoritate  Nostra  Apostolica, 
Tibi  Venerabilis  Frater ,  facultatem  facimus ,  atque  imper- 
timur,  ut  ulnam  dextri  brachii  S.  Augustini  ex  mortalibus 
illius  cxuviis  amovere,  eamque  decenti  in  tbeca  collocare, 
et  Venerabili  Fratri  Juliae  Caesareae  Episcopo  dare,  libere, 
ac  licite  possis  et  valeas.  Quod  tamen  ea  lego  concessum 
volumus ,  ut  hac  vice  dumtaxat  id  peragere  queas,  utque 
ea  omnia  diligentissime  implenda  cures,    quae  hac  in   re 
peragenda  dilectus  filius   Praesul    Andreas    Maria    Frattini 
Fidei  Promotor  Nostro  jussu  perficienda    docet.    Et    quo 
facilius  perspicias  quanam  potissimum  agendi  ratione  uta- 
ris  opportet,  Nostris  hiscc  Litteris    quidquid    idem    Fidei 
Promotor  docendum,  ac  praecipiendum  censuit   ipsissimis 
verbis    inscrendum    mandavimus.    >?  Instructio    prò   R.mo 
Episcopo  Papiensi  ad  extrahendum   os    S.  Augustini   Epi- 
scopi et  Ecclesiae    Doctoris   ex   Urna,    quae   sacras   ejus 
contine!  exuvias  ».  Cum  K.mn3  Praesul  Antonius  Adulphus 
Dupuch  Episcopus    Juliae  Caesareae  a  I\.mo  Episcopo  Pa- 
piensi ,  et  aliis,  qui  S.  Augustini  Corpus    possident    insi- 
gnem  aliquam  reliquiam  ejus  pctierit,  ipsi  communi  Con- 
silio decreverunt  eidem  dare   ipsius  S.cti   ulnam  ,    seu   os 
cubiti  dexteri  lateris  ,  dummodo  Pontifìcis    Maximi    venia 
intercederet.  Hanc  igitur  a  SS.m<  D.no  Nostro  Gregorio  XVI 
quem  Deus  Ecclesiae,    et   rcipublicae   bono  diu  sospitct, 


R.mus  Episcopus  Julìac  Cesareae  enixe  rogavit,  et  voti 
compos  factus  est.  Annuit  siquidem  SS.m™  Ù.nus  9  et 
hac  vice  tantum  derogans  Àpostolicis  Litteris  S.  M.  Bene- 
dicti  XIII  datis  die  XXII  Septembris  anni  MDCCXXVIII; 
aliisque  contrariis  non  obstantibus ,  mihi  commisit  in- 
structionem,  qua  res  perficeretur.  SS.mi  mandatis  obse- 
quens  haec  brevissime  adnotabo.  Reverendissimus  Episco- 
pus Papiensis  se  se  conferet  ad  templum,  ubi  S.  Augu- 
stini  Corpus  asservatur  una  cum  suo  Cancellano,  et  aliis, 
quorum  interest.  Brevi  peracta  Oratione  ,  ea  qua  decet 
veneratione,  et  reverenda  ex  ara  Deo  dicata  in  honorem 
S.  Doctoris  argentea  capsa  extrahatur,  quae  aliam  conti- 
net  crystallinam  in  qua  ejusdem  Sancti  exuviae  sunt.  De- 
inde interior  educta  urna  super  mensam  collocetur  de- 
center instructam,  quam  supra  vel  circum  ardeant  lumi- 
naria ,  et  seduto  inspiciantur  sigilla ,  quae  eam  firmant , 
an  scilicet  integra  sint  nec  ne.  Prae  oculis  etiam  habean- 
tur  instrumenti  tabulae,  quae  tunc  exaratae  fuerunt  cum 
eadern  sigilla  sunt  apposita,  et  quae  inibì  descriptio  sit 
cum  re  conferatur ,  ut  pateat  utrum  omnia  conveniant  , 
quae  in  instrumento  habentur.  Si  intacta  urna  reperietur, 
amotis  sigillis  recludatur ,  et  saltem  coram  duobus  medi*- 
cae  artis  peritis  S.  Augustini  ulna  amoveatur  ,  qui  eam 
sedulo  describant.  Tandem  ipsa  urna  rursus  occludatur  , 
et  Episcopi  sigillis  rite  obsignetur  :  extractum  vero  os  , 
quod  Algerino  Episcopo  dandum  est  decenti  theca  loce- 
tur  ,  quam  etiam  firment  sigilli  R.mi  Episcopi  Papiensis. 
Quibus  peractis  urna  ,  quae  continet  S.  Doctoris  corpus 
in  argenteam  capsam  reponatur,  et  haec  sub  Ara.  Quae 
omnia  Cancellarti  Litteris  consignentur,  qui  publicum  hae 
de  re  conficiat  instrumentum  ,  et  alteri  adnectat ,  quod 
mox  innuimus.  In  reliquis  autem  R.mi  Episcopi  Papiensis 
suppleant  religio  ,    pietas,  et  solertia,    quibus    plurimum 


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in  Domino  confìdimus.  »  Andreas  Maria  Frattini  Sacri 
Gonsistorii  Advocatus,  et  Sanctae  Fidei  Promotor  ».  Haec 
concedimus  atque  indulgemus,  praecipimus  et  mandamus 
non  obstantibus  commemoratis  Benedicti  XIII  Decessoris 
Nostri  Apostolicis  Litteris,  aliisque  quibuslibet  aliorum 
etiam  Praedecessorum  Nostrorum  interdictis,  ceterisque 
omnibus  in  contrarium  facientibus  quibuscumque.  Datum 
Romae  apud  S.  Mariam  Majorem  sub  Annulo  Piscatoris 
die  Vili  Mensis  Julii  Anno  MDCCCXLII.  Pontificatus  No- 
stri Anno  Duodecimo. 


A.  CARD.  LAMBRUSCIIINI. 


(  L.  S.) 


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RELAZIONE 


STORICA    DOCUMENTATA 


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DI  UNA  INSIGNE  RELIQUIA 

DEL  CORPO  DI  S.  AGOSTINO 


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A    MONSIGNORE 


ANTONIO  ADOLFO  DUPUCII 


VÉSCOVO    DI    ALGERI